Thesaurus del restauro
entità
faccetta
termine
Questa è la prima bozza di thesaurus derivato dal libretto rosso della dott.ssa Prosperi
Il thesaurus del restauro
metodologie di intervento
operazioni di restauro della carta
operazioni a secco
operazioni per via umida
operazioni di restauro della pergamena
legatura ex novo
operazioni di restauro della legatura
attrezzature e strumenti comunemente in uso
materiali e prodotti
requisiti di prodotti, materiali e supporti
materiali per la diagnostica
attrezzature, prodotti e materiali per il restauro
componenti del documento/libro
fabbricazione della carta
manifattura della pergamena
sistemi di condizionamento
danni
fattori di degrado
altri danni (?)
detto di un supporto, indica l'effetto di una ripetuta azione meccanica di sfregamento che comporta anche l'asportazione superficiale di materiale.
Abrasione
deformazione che interessa tutta o parte della superficie di un supporto scrittorio, il quale tende a incurvarsi arrotolandosi su se stesso. È dovuto a una diversa dilatazione o contrazione dei due lati del supporto che si incurva sul lato minore. Tale fenomeno si manifesta quando il supporto non è in equilibrio igrometrico con l'ambiente e su carte molto collate, perché assorbono l'acqua lentamente e, talvolta, in maniera disuniforme, e in quelle più sottili perché oppongono minor resistenza imbarcandosi. Anche la pergamena presenta notevole tendenza ad accartocciarsi. In essa le fibre sono fissate stabilmente in una condizione di tensione per via dell’asciugatura della pelle grezza tesa su un telaio di legno; rimossa la pelle dal telaio le fibre non possono più ritornare al loro stato iniziale rilassato. Se la pergamena assorbe acqua, l’intreccio fibroso tende ad allentarsi, cioè si annulla la condizione di tensione. Una volta asciugata, non in tensione, la pergamena si accartoccia, si aggrinzisce e può divenire trasparente in alcune zone. Per tale motivo va asciugata sotto peso a seguito di trattamenti a umido.
Accartocciamento
detto di un volume privo delle prime carte.
Acefalo
condizione per la quale la concentrazione degli ioni idrogeno H+ in una soluzione acquosa è superiore alla concentrazione degli ioni ossidrile OH‑. Acidità della carta è un termine improprio poiché la carta è un materiale solido e l’acqua che contiene (dal 5 al 6% in condizioni normali) è sotto forma tale che non si presta alla misura dell’acidità nel vero senso della parola (v. pH). Negli archivi e nelle biblioteche possono riscontrarsi sia carte che inchiostri acidi (v. inchiostro). Un supporto cartaceo acido risulta solitamente imbrunito, poco flessibile, fragile e presenta migrazione degli inchiostri e un odore pungente. L'acidità è raramente riscontrabile in un supporto membranaceo, poiché esso possiede in partenza una sufficiente riserva alcalina derivante dal processo di lavorazione della pelle (calcinazione in vasche contenenti una soluzione satura di idrossido di calcio), che funge da tampone contro le insorgenze di acidità.
Acidità
tecnica di pittura, eseguita generalmente su carta, con “colori ad acqua” che adopera cioè pigmenti colorati temperati con gomma arabica, e quindi solubili in acqua. E’ una pittura a velature piuttosto che a corpo e le gradazioni di tono risultano dalle sgocciolature di colore lasciate seccare. L’acquarello si può fissare, ma tale pratica è di esito incerto. La tecnica dell'acquarello comporta nel restauro problemi legati alla solubilità di trattamenti a umido.
Acquarello
sostanza che ha la proprietà di unire due superfici. Gli adesivi possono essere qualificati in base alla temperatura di applicazione (adesivi a caldo, a freddo), alle modalità di incollaggio (adesivi a pressione, a contatto), al comportamento con la temperatura (adesivi termoplastici che rammolliscono all'aumentare della temperatura, adesivi termoindurenti che invece divengono più rigidi), e alla natura chimica. In quest'ultimo caso abbiamo:
- adesivi a base di prodotti animali (es. colla di pelle e di ossa, di pesce, di albumina, di caseina lattica);
- adesivi a base di prodotti vegetali (es. colla di amido, di destrina, di semi di soia);
- adesivi a base di resine naturali (es. gomma lacca, colofonia, gomma adragante, gomma arabica);
- adesivi a base di prodotti inorganici (es. silicato di sodio, materiali cementizi, gesso da presa);
- adesivi a base di elastomeri (es. gomma naturale e suoi derivati, gomme sintetiche come neoprene, silicone);
- adesivi a base di resine sintetiche termoplastiche (es. resine viniliche, come l'acetato di polivinile e l'alcol polivinilico; resine acriliche; resine poliammidiche; derivati cellulosici come l'acetato di cellulosa, la metilcellulosa e la carbossimetilcellulosa);
- adesivi a base di resine sintetiche termoindurenti (es. resine fenoliche, ureiche, melaminiche, epossidiche).
Nel restauro gli adesivi di origine animale, una volta impiegati per la ricollatura, il risarcimento di lacune, le suture, la velatura, sono sconsigliati perché appetibili per insetti e microrganismi. Oggi sono utilizzati quelli sintetici, anche se le loro caratteristiche non soddisfano appieno i restauratori.
Adesivo
detto di un supporto indica lo stato per il quale esso diviene floscio per la perdita di rigidità.
Afflosciamento
pietra silicea, varietà di calcedonia in masserelle a strati concentrici, che dopo la levigazione mostrano zone differentemente colorate. In legatoria utilizzata per levigare e lucidare i tagli dei volumi dopo la doratura (v. brunitoio).
Agata
piccolo utensile in acciaio, diritto o ricurvo, utilizzato in legatoria per la cucitura dei fascicoli.
Ago
bianco d’uovo utilizzato, con funzione di mordente, per rendere il materiale di rivestimento delle legature atto ad accogliere le decorazioni in oro. Talvolta addizionato, in varie ricette, con aceto bianco battuto, zucchero, sale e acqua.
Utilizzato anche nelle miniature medievali come adesivo.
Albume
striscia di diverso materiale (pergamena, tela di lino, canapa o carta) detta anche bandella, incollata o cucita al primo e all'ultimo quinterno che ha funzione di facilitare l'inserimento del volume, ancorando la compagine dei fascicoli, alla coperta. L'aletta, dopo l'operazione di indorsatura, è incollata agli snodi e all'interno dei piatti. In presenza dei nervi a rilievo è posta sul dorso in corrispondenza delle caselle e quando abbraccia tutto il dorso ed è fessurata in corrispondenza dei nervi prende il nome di "aletta a pettine".
Aletta
documento incluso, ma non cucito, in uno o più altri documenti, a volte diverso per formato e/o per supporto. Nel restauro archivistico l'allegato conserva comunque la collocazione originale all'interno del volume e, se sciolto, generalmente viene fornito di brachetta e inserito nella cucitura del volume. Se piegato, ove le dimensioni lo permettano, deve essere aperto numerato e cucito al volume.
Allegato
solfato doppio di potassio e allumino utilizzato nel XVI-XVII sec. come additivo della gelatina per la collatura delle carte allo scopo di impermeabilizzare il supporto evitando lo spandersi degli inchiostri. Utilizzato anche per preparare pelli bianche (v. pelle allumata).
Allume
zona sfumata che si forma sui supporti in conseguenza di macchie o di scioglimento del colore o degli inchiostri. Per le operazioni di rimozione degli aloni v. smacchiamento.
Alone
sostanza contenuta nei semi dei cereali (frumento, mais, orzo, riso) e delle leguminose (fagioli, fave, lenticchie), sintetizzata attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana che impiega l’anidride carbonica dell’atmosfera e l’acqua presente nel terreno. Si dà il nome di fecola alla sostanza contenuta nei tuberi di patata e in altre parti di piante, specie in alcune radici (manioca etc.). Chimicamente amido e fecola sono sostanzialmente identici. La struttura del polimero è abbastanza nota: si hanno catene lineari formate da molecole di glucosio (uno zucchero) sulle quali si innestano senza regolarità catene laterali analoghe, a loro volta con altre ramificazioni. Le catene lineari e quelle laterali sono isolabili tra loro ottenendo due composti: l’amilosio e l’amilopectina. La loro quantità percentuale varia a seconda dell’origine dell’amido. L’amilosio è formato da lunghe catene lineari di unità di glucosio, presenta resistenza all’idratazione (idrofobia) e forma con lo iodio la tipica colorazione blu. L’amilopectina è formata da macromolecole enormi a elevato peso molecolare, ha tendenza a inglobare acqua (idrofilia) e a dare viscosità. Grazie a tali caratteristiche trova impiego come appretto per fibre tessili, addensante e stabilizzante. L’amido puro è costituito da una polvere finissima, bianca o leggermente giallognola. La complessità strutturale impedisce una vera e propria solubilità in acqua, in acqua bollente si riesce a rigonfiarlo notevolmente dando luogo a una soluzione colloidale (v.) viscosa, leggermente opalina detta “salda” o “colla d’amido”. Data l’elevata viscosità della soluzione ottenuta, l’amido non è stato utilizzato come legante per pigmenti, ma ha trovato impiego come adesivo e come collante per la collatura in superficie della carta agli inizi del suo processo di fabbricazione e, in special modo, nel mondo arabo.
Facilmente idrolizzabile, per riscaldamento con acqua a 160°C, l'amido fornisce la destrina, impiegata come adesivo per carta e cartone e in miscela insieme alle gomme vegetali come legante per colori ad acqua.
Attualmente vengono prodotti amidi solubili ottenuti trattando l’amido con sostanze ossidanti. A seconda del grado di ossidazione si hanno prodotti a diversa lunghezza molecolare che danno soluzioni più o meno viscose con diverso potere incollante.
Nel restauro le colle d'amido non sono più impiegate a causa della loro facilità a essere aggredite da microrganismi e insetti.
Amido
trattamento, solitamente applicato ai supporti membranacei, per renderli più flessibili e quindi, più stabili dimensionalmente alle variazioni igrometriche dell'ambiente.
L'operazione consiste nell'immergere il supporto in Polietilenglicole 200 fino a completa trasparentizzazione e nel tamponarlo, successivamente, con carta filtro. Il Polietilenglicole consente alla pergamena di trattenere una certa quantità di acqua tra le molecole di collagene.
Così trattato, il documento viene lasciato asciugare a temperatura ambiente sotto leggera pressione.
È indispensabile che, prima dell'immersione, il supporto sia perfettamente spianato previo trattamento con soluzione idroalcolica (v. ammorbidimento temporaneo). Il trattamento va, comunque usato con estrema cautela in quanto si possono registrare fenomeni quali una maggiore trasparenza in varie aree delle pergamene trattate e una notevole difficoltà nel rimuovere il Polietilenglicole.
Ammorbidimento permanente
trattamento, solitamente applicato ai supporti membranacei, per renderli più elastici e atti a permettere le successive operazioni di restauro (spianamento, rattoppo, sutura, ammorbidimento permanente etc.).
La necessaria idratazione può essere ottenuta trattando il supporto con una soluzione idroalcolica, che serve anche da detergente, in percentuali variabili a seconda del grado di solubilità degli inchiostri in acqua e della consistenza del supporto.
La percentuale di alcol etilico puro è comunque sempre maggiore di quella dell'acqua perché quest'ultima ha effetti negativi sulla stabilità dimensionale delle pergamene. L'idratazione può essere raggiunta anche con sistemi di umidificazione (v.) quali a ultrasuoni o con goretex.
