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MARZO 2000


La mia settimana "nera"
Racconto della missione in Senegal di Giovanni Baglivo 

Notizie

Mettiamoci gli occhiali rosa

 

LA MIA SETTIMANA "NERA"

Non sono mai andato in settimana bianca perché non sono un grande appassionato di montagna, ma anche io quest’anno ho fatto la mia settimana "colorata": solo che al posto del bianco della neve c’è stato il nero dell’Africa e della popolazione del Senegal.
Ho pensato di raccontarvi la nostra (mia e di Andrea) missione "in diretta" per farvi giungere, in modo spero più immediato e spontaneo, notizie e informazioni su questo paese, il Senegal, che ormai è da molti anni beneficiario delle nostre attività, sul progetto in corso e su quello in preparazione e anche per raccontare più da vicino, a chi fosse interessato, qualche aspetto del nostro lavoro.

Notte tra Venerdì 10 e Sabato 11 marzo ore 1.30 (ora locale) arrivo a Dakar. Ad accoglierci troviamo P. Pippo Giordano che ci ospita nella missione degli Oblati per la notte.

Sabato 11
Partenza per Koungheul con i mezzi pubblici alle ore 7.00. Prendiamo un taxi per raggiungere una grande piazza piena di macchine tutte uguali, Pegeaut da 7 posti (sept places) con una miriade di venditori ambulanti grandi e piccoli che cercano di darti qualsiasi cosa.

(Lungo la strada non posso non notare dei foltissimi assembramenti di montoni: mi spiegano che in settimana si festeggia il tabaski una festa mussulmana che ricorda il sacrificio di Abramo e pertanto ogni famiglia si riunisce per festeggiare ammazzando e mangiando il montone.)

Ci avviciniamo alla macchina che va nella nostra direzione, contrattiamo il prezzo e aspettiamo che si completi il carico di 7 passeggeri. L’attesa non è lunga: alle ore 8.00 siamo in marcia.

Il paesaggio mi ricorda moltissimo il Ciad. Sicuramente la realtà è simile anche se il tasso di sviluppo generale di questo paese è sicuramente maggiore. E’ sufficiente guardarsi intorno per rendersene conto.

Dopo 5 ore senza soste arriviamo a Koungheul e ci fermiamo proprio davanti alla casa del COMI. La facciata con la scritta "COMI" mi è familiare avendola vista molte volte in fotografia.

Subito Andrea, che qui è di casa, comincia a salutare molte persone, tra cui i nostri animatori del progetto: Nafi ed Otis. Ma anch’io trovo un volto conosciuto: Simeon Coly che è stato invitato da noi in Italia nel 93 in occasione dei 20 anni del Comi.
Dopo i saluti andiamo a casa delle Suore Francescane dei Poveri e delle nostre volontarie infermiere per rapido saluto e poi di nuovo a casa dove insieme agli animatori e a Simeon gustiamo un buon pranzo africano: ceeb buu yap (riso e carne) mangiato da un unico grande piatto, con le mani. ( A noi però ci viene gentilmente offerto un cucchiaio)

Dopo pranzo subito al lavoro. I tempi della missione sono molto serrati e c’é già programmata una riunione con gli animatori e con Simeon Coly che si è protratta dalle 15.30 alle 21.30.

Abbiamo fatto il punto della situazione su lavoro svolto nell’ultimo anno e hanno cominciato a parlare gli animatori, Simeon nel suo ruolo di consulente Caritas e Andrea come coordinatore del progetto: "Villaggio di Ndoune 27 particelle a riso 2,7 T. di prodotto,, villaggio di Kassassa 22 parcelle …Banca di cereali, casse rurali, casse femminili. Forni migliorati … Produzione di semi di sesamo … 15 gabbioni per i barrage, abitanti di alcuni villaggi sono andati in visita dove si sono realizzate le attività per vedere e imparare … 7000 alberi marcati per la lotta al disboscamento … 20 classi di alfabetizzazione, lezioni d igiene ecc. ecc.
Dalle parole con cui si raccontano le attività, i problemi e i risultati emerge la realtà del progetto e in fondo, con una punta di soddisfazione, la sensazione di aver fatto un buon lavoro in questi 14 anni. Certo i problemi ci sono sempre ma solo se non si fa niente possono essere evitati...