Ammorbidimento temporaneo
processo di degrado dovuto all'azione di muffe (v.).
Ammuffire
termine genericamente usato in legatoria per indicare i sistemi di attacco del volume alla coperta e ai piatti (v. assemblaggio). Gli elementi caratteristici di operazioni di ancoraggio sono ad esempio: - le alette incollate ai piatti; - le fettucce di cucitura e il materiale usato per l'indorsatura nelle legature moderne;- i nervi di cucitura bloccati sui piatti;- le corregge di cucitura bloccate sul dorso della coperta con budelli animali e inserite e fissate sul piatto anteriore con strisce di pelle allumata o pergamena (v. fig. n. 10) nelle legature d'archivio;
- i capitelli tronchi fissati al dorso della coperta da punti di ancoraggio in pergamena arrotolata (v. fig. n. 10 );
- i capitelli passanti sui piatti nelle legature d'archivio;
- l'incollaggio diretto del dorso alla coperta nelle legature in brossura;
- in tacche di diverso tipo per l'inserimento dei nervi di cucitura sulle assi lignee;
- l'attacco diretto dei singoli fascicoli al dorso della coperta tramite punti di diverso materiale.
Ancoraggio
punta dei piatti. (v. fig. n. 7)
Gli angoli esterni di un piatto nella legatura (v.) in mezza pelle o mezza pergamena o mezza tela sono rivestiti, al fine di assicurare maggiore rinforzo, con lo stesso materiale di copertura del dorso.
La misura della bisettrice dell'angolo corrisponde alla misura del rivestimento, generalmente uguale a 1/3 o 1/5 o 1/7 della larghezza del piatto.
Detto anche di ferro per la doratura (ferro d'angolo), formante fregi ad angolo retto, usato agli angoli delle caselle e agli angoli dei piatti.
Angolo
detta anche ripieno, è una striscia o piccolo rotolo in pelle o pergamena o corda intorno alla quale si avvolge il filo del capitello; può essere tronca, cioè recisa a filo del dorso, come ad esempio nelle legature degli atti notarili (v. legatura d'archivio), o inserita nei piatti.
Talvolta il termine è usato come sinonimo di nervo (v.) di cucitura.
Anima
operazione di legatura tendente a dare al dorso una forma semicircolare che corrisponde a una concava sul taglio anteriore detto gola.
Solitamente seguita dalle operazioni di indorsatura (v.) e incartonatura (v.).
La forma tonda del dorso permette una più agevole apertura del volume e una certa diminuzione dell'altezza del dorso.
L'operazione si effettua con le mani e con l'aiuto del mazzuolo (v.). L'arrotondamento, perfezionato sul battidorso (v.), con l'aiuto della penna piatta di un apposito martello, consente la formazione di uno spigolo (v. morso) per l'alloggiamento dei piatti.
Arrotondamento
attrezzatura usata in legatoria per ottenere il taglio tondo agli angoli esterni dei piatti. È costituito da una fustella mobile che scende su una piastra fissa. In cartotecnica, sostituendo la fustella, si possono ottenere tagli atti al passaggio di fettucce per l'allestimento di cartelle o faldoni (v. fustellatrice).
Arrotondangoli
operazione tendente a privare dell'acqua o dell'umidità i documenti precedentemente trattati a umido.
L'asciugatura nel restauro si effettua a temperatura ambiente ponendo il documento, preferibilmente in piano, sempre supportato da carte filtro, veli sintetici di "reemay" o carta assorbente.
In caso di calamità naturali, quali le alluvioni, l'asciugatura di massa vede l’utilizzo di ventilazione forzata. In tali emergenze ottimi risultati ha dato il metodo della liofilizzazione (v.).
Asciugatura
foro praticato sulla bindella (v.) per l'inserimento del tenone (v.).
Talvolta l'asola è protetta da una lamina metallica.
Asola
operazione di pulizia tendente a rimuovere da un documento elementi a esso estranei, come ad esempio, tracce di precedenti restauri, adesivi o colle, rinforzi (tele, pergamene, cartone).
Tale asportazione può essere eseguita a secco o a umido, previo accertamento del grado di solubilità degli inchiostri, con bisturi o altro utensile fornito di lama (v. lancetta).
Asportazione
tavola lignea, detta anche quadrante, utilizzata come piatto in particolare nei codici membranacei.
L'asse può essere parzialmente o totalmente rivestita dal materiale di copertura (pelle, pergamena,) o nuda o dipinta o intagliata.
Oggi, per traslato, il termine è usato per indicare anche piatti in cartone o costituiti da più materiali, pergamene e/o carte, adesi insieme fino a formare una superficie sufficientemente rigida.
Nel restauro occorre saper riconoscere il tipo di legno e annotarne tutte le caratteristiche originali; è sempre consigliabile recuperare le assi lignee originali che, qualora siano danneggiate dall'attacco di tarli o altri insetti, devono essere disinfestate, stuccate, restaurate e reinserite al volume.
Assi lignee, preferibilmente in multistrato, sono utilizzate anche nelle operazioni di spianamento con o senza pressa nel restauro di carte o pergamene.
Asse
termine generalmente usato in legatoria per indicare il collegamento o l'ancoraggio (v.) dei fascicoli, già cuciti, alla coperta.
Assemblaggio
detto anche pomacciolo, termine usato nel linguaggio corrente dei legatori per intendere l'utensile, artigianalmente allestito, costituito da un'asticciola in legno portante a una delle due estremità un batuffolo di cotone rivestito in tela e legato.
Tale utensile, imbibito di olio di mandorle dolci, serve per umettare il cuoio e permettere l'adesione della foglia d'oro nelle operazioni di doratura (v.).
Bambolo
v. aletta.
Bandella
sfrangiatura originale dei margini, non rifilati, delle carte antiche.
Il termine è usato anche per indicare la sfrangiatura ottenuta con l'operazione di scarnitura (v.).
Barba
William J., ricercatore americano, vissuto nella prima metà del XX sec., al quale si devono una serie di tecniche di restauro conservativo. Il suo nome, in particolare, definisce un "metodo", detto appunto Barrow, di deacidificazione che utilizza due successive immersioni, una in idrossido di calcio e una in bicarbonato di calcio. Tale tecnica è stata modificata successivamente sia dallo stesso Barrow che da altri.
Oggi la tecnica più usata è quella che prevede l'impiego del solo bicarbonato di calcio.
Barrow
tavoletta lignea sulla quale vengono fissati gli elementi della cucitura e da cui questa prende l'avvio.
Base di cucitura
termine usato con più accezioni:
- battere in testa e sul dorso, sinonimo di pareggiare le carte prima dell'operazione di cucitura;
- battere i nervi, indicante l'operazione di appiattire le estremità dei nervi da incollare ai cartoni;
- battere i cartoni, già uniiti al volume, perché la pelle vi aderisca perfettamente.
Indica, inoltre, l'operazione con la quale si percuote una pelle cosparsa di sale per favorire l'eliminazione dei peli (battitura).
Battere
attrezzatura usata in legatoria per ottenere lo spigolo o morso (v.) sul dorso dei volumi. (v. fig. n. 1)
Il battidorso è costituito da due ganasce sguanciate mobili, comandate a pedale e volano tra le quali è stretto il dorso del volume cucito, lasciandolo sbordare, per alcuni millimetri, che verranno ribattuti con l'ausilio di un martello a penna piatta.
Tale operazione viene effettuata contestualmente all'arrotondamento e all'indorsatura.
Battidorso
v. battere.
Battitura
pelle di montone conciata al tannino per renderla morbida, utilizzata in legatoria.
Bazzana
v. formato
Bifoglio
elemento di chiusura di una legatura costituito da una striscia, generalmente in cuoio, di dimensioni diverse, fissata con chiodi al piatto anteriore o al posteriore e agganciata all'altro o mediante un puntale metallico foggiato appositamente per inserirsi nell'apposito foro del tenone (v.) o mediante graffa e contrograffa. (v. fig. n. 2 e fig. n. 8)
Bindella
detto anche biodegradazione, processo di degrado di qualsiasi materiale, dovuto all'azione di microrganismi e insetti.
Tale processo può avvenire col variare delle condizioni ambientali, ma anche a seconda della natura chimico-fisica dei materiali.
Biodeterioramento
uno dei requisiti richiesti ai materiali e prodotti impiegati nel restauro che li rendano difficilmente attaccabili da agenti biologici.
Bioresistenza
taglio inclinato eseguito sui labbri delle assi.
Nel linguaggio corrente dei legatori indica anche una tavoletta di legno o di cartone, utilizzata come salvadorso per la rifilatura dei volumi moderni.
Bisello
utensile metallico fornito di lama fissa o intercambiabile usato in molte operazioni di restauro, specie nella scarnitura (v.).
Bisturi
elemento metallico applicato ai piatti delle legature a protezione, oltre che a ornamento, della coperta in pelle. (v. fig. n. 11)
Nel restauro archivistico tutti gli elementi metallici originali, previa pulitura, devono essere reinseriti al loro posto; in caso di perdita o rottura degli stessi devono essere rifatti solo se necessari alla futura conservazione e stabilità della legatura.
Le parti reintegrate, di tutti gli elementi metallici, devono riprodurre solo il profilo dell'originale senza ripeterne i motivi ornamentali.
Borchia
v. taglio.
Bordo
elemento di chiusura, frequentemente presente nelle legature d'archivio in pergamena, formato da una striscia di pelle allumata arrotolata fissato sul piatto anteriore con un punto passante sul quale si avvolge il laccio, spesso a forma di alamaro, ancorato al piatto posteriore o alla patta di chiusura. (v. fig. n. 9)
Bottone
striscia di carta applicata lungo la piega o dorso del bifoglio per equilibrare lo spessore del dorso rispetto al taglio quando, ad esempio, nel volume siano presenti tavole o mappe ripiegate che fanno aumentare lo spessore del taglio; in questo caso si dice brachetta di compensazione. Utilizzata, anche, per eguagliare la larghezza di un foglio a quella degli altri, in questo caso è detta brachetta di prolungamento e per unire due carte che costituivano un bifoglio, separate per cause accidentali, in questo caso è detta di congiunzione. Si ricorre anche a brachette mobili, che rivestono esternamente il dorso dei fascicoli, per evitare che la colla dell'indorsatura agisca direttamente sui documenti.
Nei volumi in pergamena è frequente trovare strisce, anch'esse in pergamena, poste a protezione della piega per evitare lacerazioni dovuti al tiraggio del filo di cucitura.
Brachetta
v. brossura.
Brochure
dal francese brochure, termine usato per indicare un tipo di legatura rustica senza nervi di cucitura, con coperta in cartone o cartoncino, incollata al dorso del volume.
Brossura
elemento di diverso materiale, a forma di sottile cilindretto attorno al quale si avvolgono i nastri segnacolo o segnalibro (v.), presenti in particolare nei testi sacri.
Brucio
utensile costituito da un'asta terminante con una estremità arrotondata in pietra dura (agata) o in osso animale, utilizzato per la brunitura (v.).
Brunitoio
operazione di lisciatura e lucidatura effettuata, utilizzando un brunitoio (v.), sul taglio dei volumi e sulle ribattiture, sfregando ripetutamente.
Detto, anche, degli elementi metallici di una legatura indica l'operazione con la quale i nuovi supporti metallici in ottone o bronzo vengono immersi in una soluzione di solfato di rame e ammoniaca per renderli più simili alle borchie o fermagli originali.
Brunitura
segmento di intestino animale (generalmente bue) utilizzato come nervo nelle legature in pergamena dei volumi manoscritti.
Oggi il termine è usato anche per indicare strisce di pergamena arrotolata utilizzate per ancorare i nervi di cucitura alla coperta.
Budello
detto anche bolla, indica genericamente ogni sigillo metallico e per estensione anche il documento cui è apposto.
Il termine "bulla" è comunque legato alla particolare tecnica di pressare tra le due valve di una matrice una sfera o un disco di metallo, entro cui passano i fili di appensione al documento.
Bulla
unità archivistica superiore al fascicolo, chiamata, nelle differenti zone archivistiche, con nomi vari, rispecchianti le diversità di condizionamento.
Busta
trattamento meccanico a cui viene sottoposta la carta per aumentarne la lisciatura e il lucido.
A tale scopo il foglio viene passato tra cilindri sovrapposti l'uno all'altro in modo da toccarsi lungo le generatrici.
Calandratura
procedimento proprio della manifattura della pelle che viene immersa in una soluzione caustica, solitamente latte di calce, che sgrassa e facilita il distacco dei peli.
Calcinazione
v. nodosità.
Callosità
rivestimento, solitamente in materiale morbido, per legature o documenti sciolti. Nelle legature la camicia, detta anche sovraccoperta o sopracoperta, ha la funzione di proteggere i piatti e il dorso.
La camicia a diretto contatto di carte sciolte deve essere in carta durevole alla conservazione.
Camicia
snodo o cerniera prodotto dal montaggio dell'asse della coperta a breve distanza dallo spigolo del dorso per permettere un'agevole apertura del volume (v. morso).
Per canale si intende, talvolta, anche il solco praticato sulle assi lignee per alloggiare i nervi di cucitura (v. incasso).
Canale
elemento metallico, posto agli angoli dei piatti, generalmente costituiti da assi lignee, a protezione del materiale di copertura di una legatura, onde evitare l'attrito con altri materiali (v. fig. n. 11).
Cantonale
elemento della legatura costituito da un'anima (v.), o ripieno, singola o doppia più o meno spessa, in diverso materiale (corda, cuoio, pelle allumata, pergamena) ricoperta di refe di lino, cotone, canapa o seta di diverso spessore o colore, avente la funzione, se passante, di ancoraggio del volume alla coperta, di protezione da infiltrazioni di polvere sul dorso, punto di resistenza alla estrazione del volume dallo scaffale, decorativa (v. fig. n. 11).
Può essere in testa e/o al piede del volume, inserito ai piatti, passante, o tronco.
Può essere allestito contemporaneamente o successivamente alla cucitura del volume, ancorato alla catenella di fine cucitura o semplicemente incollato come puro ornamento.
Il capitello può essere anche preconfezionato.
La cucitura primaria, detta anche funzionale, comporta il passaggio del refe al centro dei fascicoli; la secondaria, detta anche ornamentale o sopraccucitura (v.), è eseguita con fili colorati sulla primaria.
Nelle legature d'archivio il capitello è solitamente costituito da un'unica cucitura.
Secondo la tecnica esecutiva il capitello può essere senza nodi, a nodo semplice, a nodo doppio.
Capitello
ciascuna delle estremità ritorte che costituiscono i fili di cucitura.
Capo
attrezzatura che permette l'aspirazione, la filtrazione e l'abbattimento dei vapori tossici o nocivi emessi da prodotti la cui utilizzazione si rende necessaria durante particolari operazioni di restauro.
I prodotti tossici vanno valutati non solo considerando la loro nocività per l'organismo ma anche la loro volatilità, ossia la probabilità che essi raggiungano alte concentrazioni nell'aria dell'ambiente di lavoro.
L'aspirazione riduce la concentrazione in aria anche di prodotti infiammabili e quindi previene il rischio di incendio e di esplosione.
Cappa aspirante
protezione conica, generalmente in ottone, posta sui lacci di chiusura di un volume onde evitarne la sfilacciatura e facilitarne l'inserimento negli appositi fori.
Cappuccio
contenitore, generalmente a forma di parallelepipedo, utilizzato per conservare documenti, solitamente rotoli in pergamena.
Il termine è talvolta usato per indicare la teca dei sigilli (v.).
Capsa
matrici o punzoni, usati in legatoria, generalmente in bronzo, recanti su una delle due estremità una lettera o un numero o un disegno, adatti a essere scaldati sulla fiamma, per essere impressi, una volta allineati e bloccati nel compositoio (v.), sul materiale di copertura dei volumi o sui tasselli. Il carattere è composto da occhio, spalla, tacca e corpo.
Esistono caratteri per compositoi e per presse a dorare.
Caratteri
strumento da disegno usato per tracciare schizzi a mano libera, per dare le sfumature, per i ritratti.
Si tratta di un bastoncino di carbone di legno ottenuto cuocendo, in ambiente chiuso, pezzetti di legno, solitamente salice, tiglio o tralci di vite, lasciati raffreddare lentamente e successivamente appuntiti. Particolarmente accurato deve essere il processo di cottura per evitare un prodotto irregolare (cottura insufficiente) o troppo duro e fragile (cottura eccessiva).
Il carbone è piuttosto friabile e i suoi tratti morbidi possono essere facilmente rimossi, tende inoltre a sporcare i fogli lasciando aloni nerastri. Per ovviare alla loro labilità, i tratti venivano rifiniti a penna o a punta metallica o fissati con una soluzione di acqua e colla.
Per evitare l’operazione di fissaggio si ricorse al carboncino grasso ottenuto lasciando i bastoncini immersi, per una o due ore, in olio di semi di lino. Il carbone così trattato produceva un segno indelebile di un nero intenso che tendeva però a sfumare verso i bordi in un alone untuoso e marroncino che passava sul verso del foglio; per questo inconveniente tale strumento non ebbe largo impiego.
Il carboncino comporta, nel restauro, problemi legati alla scarsa adesione ai supporti e alla sua friabilità. Nel restauro si deve ricorrere al fissaggio prima dei trattamenti.
Carboncino
v. strato reticolare.
Carniccio
v. camicia.
Carpetta
materiale scrittorio in fogli, flessibile e poroso costituito essenzialmente da un intreccio disordinato di fibre vegetali cellulosiche lunghe alcuni millimetri e alcuni centesimi di millimetro di diametro, ricavate da piante come, ad es., la conifera, la latifoglia, il lino, il cotone, la canapa la paglia e legate tra loro da legami di natura chimico-fisica.
Il foglio è ottenuto partendo da una sospensione acquosa, di fibre che vengono lavorate meccanicamente (raffinazione) così da elementarizzarle.
La formazione della carta avviene per drenaggio dell'acqua della sospensione attraverso le maglie di una rete con conseguente formazione di un tappeto fibroso che viene poi essiccato.
Durante e dopo la formazione del foglio vengono aggiunte sostanze di natura diversa (collanti, cariche minerali, sbiancanti ottici, coloranti, patine, impregnanti) che lo rendono idoneo all'impiego conferendogli particolari caratteristiche (scrivibilità, resistenza all'acqua o ai grassi, resistenza meccanica, trasparenza etc.).
Il termine è usato anche per indicare il foglio singolo formato di due facciate o pagine (v.).
Carta
carta fabbricata senza intervento di macchinari ma con l'ausilio della forma e del cascio attingendo l'impasto fibroso da un tino.
Carta a mano
detta anche carta bibula, carta di grande porosità ed elevato volume specifico apparente, in grado di assorbire con rapidità e in gran quantità, le sostanze liquide, ottenuta da cellulosa di latifoglia, linters di cotone scarsamente raffinata, non collando il foglio risultante.
Nel restauro utilizzata in alternativa alla carta da filtro, per tamponare i documenti dopo i trattamenti per via umida.
Carta assorbente
carta fabbricata con stracci di lino, canapa o cotone, così detta perché proveniente da Bombya (oggi Mombyce).
Per traslato, il termine viene usato per definire carte molto porose, poco collate, deboli.
Carta bambagina
v. carta di guardia.
Carta barriera
v. carta assorbente.
Carta bibula
carta appartenente alla categoria delle carte assorbenti, priva di collatura, permette una facile filtrazione e traspirazione agevolando le operazioni di asciugatura del documento. Oltre le funzioni proprie della carta assorbente, può essere altresì utilizzata nel restauro come supporto e sostegno nelle operazioni a umido.
Carta da filtro
tipo di carta trattata così da permettere di riprodurre i contorni di un disegno per trasparenza. Negli Archivi di Stato si conservano numerosissimi "lucidi" di grandi dimensioni.
Il restauro di tali documenti comporta notevoli problematiche nell'utilizzo di operazioni a umido e prodotti in soluzione acquosa. Per tale motivo sono, generalmente, restaurati con carte giapponesi precollate, con adesivi termofusibili, con l'uso di termocauterio o pressa a caldo.
Carta da lucido
il termine è comunemente usato al plurale per indicare una serie di carte non scritte o fogli di pergamena di numero variabile (oggi generalmente quattro), che separano il blocco del volume dai piatti, con funzione di protezione del testo da eventuali impurità della coperta ( metallo delle borchie, colorazione della pelle etc.). (v. fig. n. 6)
Possono fare parte integrante del primo o dell'ultimo fascicolo oppure essere state aggiunte in fase di legatura.
Le carte di guardia, incollate ai contropiatti, si dicono controguardie. Quando non sono incollate si dicono "volanti".
Fondamentali per stabilire la contemporaneità delle legature con il testo.
Nel restauro si devono recuperare e inserire alla cucitura, se frammenti vanno imbrachettate e cucite sotto le nuove carte di guardia.
Nel restauro conservativo le carte di guardia nuove, note anche come carta barriera, devono essere di pura cellulosa, fabbricate a mano, prive di acidità con riserva alcalina.
Carta di guardia
carta recante impressa la filigrana (v.).
Appartengono a questa categoria la quasi totalità delle carte antiche. Tra le carte moderne sono munite di filigrana le bollate, le carte moneta, le carte per titoli e alcuni tipi di carte per scrivere a macchina.
Carta filigranata
Carta giapponese
carta fabbricata in Giappone, utilizzata per le operazioni di restauro dei documenti.
L'uso di tale materiale si affermò in Italia dopo l'alluvione di Firenze del 1966 per l'aumentata domanda di carte per rattoppi e velature di materiali documentari e librari alluvionati.
Ha le seguenti caratteristiche:
- fatta a mano,
- costituita da fibre vegetali (solitamente kozo, mitsumata, gampi), lunghe e atte a fornire una migliore resistenza meccanica,
- non acida,
- esente da lignina,
- pH neutro,
- priva di ferro e rame,
- non collata,
- con buona riserva alcalina,
- di diverse grammature e spessore.
Queste caratteristiche garantiscono nel tempo durabilità e stabilità.
Nel restauro è scelta in base allo spessore dell'originale e al tipo di intervento o di metodologia da applicare (toppa singola o toppa doppia).
Per le operazioni di rinforzo o velatura la carta giapponese, detta velo, è estremamente sottile, resistente e trasparente per non alterare la leggibilità del testo.
Carta marmorizzata
v. marmoratura.
Carta nuvolata
carta caratterizzata dalla disposizione irregolare della pasta, visibile in controluce.
Carta patinata
carta, solitamente per stampe di pregio, la cui superficie naturale è ricoperta da una patina, costituita dalla dispersione di un pigmento di sostanza legante.
Carta pergamina
carta moderna preparata in modo tale da imitare la pergamena.
Carta permanente
carta che possiede un’elevata permanenza e che subisce un minimo o nessun cambiamento nelle proprietà che influenzano la leggibilità e la maneggiabilità quando venga conservata per un lungo periodo in un ambiente controllato.