Concludiamo la giornata rivedendo i conti del progetto fino all’una di notte.

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Domenica 12 marzo

Sveglia ore 6.30 per andare a visitare il villaggio di Kasassa prima della messa. Alle 9.30 torniamo per la messa (tutta in lingua wolof) e subito dopo di nuovo in macchina per raggiungere il villaggio di Ndoune. Da li torniamo alle ore 15.00.
Le prime visite ai villaggi mi confermano quanto avevo intuito dalla riunione di ieri: effettivamente la gente è contenta dei risultati. A Kasassa la responsabile del gruppo donne ringrazia dell’aiuto offerto per i gabbioni (vedi scheda del progetto) in quanto l'aver fermato la sabbia ha reso più semplice il loro lavoro nei campi.
A Ndoune hanno costruito completamente da soli un piccola diga simile a quello costruito dai volontari durante il precedente progetto, dimostrando di aver appreso non solo la tecnica, ma soprattutto la logica dell’intervento.
Interessante notare come si cominciano a vedere i primi esempio di "imitazione". Un contadino che non fa parte dei gruppi del Comi, vedendo il lavoro svolto lo ha rifatto da solo sul suo terreno.

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Abbiamo visto i magazzini dei cereali realizzati negli ultimi mesi ed incontrato le responsabili de gruppi di donne.
A tutti diamo appuntamento per giovedì a Koungheul quando faremo la riunione generale.

Uno degli obiettivi principali del viaggio è quello di capire se l’associazione (GIE) è sufficientemente strutturata ed autonoma per continuare le attività anche dopo l’imminente fine della nostra presenza.

Fino a questo momento gli elementi per essere ottimisti ci sono.
Subito dopo il pranzo di nuovo riunione con Otis, Nafi e Simeon per parlare del lavoro del prossimo anno e per preparare l’incontro di giovedì.

Si parla molto soprattutto della necessità per questo ultimo anno, di lavorare per delegare completamente ai dirigenti dell’associazione contadina GIE (una associazione di contadini simile alle nostre cooperative) tutto il lavoro di gestione delle attività in corso.
Obiettivo del lavoro degli animatori in questo anno non è quello di iniziare nuove attività ma, continuando quelle già in corso, far passare l’idea che la fine del progetto non è la fine di tutto, ma l’inizio di qualcosa di nuovo: il COMI in passato rappresentato dai volontari e negli ultimi anni da Otis e Nafi, sarà sostituito dall’Associazione.
Come dicevo prima ci sono gli elementi per pensare che questo avverrà, il che significa un ottimo risultato del lavoro del Comi a Koungheul.
Alle 19.00 terminiamo di parlare e ci prepariamo per la cena che faremo con Simona e Luisella le due infermiere volontarie.

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Lunedì 13
Ore 8,30 partenza per i villaggi di Keur Ablaye, Jam Jam, Koukoto.

Nel primo trovo subito un clima diverso, più familiare e allegro: è infatti un villaggio dove si è lavorato molto con le donne, dove c’è il gruppo che lavora i tessuti per intenderci. Visitiamo infatti il costruendo atelier per i tessuti. E qui emerge quanto siano importanti le missioni di verifica: il lavoro di costruzione, per delle incomprensioni, si stava realizzando in modo errato, e la nostra visita ha potuto sistemare in tempo le cose altrimenti ci sarebbe stato il rischio di aver sprecato tempo e denaro. Nel villaggio di Jam Jam visitiamo il nuovo magazzino dei cereali finito da 15 giorni e notiamo che qui invece è stato fatto un ottimo lavoro.

In entrambi ci fanno accomodare nella capanna del capo villaggio ed è stata per me un’esperienza interessante vedere più da vicino, entrando nell’intimità delle case l’essenzialità della loro vita che però, pur nella povertà, mantiene una grande dignità.