Recentemente l’UNI (Ente Nazionale italiano di unificazione) ha pubblicato due norme relative alla qualità della carta durevole per la conservazione: Norma UNI 10332 - Carta per documenti. Requisiti per la permanenza ;
Norma UNI 10333 - Carta per documenti. Requisiti per la massima permanenza e durabilità .
Carta precollata
detta anche precollato, carta giapponese preventivamente trattata con Paraloid B 72 resina acrilica o con altri adesivi termofusibili.
Tale carta precollata viene utilizzata nelle operazioni di velatura (v.) a caldo o a secco.
Carta siliconata
carta (kraft o pergamin) trattata con i siliconi su una o entrambe le facce per conferirle proprietà antiadesiva e idrorepellente.
Utilizzata nel restauro per trattamenti che prevedono l'uso di adesivi.
La pressione su documenti umidi interfogliati con carta siliconata può causare, talvolta, localizzate zone lucide del supporto per questo è consigliabile l'utilizzazione di fogli sintetici di poliestere comunemente noti come "ù".
Carta smeriglio
carta fornita di grana utilizzata, talvolta, in alcune operazioni di recupero di coperte in pelle o di fogli membranacei per abraderne la superficie lungo i margini della lacuna.
La leggera abrasione evita l'ispessimento della sovrapposizione.
Carta uso mano
carta di fabbricazione moderna, eseguita a macchina in modo tale da imitare la carta a mano (v.).
Carta Whatman
impasto di pura cellulosa di cotone senza cariche minerali e collanti aggiunti, utilizzata per cromatografia su carta e, per le sue caratteristiche di purezza, anche per preparare campioni da sottoporre a prove simulate nei test chimico-fisici inerenti il restauro.
Cartella
v. busta.
Cartina al tornasole
striscia di carta imbevuta di sostanza reagente all'acidità o alla alcalinità delle soluzioni da analizzare.
Tale indicatore, usato nell'analisi chimica del pH (v.), diviene di colore rosso in ambiente acido, verde in ambiente neutro e azzurro in ambiente alcalino.
Cartone
manufatto cartario di grammatura consistente.
Ne esistono diversi tipi nel campo della conservazione i più frequentemente usati sono:
cartone cagliari costituito prevalentemente di pasta legno bruna, solitamente utilizzato per il confezionamento di faldoni da trasporto. A tale scopo consultare Circolare n.39/72 del 13.11.72 Dir. Gen. Archivi di Stato Ministero Interni.
cartone durevole alla conservazione rispondente alle caratteristiche e alle norme dettate dalla G.U. n.257 del 19.9.1983, da utilizzare nei piatti delle legature antiche posti a contatto con i documenti.
cartone bianco tipo legno utilizzato per le operazioni di spianamento sempre coperto con carte assorbenti o filtro o reemay etc.
cartone accoppiato, utilizzato nelle legature moderne, risultante dall'unione di un cartone durevole alla conservazione e da un altro.
Sono noti diversi altri tipi di cartone definiti con termini che risentono di aree geografiche e di realtà lavorative differenti, es. cartone alla colla, cartone da pressa, cartone grigio, cartone lucido pressato, cartone paglia, cartone pressato, cartone cuoio, cartone pesto etc.
Cartotecnica
insieme di operazioni tendenti all'allestimento di contenitori, buste, carpette, cartelle etc., atti al trasporto o alla conservazione dei documenti.
Cartulazione
detta anche cartolazione, operazione preliminare al restauro consistente nell'apporre, con matita di grafite, un numero progressivo solo sul recto delle carte (preferibilmente in alto a destra).
Qualora il volume sia danneggiato lungo i margini, bisogna individuare sulla maggior parte delle carte una zona, la più integra possibile, dove apporre il numero.
Cascami
residui inutilizzabili di animali, asportati prima della lavorazione della pelle. Fatti bollire, venivano utilizzati come colla (v. cervione).
Cascio
elemento che, insieme alla forma o modulo, costituisce il telaio per la fabbricazione del foglio. E' formato da una cornice in legno di abete i cui lati, semicilindrici, si chiamano "colonnelli" sui quali, mediante fori, sono intrecciati fili di ottone verticali detti filoni e altri orizzontali detti vergelle.
Tali elementi lasciano sul foglio linee orizzontali e verticali, visibili in trasparenza, che prendono lo stesso nome (filoni e vergelle).
Casella
spazio sul dorso di un volume rivestito compreso tra le nervature vere o finte e tra queste e il capitello o tra le impressioni a secco (v. scomparto). (v. fig. n. 7)
Cassa
v. unghiatura.
Cassetta
v. busta.
Catenella
tipo di cucitura priva di nervo, consistente nel bloccare un fascicolo al precedente mediante un occhiello (catenella) ottenuto uscendo e rientrando nello stesso foro con il filo di cucitura accavallato all'occhiello del fascicolo precedente.
Solitamente presente nelle legature orientali, o alla greca (v.).
Sulle catenelle esterne di fine cucitura si ancorano, ove presenti, i capitelli.
Nella cucitura con nervi indica il punto (di testa e di piede) di raccordo dei fascicoli.
Cella di umidificazione
apparecchiatura polivalente che permette un'umidificazione regolabile e controllata di pergamene, opere d'arte su carta, pitture, pelli etc.
L'umidificazione (v.) si ottiene mediante vapore freddo prodotto da un umidificatore a ultrasuoni collegato con la cella. Il vapore freddo agisce uniformemente sul materiale da trattare grazie a una circolazione forzata. (v. fig. n. 3)
Cellulosa
costituente principale della carta, è un polimero naturale lineare (macromolecola) costituito da un numero variabile (da 3000 a 5000 circa) di unità elementari di glucosio (monomero) legate tra loro a formare un filamento lungo e sottile (lunghezza circa mille volte maggiore delle dimensioni trasversali).
Tali filamenti tendono a legarsi tra loro, in un impacchettamento stretto, per mezzo di numerosi legami di natura elettrostatica (legame idrogeno) che si realizzano tra i gruppi ossidrili (OH-) presenti nel glucosio.
L’unione di più filamenti in fascetti dà origine alle fibrille che costituiscono la massa della parete cellulare delle fibre.
La cellulosa risulta insolubile in acqua e in numerosi solventi organici. E’ comunque un materiale di natura idrofila che viene però solo parzialmente rigonfiato dall’acqua.
Sono fonti di cellulosa le fibre vegetali ricavate da piante legnose (conifere come ad es. l’abete e il pino, latifoglie come ad es. il faggio e il pioppo) ed erbacee (cotone, lino, canapa).
Centrella
chiodo, generalmente in ottone, di varie fogge e con testa larga, utilizzato per fermare, sui piatti, le bindelle (v.) di chiusura.
Cera d'api
sostanza elaborata dalle api di colore giallo, insolubile in alcol etilico freddo, solubile in quello a caldo. Utilizzata, in legatoria, come trattamento per le coperte.
Nel restauro la cera vergine, colorata con pigmenti naturali e miscelata con carnauba e stearina, è utilizzata per colmare le lacune di sigilli, il risarcimento non dovrà mai riprodurre alcun rilievo e dovrà essere sottospessore rispetto all'originale.
Ceralacca
sostanza adesiva termofusibile, ottenuta miscelando una particolare lacca con sostanze coloranti di vario genere usate per sigillare lettere, pacchi, plichi ecc.
Cerniera
striscia di tela o pelle o altro materiale posta a rinforzo all'interno del giuoco formato dal labbro del cartone e il morso. Questa striscia conferisce maggiore solidità alla legatura.
Si dice cerniera anche lo spazio tra il piatto e il dorso che permette l'agevole apertura del volume.
Cervione
detta anche colla forte, a base di gelatina, ottenuta facendo bollire ossa o ritagli di pelle di animale (v. cascami).
Utilizzata in particolar modo, nel passato, nelle legature antiche e nelle foderature di documenti di grande formato.
Difficilmente reversibile, non stabile, attaccabile da roditori e insetti, procura gravi danni ai documenti con essa trattati.
La colla cervione è oggi, nel restauro, sostituita, per i suddetti motivi, con altri adesivi.
Cesoia
attrezzatura, solitamente in ferro o in ghisa, fornita di lama e contro lama, utilizzata per rifilare e squadrare cartoni (v. tagliacartoni).
Cicatrice
segno di una ferita sulla pelle dell’animale, intorno alla cicatrice la pelle è più dura e spessa (v. spinatura).
Cima
detto di un nervo di cucitura, indica l'estremità dello stesso che, a seconda delle tecniche esecutive serve da ancoraggio ai piatti della compagine delle carte.
Coda di rondine
detto dell'incastro, solitamente su legno, di un tassello in altro legno compatibile, avente forma di due punte triangolari. Tale incastro viene utilizzato per fermare e consolidare spacchi su assi lignee. Solitamente tali fenditure si riscontrano nel verso delle venature.
Codice
libro manoscritto costituito da fogli ripiegati e uniti in fascicoli cuciti lungo la piega del dorso. Il vocabolo è solitamente utilizzato per indicare un libro in pergamena, anche se le correnti di pensiero in materia sono numerose e contrastanti. Usato solitamente a definire la forma squadrata a codex contrapposta al volumen (v. rotolo) che indicava un rotolo di più pergamene cucite sul lato più corto.
Colla
termine generico per indicare una soluzione o dispersione in acqua di sostanze aventi potere adesivo. Può essere ottenuta da diverse sostanze dalle quali prende il nome: colla d'amido - di farina - di pasta - colla forte (v. cervione) - colla d'ossa - colla di pergamena - di pesce.
Collagene
costituente principale della pelle e quindi della pergamena, è una proteina, molecola polimerica, le cui unità elementari (monomeri) sono gli aminoacidi, la cui unione porta alla formazione delle catene polipeptidiche.
Il collagene non è costituito da una singola catena polipeptidica, ma da una struttura più complessa la cui unità base è la molecola di tropocollagene, strutturalmente a forma di bastoncino di dimensioni 3000 A (1 A = 10-10 m) di lunghezza per 15 A di diametro. Essa consiste di tre catene della stessa lunghezza, ciascuna con circa 1000 aminoacidi, di cui due uguali per sequenza degli aminoacidi avvolte a forma di elica e legate tra loro a mezzo di numerosi legami di natura chimica ed elettrostatica che rendono forte e rigida tale struttura di “elica a tre capi ritorti”.
Le molecole di tropocollagene si giustappongono sfasandosi di 1/4 della loro lunghezza a formare una fibrilla di collagene.
Le fibrille si uniscono tra loro a formare le fibre le quali sono a loro volta unite assieme principalmente per mezzo di legami elettrostatici che stabilizzano la struttura della pergamena e ne influenzano le caratteristiche fisiche (resistenza meccanica, flessibilità, porosità, igroscopicità, opacità).
Nella pergamena le fibre di collagene sono allineate in strati paralleli alla superficie, arrangiamento provocato durante il processo di lavorazione della pelle dalla asciugatura della pelle calcinata sotto tensione tesa su telai. Questa “distribuzione a strati” spiega la facilità con cui la pergamena può venire sfogliata ottenendo la cosiddetta “pellicola di pergamena” (v.) impiegata nel restauro.
Collatura
detta anche rinsaldo o ricollatura, nel restauro indica l'operazione di consolidamento e rinforzo successiva ai lavaggi che hanno solubilizzato, oltre agli agenti di degrado della cellulosa, anche i residui di collante fornito all'atto della fabbricazione della carta (v.).
Tale rinforzo si effettua apponendo sul supporto, con pennello, a spray o per immersione, una soluzione di Tylose MH 300 p e acqua o Glutofix 600 e acqua. (v. fig. n. 4)
Il termine indica anche una operazione della fabbricazione della carta consistente nella sua impregnazione con collanti. La collatura riduce la capillarità del foglio rendendolo atto a ricevere la scrittura.
Collazione
v. fascicolazione.
Colorante
sostanza solubile in acqua, capace di trasmettere il proprio colore ad altre non colorate per inclusione, assorbimento o attraverso la formazione di legami chimici con esse.
I coloranti venivano in passato ricavati da piante (alizarina, indaco) o animali (carminio di cocciniglia, porpora da molluschi); attualmente sono prodotti sintetici derivati della petrolchimica.
Per essere utilizzati in pittura vengono fatti assorbire da polveri o da gel di sostanze inerti incolori e qualche volta traslucide che danno “corpo” alla tinta. Quando il materiale che fa da supporto è un gel traslucido il prodotto ottenuto viene definito lacca.
I coloranti vengono impiegati altresì per la tintura dei tessuti e nella preparazione degli inchiostri moderni.
Coltello
utensile del legatore.
Nelle operazioni di manifattura della pelle, per la depilazione, é usato un coltello a mezzaluna (v. daga).
Compagine
v. corpo.
Compartimento
v. casella.
Compasso
strumento costituito da due aste collegate a uno snodo. Nelle operazioni di legatoria è utilizzato, prevalentemente, per riportare una misura. (v. fig. n. 5)
Compattamento
termine usato nel restauro per indicare uno stato anomalo di conservazione per il quale le carte o i fogli si presentano attaccati gli uni agli altri in una o più parti della superficie.
Il compattamento. può essere generalmente dovuto all'azione dell'acqua o di forte umidità o, per le pergamene, all'azione del calore.
Varie sono le metodologie utilizzate per il recupero e il distacco:
- distacco a secco con l'ausilio di bisturi o di altri utensili;
- distacco con il vapore; (v. umidificazione)
- distacco per tamponamento con soluzioni e/o solventi;
- distacco con glicole etilenico.
Quest'ultimo è particolarmente indicato per il distacco di pergamene incollate tra loro con colla d'amido o gelatina o contratte e compattate per azione del calore.
Il prodotto non intacca i pigmenti degli inchiostri. Il materiale compattato va immerso nel solvente per un tempo medio di circa 24 ore, seguirà l'asportazione meccanica dell'adesivo con bisturi e la successiva immersione in tre bagni di alcol etilico puro di circa 8 ore l'uno, per la completa eliminazione del prodotto.
Per il distacco di carte compattate il glicole etilenico va diluito con una percentuale variabile di alcol etilico, a seconda dello stato di conservazione delle stesse, affinché il suo peso molecolare, appesantendole, non le danneggi.
Compensare il cartone
detto anche rinforzare, indica l'operazione con la quale gli antichi legatori incollavano sul cartone fogli di carta o di pergamena per renderlo più spesso e resistente. Questa antica tecnica, molto frequente nelle legature d'archivio, permette di reperire pergamene o carte estrapolate da volumi e codici molto anteriori alla stessa legatura.
Compensazione
termine usato con più accezioni, in legatura indica l'operazione con la quale i fascicoli sono cuciti l'uno all'altro riempiendo (compensando) con passaggi di filo a vuoto (giro di compensazione) sui nervi di cucitura lo spazio intermedio.
La compensazione è d'obbligo nelle legature con dorso a vista e con nervature (v.) vere.
Per brachetta di compensazione v. brachetta.
Compositoio
elemento in cui si inseriscono i caratteri (v.) prima di imprimerli, in un'unica soluzione, sul materiale di copertura delle legature (dorsi, tasselli, etc.).
Compressione
v. spianamento.
Concentrazione
v. soluzione.
Concia
processo per il quale la pelle degli animali è resa imputrescibile e resistente all'umidità.
La concia al vegetale si effettua utilizzando i tannini diffusi nel regno vegetale (corteccia di quercia o di castagno etc.).
La concia al minerale si effettua con i sali di cromo e allume.
La pelle utilizzata nel restauro o nelle nuove legature è tradizionalmente conciata al vegetale.
Condizionamento
termine generico con il quale si indica una serie di sistemi atti a conservare un documento.
Usato per definire oltre la forma del pezzo (es. condizionamento a rotolo, a fascio, etc.) anche il tipo di protezione a esso fornito dopo il restauro (es. scatola, cartella, camicia, faldone etc.).
Detto d'ambiente, indica l'insieme di valori termoigrometrici dei locali adibiti alla conservazione (umidità - luce - temperatura).
Congelamento
v. freezing.
Conservazione
insieme di cautele e di azioni dirette o indirette volte a rendere più lenti gli effetti del degrado, siano essi dovuti al trascorrere del tempo che all'uso, sulle varie componenti che costituiscono il manufatto archivistico.
Consistenza
detto di carte, indica il numero complessivo che compone un volume.
Consolidamento
termine generico con il quale si indica una serie di operazioni di restauro miranti a rinforzare parzialmente o totalmente sul recto e/o sul verso un documento fragile mediante apposizione di solo adesivo ( v. collatura) o di un nuovo supporto resistente, sottile, trasparente, applicato con adesivo (v. velatura).
È considerata operazione di consolidamento dei documenti di grande formato la garzatura (v.).
Il termine è usato anche per definire una serie di interventi sulle assi lignee delle legature.
Contenitore
termine generico con il quale si indicano vari involucri di fattura e materiali diversi per conservare documenti d'archivio.
Contrafforte
rinforzo di pelle o pergamena cucito alle due estremità del dorso, sporgente da esso, ripiegato sui tagli.
Contrazione
effetto per il quale un materiale diminuisce di volume a causa dell'umidità o del calore.
Controfondatura
v. garzatura.
Contrograffa
elemento metallico di chiusura di un volume opportunamente sagomato (v. riccio), posto solitamente sui piatti, adatto a bloccare la graffa (v.). (v. fig. n. 8)
Controguardia
v. carta di guardia.
Contromarca
sorta di filigrana (v.) per la quale si adoperavano, come contrassegno, le iniziali dei cartai.
Contropiatto
parte interna del piatto, prende il nome di contropiatto anteriore la faccia interna del piatto anteriore e contropiatto posteriore quella del piatto posteriore.
Su tali facce possono essere incollati i fogli di guardia detti controguardie.
Controsigillo
sigillo impresso sul verso di un altro incassato e aderente al documento (v. sigillo).
Controtiro
tecnica di porre carte incollate sul contropiatto per evitare l'incurvatura del cartone del piatto.
Coperta
rivestimento in diverso materiale (pergamena, cuoio, tela o carta) dei piatti o dei dorsi di volumi avente funzione di protezione delle carte.
Nelle legature i rimbocchi della coperta, scarniti e fissati sui contropiatti (v.) prendono il nome di ribattiture (v.).
Nel restauro le operazioni di pulitura delle coperte in cuoio possono essere effettuate a secco, con soluzione idroalcolica o di metilcellulosa, o con sostanze ingrassanti e protettive.
L'insieme di tali trattamenti è detto leather dressing (v.).
Nel restauro massima attenzione va posta al recupero il più possibile integrale della coperta, specie se con segnature o decorazioni che, insieme con i nervi e fili di cucitura, sono testimonianze uniche del manufatto e delle tecniche esecutive.
Cordelle
v. lacci.
Cordonatrice
attrezzatura, manuale o meccanica, utilizzata in legatoria e cartotecnica per ottenere piegature sui cartoni che consentono, senza compromissione del supporto, l'allestimento di faldoni, scatole etc.
Cornice
v. cascio.
Corpo
detto anche compagine, si intende l'insieme dei fascicoli di un libro, cuciti.
Corregge
bande o strisce in cuoio, dette anche correggiole, presenti nelle legature d'archivio, poste, sulla coperta e sul dorso, in corrispondenza delle anime di cucitura sulle quali vengono eseguiti intrecci in pelle allumata, pergamena o spago, formanti disegni geometrici. (v. fig. n. 10)
Sia le corregge che gli intrecci, oltre a una funzione estetico-ornamentale, cooperano con i capitelli e con i punti passanti sul dorso, all'ancoraggio del volume alla coperta.
Correggiole
v. lacci.
Corrosione
effetto di azioni fisiche o chimiche che causano la progressiva distruzione di un materiale.
Costola
v. dorso.
Crepeline
seta utilizzata già nell'Ottocento per consolidare, mediante velatura a umido, le carte degradate.
Il crepeline è stato oggi sostituito da carta giapponese perché presenta diversi inconvenienti (aumento dello spessore del documento, maggiore rigidità, eccessiva opacizzazione dello scritto, scarsa resistenza all'invecchiamento).
Cristallizzazione
processo per cui una sostanza diventa cristallina. Tale processo può avvenire in diversi modi come, ad esempio, per evaporazione di un solvente o per trasformazione di prodotti non stabili ecc.
Cucitura
operazione che si esegue con ago e filo (v.), con o senza telaio (v.), tendente a legare insieme i bifogli di un fascicolo e i fascicoli tra loro di un volume o registro. Può essere senza nervo o su nervo singolo o doppio; a seconda dell'esecuzione può essere intrecciata, a spina di pesce (v.), a sopraggitto (v.) semplice o intrecciato, a punto pieno, alternata, su nervo in traccia (v. grecaggio), a scala o a salto, a nastro etc.
Prima dell'operazione i fascicoli devono essere pareggiati sul dorso e in testa.
Il filo di cucitura deve essere fissato alla catenella di testa o di piede dei fascicoli sottostanti.
Può essere effettuata o legando i singoli fascicoli a un supporto esterno (cucitura su nervo in cuoio, pelle allumata, corda etc.) o legando i singoli fascicoli l'uno agli altri (v. catenella) o legando i singoli fascicoli direttamente al dorso della coperta (v. ancoraggio).
Particolare significativo, nell'esecuzione di alcune cuciture su nervo, è la così detta compensazione (v.) consistente in uno o più giri a vuoto di filo a riempire gli spazi tra i fascicoli.
Gli esempi di cucitura che non prevedono l’uso del telaio sono: su nervo rigido, a sopraggitto, alla greca etc.
Qui di seguito alcuni tipi di cucitura più comuni nei documenti d'archivio:
Cucitura a catenella
termine generico che indica un tipo di cucitura senza nervo, che attraversa la piega dei fascicoli formando un occhiello sul dorso al quale viene ancorato il fascicolo successivo. Tale cucitura può essere a filo singolo o doppio; le catenelle possono essere tutte sullo stesso fascicolo o alternate.
Cucitura a filza
termine generico che indica un tipo di cucitura senza nervo, che non attraversa la piega dei fascicoli, ma che passa da un piano all'altro in corrispondenza del margine delle carte con andamento rettilineo o a spina di pesce. Queste cuciture possono essere semplici o intrecciate a seconda che l'andamento sia solo dal piede alla testa (cucitura semplice) o, tornando indietro, si intrecci con la precedente (cucitura intrecciata).
Cucitura d'archivio
tipo di cucitura senza nervo, solitamente utilizzata per legare un fascicolo singolo alla coperta, ottenuta facendo passare dall'esterno del dorso verso l'interno e viceversa, con andamento a 8, il filo di cucitura.