Alle ore 14.00 ritorniamo a casa dove ci aspetta di nuovo il grande piatto delle mense senegalesi con il loro pasto tipico: ceb bu gen (riso e pesce).
Subito dopo il pranzo (non c’è tempo per riposare, dobbiamo partire per Kaffrine), riordiniamo le idee del progetto di Kougnheul tra cui la contabilità per capire quanto rimane da spendere nell’ultimo anno di attività per il quale stiamo lasciando le indicazioni. Per questo andiamo dalle suore che tra l’altro terminano di tenere la contabilità del progetto e ci consegnano la cassa con i relativi conti di questi anni.
Ne approfitto per parlare con le Suore di come sta andando il lavoro con le infermiere.
Quindi ci "riposiamo" in ufficio inserendo le ultime spese nella contabilità e facciamo il quadro della situazione.

Rapidamente si fanno le 17.30: dobbiamo prepararci in fretta per raggiungere Kaffrine e dovremo anche andare lentamente avendo trovato qualche problema con la nostra macchina .
Arriviamo a Kaffrine insieme a p. Carlo Andolfi intorno alle 19.30.
Li incontro Giancarlo, lo scolastico che sta facendo lo stage, e P. Mario Camarda.
Cena insieme e dopo cena riunione con P. Carlo per presentargli la nostra bozza di progetto per la sua zona a circa 30 km da Kaffrine: la vallata del Bao Balon.
Alle 11 decidiamo che è arrivato il momento di interrompere, ma io e Andrea non avendo finito con i conti di Kougnheul ci prendiamo un’altra oretta con il computer per sistemare qualche altra cosetta. A mezzanotte termina la terza nostra giornata senegalese.

 

Martedì 14
La mattinata è dedicata alla visita della zona del progetto. Dopo tanta aridità andiamo nella vallata dove c’è la diga e il ponte intorno al quale si sono sviluppate le attività che saranno oggetto del nostro nuovo progetto.
Visitiamo uno dei 16 villaggi interessati all’intervento e soprattutto ci gustiamo un bel paesaggio di acqua e di uccelli.
Naturalmente il sopralluogo è occasione di scambio con P. Carlo sul tipo d intervento che pensiamo di fare.
Il tipo di intervento non si differenzia molto da quello in corso a Koungheul. Si tratta di incentivare una serie di attività a livello di villaggio (agricoltura, credito, igiene, alfabetizzazione) partendo da quanto si sta già facendo. In pratica il maggior livello di reddito che la diga può apportare a seguito dell’aumento della produzione di riso, deve diventare occasione di crescita sotto tutti gli aspetti: economici, sanitari e formativi.
Ma affinché l’intervento abbia senso è necessario che dall’altra parte ci sia una struttura organizzata che, una volta partiti noi, possa proseguire autonomamente. Questo è quello che stiamo cercando di capire qui a Kaffrine.

Rientriamo alle ore 13.00.

Nel pomeriggio abbiamo diversi appuntamenti a Kaolack e pertanto dopo mangiato, con un bel caldo intorno a noi (oltre 40 gradi) ci incamminiamo verso Kaolack (sono 60 km da Kaffrine) dove lasciamo subito la macchina al meccanico (dopo però essere andati insieme a lui a cercare i pezzi di ricambio usati), questa sera dovremo rientrare con p. Carlo.

Ore 16.30 incontro con il direttore di Caritas, con cui parliamo del futuro di Kougnheul e del progetto di Kaffrine.

Per Koungheul siamo assicurati sul fatto che a partire dal prossimo anno il gruppo sorto a Koungheul sarà inserito tra le associazioni seguite dalla Caritas nei suoi piani d appoggio alle organizzazioni contadine. Stabiliamo inoltre per quest’anno, l’organizzazione di alcuni incontri di scambio tra la nostra associazione e altre similari già seguite da Caritas per un confronto sulle proprie esperienze. Per quanto riguarda Kaffrine anche Caritas ci conferma le necessità di avere come controparte una associazione contadina e rimane in attesa di nostre notizie. E’ comunque d’accordo su quanto stiamo impostando.

Alle ore 18.00 siamo invece alla sede del CESAO il centro di formazione dell’Africa Occidentale che ha fatto diversi corsi ai contadini di Koungheul dove ci incontriamo con le persone che hanno seguito il nostro progetto.

Interessante lo scambio.
Con loro si parla solo di Koungheul, con una valutazione dell’anno trascorso e una programmazione per il corrente anno 2000. Anche dalla discussione con loro emergono i risultati dell’intervento: diverse persone (quadri dell’associazione) formate tra cui alcuni giovani, una struttura associativa stabile, una serie di mezzi (fondo per il credito, magazzini cereali, conoscenze tecniche). Il consiglio che ci viene dato è di non interrompere completamente il rapporto, ma di esercitare per un altro anno un controllo soprattutto sulle attività di credito.
La discussione si protrae e di conseguenza arriviamo all’appuntamento con p. Carlo con quasi due ore di ritardo. La sua pazienza è stata straordinaria e merita una birra.
Arriviamo alle 21.00 e dopo una rapida cena vengono a trovarci, perché chiamati da noi, Jean Claude e Rosalie, i due animatori della zona del Bao Balon con i quali scambiamo dei pareri sul progetto, soprattutto in merito alla possibilità dei contadini di organizzarsi in cooperativa, e raccogliamo importanti informazioni su quello che già si sta facendo da quando i Padri Oblati hanno costruito la diga.
Alle ore 23.00 sospendiamo, ma l’appuntamento è per le 8.00 della mattina dopo per continuare.

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Mercoledì 15

Come stabilito alle 8.00 siamo di nuovo con Jean Claude e Rosalie per continuare a parlare del progetto facendo un censimento delle varie attività fatte finora nell’ambito della missione di p. Carlo.

Si prende nota quindi della varie "Case de Santé" (farmacie di villaggio) , scuola di villaggio e risicultori già in attività, in modo che il progetto poggi su delle basi già esistenti.

Si ribadisce la necessità di animare i contadini al fine di spingerli a mettersi insieme secondo la forma, diffusa in Senegal e da noi già sperimentata a Koungheul delle GIE. Dalla discussione emerge che un piccola esperienza in tal senso è già esistente in alcuni villaggi della zona interessata. Si decide quindi che partendo da qui, si può pensare di creare un’associazione può forte. E questa attività può avere inizio immediato tramite i due animatori che già operano senza attendere l’avvio effettivo del progetto

Alle ore 9.30 terminiamo la riunione e, mentre p. Carlo con Rosalie e Jean Claude, partono per un villaggio noi approfittiamo della stampante per preparare uno schema di lavoro per il prossimo anno da consegnare agli animatori di Koungheul dove stiamo per tornare.

Alle 11.00 siamo pronti per farlo, ma con il piccolo dettaglio che la macchina, rimasta a Kaolack dal meccanico non è pronta prima di domani. Quindi ci apprestiamo ad un trasferimento con i "mezzi pubblici" di Kaffrine.

P. Mario ci accompagna in un punto della città dove, prima o poi, dovrebbe passare qualche mezzo. L’orario non ci permette di usufruire del sept places già sperimentato per venire da Dakar, e allora siamo costretti ad attendere un car rapid. Sarebbe un furgone con circa 10/12 posti a sedere, di solito abbastanza scassati e arrugginiti in cui si "stringono" almeno 20 persone.

PROGRAMMA DI APPOGGIO

ALL'ASSOCIAZIONE CONTADINA "ENTENTE DES GROUPEMENTS DU COMI"

Il progetto ha avuto inizio nel 1996 ed è il naturale proseguimento di un precedente intervento del Comi nella stessa zona durato diversi anni.
Scopo del progetto è quello di formare i membri dell'associazione locale conferendo strumenti cognitivi, materiali ed economici per contribuire al miglioramento delle condizioni di vita generali della popolazione direttamente o indirettamente interessati dalla sua attività.

Tale obiettivo si raggiunge attraverso:

  • miglioramento del livello di formazione dei membri per l'ideazione, la messa in opera e la gestione di attività di sviluppo ed apportatrici di reddito come la tintura dei tessuti e l’orticoltura.

  • miglioramento della politica di gestione delle risorse naturali dei villaggi interessati, in particolare la costruzione di piccole dighe e di gabbioni metallici riempiti di pietre per fermare l’erosione del terreno e impedire alla sabbia di invadere i terreni coltivati.

  • potenziamento delle capacità operativa dell'associazione fornendo aiuto economico e materiale integrazione e valorizzazione della donna.

L'intervento è condotto con il coinvolgimento attivo nelle varie attività dei responsabili dell'associazione locale.