Cuffia
componente della legatura consistente in una ripiegatura verso l'interno della pelle o pergamena o altro materiale di rivestimento della coperta in corrispondenza dei capitelli. (v. fig. n. 6)
La cuffia ha la funzione di proteggere i capitelli e di rinforzare il dorso e limitare la penetrazione della polvere sul dorso delle carte. La cuffia può essere rinforzata da un'anima di diverso materiale.
La cuffia può essere ripiegata, nelle legature in pergamena, verso l'esterno.
Cuneo
pezzo di legno, generalmente a forma di prisma triangolare, il cui taglio si incastra nella fenditura o foro creato per alloggiare il nervo di cucitura. Inserito a forza, battendo con un martello sulla sua parte piatta, fissa il nervo all'asse.
Cuoio
materiale imputrescibile, più o meno resistente all'acqua, che si ottiene conciando la pelle di animale. Il processo di lavorazione del cuoio è identico a quello della pergamena (v.) fino alle operazioni di calcinazione e lavaggio alle quali seguono i seguenti processi:
- macerazione o purga, con il quale la pelle viene trattata con sostanze maceranti (acidi o sali) per rendere più morbide le fibre e con il quale dal derma vengono asportate sostanze degradanti;
- concia, con il quale la pelle viene sottoposta all'azione di sostanze naturali o chimiche che la rendono imputrescibile. I tipi di concia (v.) per le pelli utilizzate nel restauro dei documenti d'archivio sono: all'allume, al vegetale, al cromo;
- ingrassaggio (detto anche lubrificazione), con il quale la pelle viene trattata con sostanze grasse o con olii che creano una pellicola intorno alle fibre permettendo lo scorrimento delle une sulle altre e rendono la pelle più morbida, dall'aspetto più uniforme nonché più resistente alla penetrazione dell'acqua;
- tintura;
- finitura, con il quale nella concia al cromo il fiore, eventualmente degradato durante le operazioni a cui la pelle è stata sottoposta, viene abraso e impresso nuovamente.
Curvatura
danno presente sulle assi o quadranti che tendono a incurvarsi con andamento concavo o convesso rispetto al blocco dei fogli.
Nel rifacimento delle legature, per evitare tale danno, è importante porre il cartone a verso.
Custodia
contenitore, generalmente in cartone, che può essere rivestito con vari materiali, aperto in corrispondenza del dorso del volume che deve proteggere dalla luce, dalla polvere e dall'attrito con i volumi vicini nello scaffale; permette la conservazione in verticale.
Daga
detta anche mezzaluna, é un coltello fornito di due impugnature utilizzato nella manifattura della pelle.
Deacidificatore
impianto costituito, nelle sue linee essenziali, da una vasca in materiale inattaccabile, possibilmente trasparente, graduata e di capacità variabile, munito di un gorgogliatore.
Consente la preparazione di una soluzione, per i lavaggi dei documenti cartacei, satura di carbonato di calcio, in cui viene fatta gorgogliare anidride carbonica (v. deacidificazione).
Deacidificazione
operazione del restauro conservativo consistente nel trattare il documento con una soluzione a base di sostanze alcaline che, oltre a neutralizzare l'acidità, causa principale del degrado della cellulosa, dei supporti e degli inchiostri, li fornisce di riserva alcalina che li preserva da future insorgenze di acidità.
Il trattamento eleva il pH (v.) dei documenti.
Il trattamento può essere effettuato con soluzioni acquose, alcoliche o gassose.
Per la deacidificazione acquosa di carte manoscritte viene utilizzato il bicarbonato di calcio. La soluzione si prepara mettendo, nell'impianto di deacidificazione, carbonato di calcio e acqua deionizzata e facendo gorgogliare il tutto mediante l'immissione di anidride carbonica fino alla trasformazione del carbonato in bicarbonato. Questo tipo di soluzione non presenta controindicazioni.
Per la deacidificazione di carte con inchiostri a stampa si può utilizzare anche idrossido di calcio. Si prepara sciogliendo l'idrossido di calcio in acqua deionizzata e si utilizza solo la soluzione limpida. Tale soluzione, sugli inchiostri manoscritti, può creare qualche problema di viraggio.
Per la deacidificazione non acquosa si utilizza l'acetato di calcio in metanolo. Si scioglie l'acetato di calcio in acqua deionizzata e si aggiunge successivamente l'alcol metilico.
Quando l'acidità sia circoscritta ad alcune carte e non sia quindi opportuno procedere allo smontaggio del volume, si può ricorrere al magnesio metil carbonato commercializzato sotto il nome di Weit'o.
La deacidificazione gassosa è in fase di studio.
L'impianto che permette la preparazione di alcune soluzioni deacidificanti dicesi deacidificatore (v.).
Decorazione
ornamento eseguito con tecniche e colori diversi dal testo.
In legatoria tecnica usata per impreziosire le coperte dei volumi.
La decorazione può essere a incisione e a sbalzatura del materiale di copertura. (v. doratura, impressione a secco)
Degradazione
v. degrado.
Degrado
condizione patologica che altera lo stato di conservazione del materiale documentario influenzandone la durabilità e la stabilità.
Concorrono a determinare il degrado fattori esterni e interni.
Tra i primi gli agenti climatici (temperatura, umidità, variazioni termoigrometriche, luce etc.), l'inquinamento atmosferico (polvere, anidride solforosa, cloruri di origine marina), l'azione dell'uomo (sollecitazioni meccaniche, grasso, sudore delle mani, restauri inadeguati, inadeguati prodotti chimici usati, non idonee condizioni di conservazione).
Tra i secondi le errate lavorazioni, miscelazione di componenti degradativi (come paste legno alla cellulosa, nella fabbricazione della carta, processi di calcinazione troppo spinti nella pergamena), collanti e inchiostri acidi.
Tra i fattori di degrado, specie in un ambiente di conservazione non idoneo, sono da segnalare gli agenti biologici (insetti, microrganismi e mammiferi quali i roditori).
Deionizzatore
v. demineralizzatore.
Delaminazione
danno presente sui documenti cartacei e membranacei, consistente nel sollevamento di uno strato superficiale del supporto con successiva compromissione della leggibilità del testo.
Nel restauro tale danno può essere limitato applicando sulla superficie delaminata metilcellulosa ad alta sostituzione.
Demineralizzatore
impianto che opera la demineralizzazione dell’acqua consistente nella eliminazione pressoché completa dei sali in essa disciolti.
In passato il solo metodo per ottenere acqua demineralizzata consisteva nel sottoporla a distillazione; la messa a punto degli scambiatori di ioni ha permesso di ottenere acqua molto pura a costi contenuti. Tali scambiatori furono dapprima terre naturali (zeoliti), poi composti sintetici minerali e infine polimeri sintetici organici chiamati resine a scambio ionico.
Le resine scambiatrici sono sostanze granulari insolubili che hanno nella loro struttura molecolare gruppi acidi R-H (resine cationiche) o basici R-OH (resine anioniche) in grado di scambiare gli ioni positivi H+ o negativi OH- a esse fissati con altri ioni dello stesso segno che si trovano nell’acqua con cui vengono a contatto.
Una recente tecnica ricorre alle colonne a letto misto. In esse la resina cationica è mescolata con quella anionica e lo scambio cationico e anionico avviene simultaneamente. Con tale impianto si ottiene un’acqua estremamente pura; tuttavia la bassa resa ne limita l’impiego a usi di laboratorio.
Nel restauro l'acqua demineralizzata è impiegata nelle operazioni di lavaggio e nella preparazione delle soluzioni di deacidificazione.
Depilazione
procedimento proprio della manifattura della pelle (v.) consistente nell'eliminare i peli, con un coltello a mezzaluna, dopo l'operazione di calcinazione.
Depolimerizzazione
effetto della degradazione della cellulosa (v) per il quale le catene si spezzano (rottura dei legami glucosici) incidendo negativamente sulle caratteristiche meccaniche della carta.
Desquamazione
v. delaminazione.
Deumidificatore
apparecchiatura che permette di ridurre o eliminare l'umidità dell'aria in un ambiente.
Dilatazione
effetto per il quale un materiale cresce di volume a causa dell'umidità o del calore.
Dilavamento
termine generalmente usato per indicare inchiostri, che per azione dell'acqua, sono migrati a danno, in tutto o in parte, della leggibilità.
Disgregazione
detto di un supporto, indica lo stato patologico per il quale le componenti perdono coesione e si disgregano.
Disidratazione
detto di un supporto, effetto dovuto a un'eccessiva perdita di liquidi.
Disinfestazione
trattamento effettuato con sostanze chimiche che consente di annientare gli insetti infestanti in qualsiasi fase del loro ciclo biologico.
Il prodotto, comunemente usato, è il bromuro di metile o, in alternativa, l'ossido di etilene in autoclave fissa o mobile sotto vuoto miscelato con anidride carbonica.
Disinfezione
trattamento, effettuato con sostanze chimiche, che consente l'arresto di processi di biodegradazione dovuti alla presenza di funghi e batteri, anche sotto forma di spore presenti sui documenti di archivio.
I prodotti comunemente usati come mezzi di lotta sono:
- ossido di etilene in miscela con freon;
- ossido di etilene in miscela con CO2;
- bromuro di metile;
- aldeide formica.
Le analisi di laboratorio hanno evidenziato che l'ossido di etilene, correttamente impiegato, ha un buon effetto sterilizzante.
Se il contenuto di acqua delle carte e/o delle legature supera l'8-10%, è indispensabile deumidificarle prima del trattamento con ossido di etilene. In caso contrario si avrebbe l'idrolisi dell'ossido di etilene senza la distruzione degli agenti biologici.
Dispersione
ciò che si ottiene disperdendo un soluto in un solvente (v.). A seconda delle dimensioni delle particelle del soluto possono ottenersi sistemi dispersi omogenei (v. soluzione), sistemi dispersi eterogenei (v. sospensione) o una via di mezzo tra i due (v. soluzione colloidale).
Distacco
operazione di separazione di due o più supporti compattati o adesi.
Per le metodologie di recupero e per i prodotti (v. compattamento).
Il termine è utilizzato anche per definire la separazione o il sollevamento di scaglie di pellicola pittorica (v. miniatura) dal supporto.
Distanza di cucitura
tratto compreso tra i fori di attraversamento del filo di cucitura.
Documentazione fotografica
riproduzione mediante tecnica fotografica di un documento.
Nel restauro tale documentazione avviene prima di ogni intervento a testimonianza dello stato di conservazione del pezzo e degli elementi visibili che lo compongono.
Tale documentazione è estremamente utile per una precisa ricomposizione, in particolare delle legature e ricollocazione dei frammenti di un documento.
Documento
informazione registrata su supporto cartaceo o membranaceo o di altra natura.
Doratura
tecnica decorativa di origine orientale ottenuta sia spennellando oro liquido su impressioni a secco, sia con impressioni a caldo su oro in foglia (v.) o, ancora, applicando polvere d'oro con pennello, in questo caso prende il nome di doratura a nicchia.
Può essere effettuata anche sui tagli previo una serie di operazioni quali raschiatura, levigatura, sgrassatura con apposizione di sostanze isolanti (colla di farina, albume d'uovo, cipolla) e apposizione del bolo con funzione coprente sul materiale di copertura dei volumi.
Per la doratura corrente è utilizzato un film costituito da uno strato di plastica su cui aderisce uno strato d'oro preparato con il mordente da applicare a caldo.
Dorsetto
detto anche staffa, indica un cartone o cartoncino di sostegno posto all'interno della coperta, in corrispondenza del dorso.