Ci mettiamo in attesa e dopo circa 15 minuti arriva. All’improvviso si crea una confusione incredibile di persone che urlano e che cercano di salire contrattando il prezzo. Noi in qualche modo ci mettiamo a sedere e nel giro di poco siamo schiacciati in questo furgone tra madri con bambini, giovani e anziani e l’immancabile, in questi giorni, montone pronto al sacrificio per la tabaski che per fortuna trova posto sul tetto del furgone insieme ad alcuni giovani.

Finalmente ci incamminiamo, ma dopo poco siamo di nuovo fermi per caricare altri passeggeri: ci stringiamo di più!
Per fortuna il viaggio procede abbastanza costantemente e con il passare dei chilometri qualcuno comincia a scendere.
Dopo un po’ la sorpresa iniziale passa. In fondo è come stare su un autobus: un po’ scassato, ma cammina e dopo 1h e 50 termina gli 85 km di percorso e noi siamo nuovamente nella nostra casa di Koungheul.

Un rapido pranzo (insalata e frutta) e poi eccoci qui in attesa di un incontro con gli animatori per preparare la grande riunione di domani con i contadini. Tra l’altro dovrò concordare con Andrea un mio intervento in francese, credo sia atteso visto che per loro la figura del Presidente (il capo) è sempre importante, e siccome dobbiamo preparare il passaggio di consegne, sarà necessario.

Mentre Andrea parla con Otis e Nafi faccio alcune commissioni, vado dalle Suore per cambiare dei soldi e parlare con loro del passaggio di consegne della contabilità da loro a Simona. Mi incontro quindi con lei per spiegarle alcune cose in merito. Andrea completa la spiegazione.
Tra una cosa e l’altra è ora di cena, i padri ci chiamano perché è tardi. Stasera siamo con P. Mimmo, il superiore di delegazione e p. Alexander, oblato senegalese che vive con lui qui a Kounghuel.
Dopo cena (verso le 23.00) non possiamo andare subito a dormire perché è rimasto in sospeso la definizione del mio intervento di domani e altri aspetti legati alla contabilità. Torniamo a casa e siamo a lavoro fino alle 1.30 di notte.

Anche il penultimo giorno a Koughuel è finito.

Giovedì 16 marzo
La giornata inizia presto e di corsa per alcune commissioni urgenti da fare per forza in mattinata prima della riunione in quanto domani è festa grande ed è tutto chiuso. Nel pomeriggio subito dopo la riunione bisogna andare a Kaolack a riprendere la macchina dal meccanico.
Quindi alla banca con Simona per la firma sul nostro conto per la contabilità residua del progetto, dalle suore a stampare la convenzione con i Padri, da p. Mimmo Arena per consegnarla e intanto cominciano ad arrivare i contadini anche se arrivano molto lentamente tanto che iniziamo alle 12.00!
Sono però presenti i rappresentati di tutti i villaggi del progetto e si comincia a parlare dei rimborsi del credito, del miglio, ecc. ecc.
Ma la cosa più interessante è aver notato ancora un certo entusiasmo soprattutto in alcuni giovani, di fronte alla struttura associativa creata e, nonostante le inevitabili difficoltà, hanno tutti gli strumenti per poter crescere.

Come si è ribadito oggi, già a partire da quest’anno sarà necessario cercare nuovi partner sul posto, tra le altre organizzazioni di contadini, o anche tra le federazioni. Su questo aspetto possiamo contare, come ci aveva anticipato il direttore della Caritas, sull’appoggio di Simeon Coly che sta svolgendo un prezioso lavoro di consulenza e di appoggio.
La cosa interessante per me oggi è stato il mio "battesimo" di fronte ad una platea così anomala per le mie abitudini: 30 contadini africani che, in attesa della traduzione, mi sentivano parlare una lingua strana che assomigliava al francese pensando chissà che cosa. E poiché non lo sapremo mai, mi consolo con la soddisfazione di aver finalmente detto qualcosa in modo diretto a queste persone senegalesi per i quali si è tanto lavorato in questi anni. Soddisfazione amplificata dai soddisfacenti risultati raggiunti e dalle parole di P. Alexander OMI Senegalese presente alla riunione che ci ha ringraziato di aver fatto nascere in questa gente la voglia di fare qualcosa per migliorare. Credo che sia il complimento migliore che una ONG potesse ricevere. Naturalmente i complimenti li abbiamo ascoltati noi ma erano indirizzati a tutti i volontari che hanno lavorato in questi anni in Senegal ai quali, tramite queste pagine estendo il ringraziamento della gente incontrata oggi.
Alle 15.30 si finisce con il pranzo: ceeb buu jen. Finito il pranzo Andrea parte per Kaolak e io resto qui a casa a sistemare u po’ di carte, a salutare le ultime persone, a preparare alcune ricevute: il progetto è ancora in marcia e la nostra presenza in questi giorni è servita per pagare varie spese del progetto. Ho avuto anche la piacevole sorpresa di sapere che le donne di Keur Ablaye (quelle dei tessuti) hanno un regalo per me! Stasera lo andrò a prendere.

Ora attendo Andrea e poi a cena dalle suore, ultimo impegno di "pubbliche relazioni missionarie" , intanto devo passare da padri per la convenzione.
Si comincia quindi a salutare.

Domani ultima giornata, metà della quale in viaggio per Dakar. È il giorno della grande festa mussulmana e troveremo tutto chiuso, ma ci sarà il vantaggio di poter visitare la città senza confusione. Forse.

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Venerdì 18 marzo

Si parte davvero. Ultimi saluti e prima sosta a Kaffrine per prendere p. Mario che viene con noi a Dakar. Seconda sosta a Kaolak a casa di Simeon Coly che ci aspetta per salutarci e farmi conoscere la famiglia.

Alle ore 15.00 siamo a Dakar. Abbiamo un pomeriggio libero visto che l'aero è a mezzanotte. E, anche se p. Pippo mi chiede il favore di controllargli un problema al computer, riusciamo a fare un po' i turisti. In un paio d'ore con la macchina facciamo il giro vedendo le zone principali di Dakar, spiagge comprese (rimango con il desiderio di fare il bagno nell'oceano, ma i piedi riesco a bagnarli). Alle 18.00 torniamo alla missione per veder il problema informatico e dopo la cena con i padri, si parte.

La sensazione a caldo di questo viaggio breve ma molto intenso, è di aver fatto un cosa dovuta. Erano molti anni che il presidente del Comi non faceva una visita in Senegal e invece ... ne valeva proprio la pena.

Tanti anni di presenza nostra a Koungheul si vedono, si vedono nelle opere realizzate ma soprattutto nelle parole dei contadini e dei nostri collaboratori locali, nelle persone formate, nei giovani dei villaggi che hanno qualche prospettiva in più.

La concreta possibilità di rimanere in zona con il progetto di Kaffine, mi consola, e in questi momenti di nostalgia mi aiuta a credere che io in Senegal ... ci tornerò!

Giovanni

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Notizie

CAMPAGNA PER LA REMISSIONE DEL DEBITO ESTERO

L’appello di Jovanotti al Festival di San Remo, anche se è apparso molto pubblicitario e piuttosto incompleto, ha pur sempre avuto il merito di portare al grande pubblico un argomento quello del debito del terzo mondo che, soprattutto in Italia – presso la grande stampa, giaceva assopito.

La Focsiv, insieme alle CEI, sta realizzando una grossa campagna, in particolare nella scuola, perché, non solo venga rimesso il debito, ma si possa convertire in investimenti di sviluppo umano.

Anche il COMI aderisce a questa campagna di cui vi informeremo prossimamente.

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METTIAMOCI GLI OCCHIALI ROSA

Simeon Coly, padre di dieci figli, che – come leggiamo in queste pagine – è impegnato anche in qualità di nostra controparte, scrive ad una delle ex volontarie che conobbe in Senegal negli anni ‘80:

"Grazie per il tuo gesto che considero molto grande e che mi testimonia che siete sempre presenti qui …

Grazie per aver tuttora conservato in cuore il ricordo del Senegal e del mio passaggio a Roma"

L’abbiamo sempre sostenuto: l’amicizia è uno dei segni genuini e duraturi che il volontariato può porre!


 Una giovane, che è venuta a conoscerci ultimamente perché desiderosa di partire come volontaria, cia ha detto:

"Non è il fatto che mi manchi qualcosa che mi spinge, anzi sono soddisfatta di ciò che faccio e che ho, ma voglio allargare gli orizzonti e dare un senso diverso alla mia vita".

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