Dorso
parte del volume contrapposta al taglio anteriore, si può presentare tondo o piatto, libero o incollato, in questo caso è aderente. È detto dorso falso quando i nervi a rilievo sono ottenuti da spessori adesi al dorsetto e non dai nervi di cucitura. (v. fig. n. 7)
Durabilità
detto di un supporto, è la capacità di resistere alle sollecitazioni meccaniche nelle normali condizioni di utilizzo.
Nel caso di documenti che devono durare nel tempo ed essere manipolati è richiesta una carta stabile e durevole.
Nel restauro le carte giapponesi soddisfano entrambi i requisiti.
Detto di un prodotto v. stabilità.
Efficacia
detto di un prodotto utilizzato nel restauro indica la capacità di rispondere agli scopi voluti.
Emulsione
v. soluzione colloidale.
Essiccatoio
termine che indica un armadio a ventilazione forzata di aria calda o fredda utilizzato nel passato per l'asciugatura. Oggi tale operazione, sempre effettuata a temperatura ambiente, è eseguita su rastrelliera (v.).
Etichetta
pezzo di vario materiale (carta o pergamena o pelle), solitamente posto nella parte superiore del dorso, dove sono annotate le segnature archivistiche.
Ex libris
contrassegno (timbro, sigillo, etichetta) che si pone sulla coperta o sul foglio di guardia del volume per provarne la proprietà. Nel restauro tale contrassegno va recuperato e inserito, mediante brachette, tra i fogli di guardia.
Faccia
una delle due superfici esterne, anteriore o posteriore, di un volume legato.
Falda
detta anche labbro, parte dei piatti ripiegata all'interno la cui misura corrisponde alla metà dell'altezza del taglio anteriore. Quando il volume è chiuso le due falde si toccano così da fornire protezione al taglio. La chiusura dei volumi muniti di falda è solitamente garantita da lacci.
Faldone
v. contenitore.
Falso nervo
striscia di vario materiale (pelle, cartone) posta in corrispondenza del dorsetto (v.), tanto da produrre un rilievo simile a quello di un nervo non incassato.
Fascicolazione
operazione preliminare al restauro consistente nel controllo dei fascicoli costituenti il volume; si effettua annotando eventuali particolarità nella sequenza dei fogli ed eventuale presenza di allegati.
Fascicolo
insieme di più bifogli sciolti o legati, generalmente inseriti l'uno dentro l'altro. Carte sciolte o allegate possono, qualora brachettate, entrare a far parte di un fascicolo. A seconda del numero dei bifogli il fascicolo prende il nome di duerno (2), terno (3), quaterno (4), quinterno (5), senione (6) etc.
Fascio
v. busta.
Fattori di degrado
v. degrado.
Fecola
v. amido.
Fenestratura
operazione tendente, nel restauro, a proteggere gli elementi a rilievo presenti sul documento, (timbri a secco, sigilli, rigature etc.) per escluderli dai trattamenti di pressatura o spianamento.
Solitamente consiste nel disegnare e ritagliare dai cartoni la sagoma della parte o delle parti da proteggere, ponendo poi in corrispondenza della stessa uno strato di gommapiuma prima di porre il documento, condizionato tra cartoni, sotto peso.
Fermaglio
specie di gancio o similare, detto anche azolo, asolo, azzullo, avente la funzione di tenere chiuso e compatto un volume, generalmente composto di fogli membranacei, evitando imbarcamenti.
Di varia forma o foggia, solitamente metallico, talvolta incorniciato è anche un motivo ornamentale della legatura oltre che di protezione e riparo da polvere o altri agenti inquinanti. Nell'accezione più ampia indica l'insieme degli elementi che concorrono alla chiusura del volume, è quindi costituito da una bindella (v.) e da una graffa (v.) e contrograffa (v.) o da un puntale (v.) e da un tenone (v.).
Il numero dei fermagli varia da volume a volume, possono essere collocati sia in corrispondenza del taglio anteriore (solitamente 2), che del taglio di testa (solitamente 1), che di quello di piede (solitamente 1).
Nel restauro archivistico vanno recuperati e riutilizzati ricostruendo, se necessario, le parti mancanti che ne compromettono la funzionalità.
In presenza di legature con fermagli, è bene fornire il volume di un contenitore per evitare l'attrito di questi con lo scaffale e con gli altri volumi.
Ferro
utensile, formato da un manico in legno e da una base metallica, usato per imprimere motivi decorativi sulle coperte dei volumi.
Il ferro prende nomi diversi a seconda del fregio che riproduce (es.: cordonato quando il fregio è costituito da tre filetti paralleli, puntinato quando i motivi sono costituiti da una sequenza di punti, pieno se il fregio è costituito da un segno pieno, vuoto se è costituito dalla sola sagoma di u-n segno).
Per ferro si intende sia l'utensile da lavoro che l'impronta impressa sulle coperte dei volumi.
Fettuccia
materiale utilizzato nelle legature moderne come nervo di cucitura.
Ne esistono di diversi tipi e colori; nelle legature archivistiche è solitamente utilizzata una fettuccia in canapa, spigata doppia; viene anche utilizzata per lacci di chiusura di contenitori e faldoni.
Fibbia
v. fermaglio.
Fibra vegetale
elemento morfologico fondamentale delle piante superiori avente funzione di sostegno (conifere, latifoglie) e di circolazione dell'acqua e dei nutrimenti (conifere).
Le fibre sono di forma approssimativamente cilindrica di lunghezza e diametro variabili a seconda delle piante di provenienza, hanno, come elemento principale, la cellulosa.
Nella preparazione della materia fibrosa (carte, tessuti etc.), la cui struttura è costituita da un intreccio di fibre legate tra loro, le stesse mantengono quasi intatta la loro struttura morfologica per cui determinano, in larga misura, le proprietà e gli impieghi del manufatto.
Filetto
decorazione lineare impressa con rotelle (v.) o palette (v.) sui materiali di rivestimento delle legature (v. ferro). Detto anche dei ferri utilizzati per imprimere tale decorazione.
Esistono diverse tipologie di filetti che prendono nome dalle decorazioni che imprimono (es. filetti seghettati, puntinati, spezzati, chiaro scuri etc.).
Filigrana
detta anche marca, segno grafico, marchio di fabbrica, ideato a Fabriano intorno al 1280, impresso sulla carta contestualmente alla formazione del foglio, ottenuto mediante un filo di rame o ottone intrecciato tra vergelle e filoni sulla forma.
Le prime filigrane erano segni elementari, più tardi, vengono raffigurati animali, oggetti, elementi del mondo vegetale a seconda dell'abilità dell'artigiano.
Elemento importante per una puntuale identificazione geocronologica della cartiera, altre volte della committenza o del rivenditore.
Sulle carte moderne è impressa da un rullo cilindrico, detto 'ballerino'.
Filo
materiale di cucitura di diversa natura (lino, canapa, cotone, seta), di diverso tipo a uno o più capi, diritto o ritorto, di diverso colore, usato anche per la confezione dei capitelli.
Dallo spessore del filo scelto e dal nervo di cucitura dipendono lo spessore del dorso e il suo arrotondamento.
Filone
v. cascio.
Filtrazione
operazione che consente, mediante l'utilizzo di un supporto poroso es. carta da filtro (v.), di separare da un liquido le particelle solide in esso contenute in sospensione.
Nel restauro si ricorre a tale operazione, ad esempio, nella preparazione della soluzione di idrossido di calcio per la deacidificazione del materiale a stampa.
Filza
v. busta.
Fiore
superficie esterna della pelle, fornita di pelo.
La pelle è costituita da tre strati: epiderma, derma, ipoderma.
Ai fini della produzione del cuoio o della pergamena la parte interessata è il derma estremamente più flessibile e resistente delle altre.
Il derma può, a sua volta, dividersi in strato papillare e strato reticolare (v.).
Fioritura
stato patologico di un supporto che presenta diffuse piccole macchie, comparse su tutta la sua superficie.
Fissaggio
operazione, generalmente temporanea e preliminare al restauro, e in particolare prima delle operazioni a umido, tendente a fissare inchiostri e colori che presentano problemi di parziale o totale solubilità o perdita di coesione dei legami.
Un fissaggio permanente può essere eseguito solo se il distacco dei pigmenti o l'instabilità degli inchiostri sia tale da compromettere l'esistenza stessa del documento.
L'opportunità di tale intervento va attentamente vagliata in quanto i prodotti, ancora oggi utilizzati, non garantiscono una totale reversibilità e spesso comportano modifiche ottiche degli inchiostri da fissare.
Tra i prodotti in uso si annovera ad esempio il Paraloid B72 e il Primal AC 33, resine poliacriliche, che possono essere applicati sia con il pennello che a spray. I fissativi saranno poi rimossi con idonei solventi.
La tecnica di applicazione a spray è indicata quando la estensione delle superficie o l'indebolimento dei legami non permette la se pur minima azione meccanica del pennello.
Altro prodotto utilizzato è la Metilcellulosa ad alta sostituzione, questo polimero permette un fissaggio permanente, in caso di colori che spolverino o di scaglie degli stessi che tendano a staccarsi, ma esclude successive immersioni in soluzioni acquose.
In presenza di carte particolarmente danneggiate e/o frammentate é bene ricorrere a un preliminare e temporaneo fissaggio dei frammenti prima degli interventi di restauro (lavaggi, risarcimenti, velatura etc.) utilizzando un velo precollato con Primal AC 33.
Altro prodotto usato è il Klucel-G, etere di cellulosa, utilizzato per il rinsaldo di carte e per il cuoio, ma anche per colori che spolverano. Anche per questo prodotto, analisi di laboratorio ne consigliano l'uso solo in casi eccezionali.
Fissativo
prodotto che, posto sulla superficie allo stato fluido, penetra all'interno dei supporti consolidando porosità, distacchi e crepature creando un'omogenea coesione.
Floscia
detto di una coperta senza sostegni di rinforzo nei piatti. Semifloscia quando il rinforzo è costituito da un solo cartoncino.
Solitamente corrispondono a queste caratteristiche le legature in pergamena (v. legatura d'archivio).
Foderatura
v. garzatura e velatura.
Foglio
pezzo di carta o pergamena di dimensioni e spessore variabili, manoscritto, stampato, inciso o miniato.
Foglio di guardia
v carta di guardia.
Fondello
striscia di carta posta a protezione della piega delle carte in fase di cucitura. Nel restauro archivistico il fondello si applica per evitare il contatto della colla sul dorso delle carte nell'operazione di indorsatura
Questa protezione è solitamente utilizzata nella cucitura dei giornali data la notevole fragilità dei supporti. (v. piega)
Foratura
operazione tendente a ottenere una serie di fori per l'inserimento e il passaggio di nervi di cucitura sulle assi lignee della coperta. (v. incartonatura)
È detta foratura anche la serie di fori sulle carte o pergamene per permettere la rigatura (v.).
Forbici
utensile utilizzato nel restauro per le operazioni di rifilatura (v.) delle carte.
Forma
detta anche modulo (v. cascio).
Formato
termine generico usato per indicare le dimensioni di un supporto; per le carte moderne, oggi i formati sono unificati.
Detto delle carte antiche indica le piegature a cui il foglio viene sottoposto prima della stampa. Da cui l'in plano il foglio originale non piegato, l'in folio il foglio originale piegato a metà a formare il bifoglio, l'in quarto il foglio originale piegato in quattro (quest'ultimo indica generalmente un volume di medie dimensioni), l'in ottavo e così via.
Documento di grande formato:
considerato che nel restauro, come nelle altre attività manuali, la distanza ottimale tra gli occhi e la mano dell'operatore è di cm 35 circa, un documento cartaceo si dice di grande formato quando il lato minore supera la misura di cm 70.
Indicazione metrica, questa, puramente convenzionale, anche se dettata dall'esperienza pratica.
Non l'area del documento, quindi, distingue un grande formato ma la misura del lato minore.
Le inconsuete dimensioni, unitamente agli specifici danni di questi documenti (mappe, planimetrie, disegni, lucidi etc.), presentano particolari difficoltà per il restauratore e richiedono metodologie di intervento che, anche se mutuate da quelle adottate nel restauro dei documenti di normali dimensioni, necessitano di aggiustamenti tecnici particolari (es.: l'operazione di rattoppo si esegue solitamente ricorrendo alla doppia toppa, i lavaggi sono solitamente per tamponamento etc.).
Peculiare operazione di intervento sui documenti di grande formato è la garzatura (v.).
Foro di attraversamento
foro procurato dal passaggio dell'ago e del filo di cucitura in corrispondenza della piega dei fascicoli. Nelle cuciture delle legature d'archivio il foro di attraversamento (entrata e uscita) è unico. Nelle cuciture su fettuccia i fori di attraversamento sono due (uno di entrata e uno di uscita).
Fotodocumentazione
v. documentazione fotografica.
Foxing
alterazione che si sviluppa, sui supporti cartacei contenenti residui di ferro in concomitanza con attacchi micotici o elevata umidità.
Le macchie di colore ruggine prodotte da tale fenomeno degradativo possono essere attenuate con lavaggi deacidificanti e con l'operazione di sbiancamento (v.).
Frammento
parte di un supporto strappato da un documento originale.
Si riunisce a esso mediante una serie di suture lungo tutto il perimetro della rottura.
Freezing
trattamento per il recupero di carte danneggiate dall'azione dell'acqua e/o da microrganismi, consiste in un rapido abbassamento della temperatura ai valori di -20°C e -30°C.
Tale trattamento impedisce che gli inchiostri si solubilizzino, che le carte si compattino e che prolifichino i microrganismi.
Il freezing sarà seguito da una asciugatura e, ove necessiti, da una disinfestazione o disinfezione.
Qualora sulle carte siano presenti residui solidi quali fango, è opportuno procedere a un lavaggio prima del congelamento.
Fregatoio
arnese utilizzato per dare forma e assestare il dorso del volume.
Fregio
decorazione a rilievo apposta sul materiale di copertura dei volumi (v. decorazione e doratura).
Frottis
ricalco a matita delle decorazioni presenti sui piatti e dorsi delle legature.
Fumigazione
Tecnica, oggi in disuso, di sottoporre i documenti a vapori venefici per disinfestarli.
Fustellatrice o Fustella
strumento di acciaio a pressione utilizzato in cartotecnica, per tagliare e sagomare in vario modo cartoni o legno.
Utilizzato anche per formare fessure o fori di passaggio delle fettucce di chiusura delle cartelle o faldoni.
Galleria
opera dell'azione di insetti che causa profondi tunnel attraverso i materiali che compongono i manufatti.
Garza
materiale usato per le operazioni di consolidamento (v. garzatura) dei documenti di grande formato (v. formato).
Ha le seguenti caratteristiche: 100% cotone, trama larga, non amidata.
Tali caratteristiche le permettono una notevole flessibilità e adeguamento ai movimenti del documento, solitamente già fornito sul verso di velatura di rinforzo, può essere, altresì, facilmente rimossa senza danno per lo stesso, in quanto incollata con adesivi reversibili.
Garzatura
termine generalmente usato per indicare l'operazione di consolidamento e rinforzo di mappe o di documenti di grande formato.
Qualora questi documenti, dopo tutte le operazioni di risarcimento e di velatura, necessitino di un ulteriore consolidamento o perché debbano essere condizionati su telai e incorniciati, li si fornisce di un supporto di garza adesa sul verso con Tylose MH 300 p, addizionato di una piccola percentuale di Vinavil 59.
Prima dell'applicazione è necessario tagliare la cimosa della garza onde evitare antiestetici ispessimenti.
Si ricorre a tale garzatura anche in presenza di mappe originariamente foderate con tela iuta, tecnica questa solitamente usata nel passato.
Per i documenti di grande formato la tela iuta e la presenza di colle animali, frequentemente cervione (v.), è stata causa di gravi danni (lacerazioni, strappi, lacune etc.) dovuti all'azione meccanica dell'arrotolamento e srotolamento.
Gelatina
proteina costituita da una miscela di aminoacidi, prodotto di idrolisi parziale del collagene contenuto nella pelle, nei tessuti connettivi e nelle ossa degli animali. In funzione del materiale di partenza e dei trattamenti subiti in fase di preparazione e purificazione i prodotti ottenuti hanno aspetto, costituzione chimica e proprietà fisiche variabili. Un prodotto piuttosto puro di gelatina è la colla di pesce (ricavata da varie parti dei pesci) e la colla di pergamena (ricavata da ritagli di pergamena a lungo bolliti in acqua).
Largamente utilizzata nel passato, in sostituzione dell’amido, per la collatura in superficie della carta è impiegata tuttora per carte che richiedono particolari doti di durabilità (ad es. carta moneta). Impiegata nel passato anche come adesivo nel restauro.
E’ insolubile in acqua fredda nella quale rigonfia gradatamente assorbendo acqua da 5 a 10 volte il suo peso. Le soluzioni di colla sono soluzioni colloidali del tipo sol (v. soluzione colloidale) e si preparano facendo dapprima rigonfiare il materiale in acqua fredda per 24 ore a cui segue un moderato riscaldamento (attorno ai 40°C) che completa la solubilizzazione. Il riscaldamento non deve avvenire a temperatura troppo elevata, né essere protratto troppo a lungo per evitare l’azione denaturante (degradante) del calore sulle proteine. Per raffreddamento ed evaporazione dell’acqua tende a trasformarsi in gel (v. soluzione colloidale).
L'impiego di gelatina è, oggi, oggetto di discussione sia per la sua scarsa reversibilità, poiché tende a ingiallire e ad alterare il colore delle pellicole pittoriche e perché facilmente aggredibile da microrganismi e insetti. Idonea nel restauro di legature antiche perché, essendo diretta discendente del collagene, ha un coefficiente di dilatazione termoigrometrico confrontabile con esso; per tale motivo il risarcimento non ha tendenza a distaccarsi a seguito delle escursioni dimensionali del pezzo restaurato, cosa questa che può accadere con gli adesivi sintetici.
Gelatinizzare
detto anche gelatinare, termine usato dai restauratori per indicare l'operazione di collatura derivante dal fatto che, per tale operazione, si usava la gelatina (v. collatura).
Gelatinizzazione
effetto del passaggio da uno stato solido a uno gelatinoso senza separazione di liquido. Nella pergamena tale effetto è causato da una prolungata azione dell'acqua.
Giro di compensazione
v. compensazione.
Giuoco
v. canale.
Goffratura
Impressione a secco ottenuta mediante pressione, in modo da ottenere un effetto rilievo. Tecnica usata per i tagli (goffrati) e per la pelle.
Gola
taglio del volume opposto al dorso, detto anche "anteriore". La gola segue logicamente la forma del dorso, se tondo la gola sarà concava, se piatto la gola sarà piatta.
Talvolta con gola si indicano gli alloggiamenti dei nervi di cucitura sui piatti (v. incasso).
Gomma
materiale elastico utilizzato per cancellare.
Nel restauro usato nelle operazioni di sgommatura (v.) o pulizia a secco (v.).
Oggi fornita anche in forma di tamponi o in polvere.
Gomme vegetali
prodotti di secrezione di alcune piante, della classe dei polisaccaridi (zuccheri) a struttura assai complessa. Sono solubili o rigonfiabili in acqua e insolubili nei solventi organici.
Da non confondere con gli elastomeri (materiali elastici, insolubili in acqua, di natura resinosa, di origine naturale (derivati del caucciù) o artificiale) definiti spesso nel linguaggio comune col nome di gomme.
Le gomme vegetali che hanno trovato maggior impiego sono:
- la gomma arabica, prodotto di essudazione di alcune acacie diffuse in Africa, ad es. l’acacia del Senegal (famiglia delle Leguminose), stimolata da piccole incisioni nella corteccia del tronco. E’ solubile in acqua anche a freddo.
- la gomma adragante, prodotto di essudazione dei rami dell’Astragalus (famiglia delle Leguminose) diffuso in Grecia, Turchia, Asia minore. Non si scioglie in maniera apprezzabile in acqua ma rigonfia, assorbendone quantità assai rilevanti e formando una pasta mucillaginosa.
- la gomma di ciliegio, prodotto di essudazione di diversi alberi da frutto. E’ leggermente più solubile della gomma adragante.
Impiegate come addensanti negli inchiostri antichi, in particolare la gomma arabica, e come leganti per i pigmenti.
Gora
traccia, macchia, alone presente su documenti che hanno subito l'azione dell'acqua o di altre sostanze estranee.
Se dovuta a polvere o fango può essere rimossa mediante accurati lavaggi con acqua, max. 40°C, per immersione previo saggio della solubilità degli inchiostri.
In caso di impossibilità di procedere ai lavaggi, un qualche risultato si può ottenere tamponando con opportune soluzioni su tavola aspirante (v. tavola sotto vuoto).
Goretex
membrana di politetrafluoroetilene espanso che permette il passaggio dell'umidità sotto specie di vapore, inerte chimicamente, permeabile all'aria, idrorepellente.
Di grande utilità per l'ammorbidimento di pergamene ondulate e contorte. La metodologia prevede di avvolgere la pergamena da ammorbidire in una sorta di pacchetto costituito da un foglio di materiale impermeabile, un foglio di carta assorbente bagnata, un foglio di goretex, un foglio di reemay, un altro foglio di materiale impermeabile, e di lasciare agire per un tempo variabile prima di sottoporre il documento a successivo tiraggio o spianamento.
Grado di bianco
misura del grado di bianchezza della carta.
Detto anche indice riflettometrico nel blue, è determinato con un riflettometro a filtri per mezzo della radiazione blue ottenuta facendo passare la luce di lampade a incandescenza attraverso un apposito filtro e misurando la porzione di luce riflessa dalla carta.
Grado di polimerizzazione
La cellulosa è un polimero naturale lineare (macromolecola) costituito da un numero variabile (da 3000 a 5000 circa) di unità anidro D (+) glucosio (monomero) legate tra loro da legami 1-4-b glucosidici.
Si definisce grado di polimerizzazione il numero di volte in cui ciascuna unità monomerica è ripetuta nella macromolecola. Tuttavia poiché una determinata cellulosa non è mai costituita da catene polimeriche aventi tutte esattamente la stessa lunghezza, bensì da catene di lunghezza uguale, minore o maggiore di un certo valore medio, ci si riferisce più esattamente al grado di polimerizzazione medio.
Il grado di polimerizzazione medio della cellulosa varia in funzione della sua provenienza e diminuisce a seguito dei trattamenti termici e chimici che essa subisce in fase di fabbricazione della carta. Tende altresì a diminuire a causa dei processi di degrado della carta in quanto questi ultimi solitamente comportano una frammentazione della catena polimerica.
Graffa
elemento metallico curvo, di chiusura di un volume, posto all'estremità della bindella (v.), che si aggancia alla contrograffa (v.) posta sul bordo del piatto. (v. fig. n. 8)
Graffio
solco, lacerazione accidentale procurata su una superficie liscia.
Grafite
minerale usato per matite.
Nel restauro una matita di pura grafite è utilizzata nell'operazione di numerazione delle carte prima della scucitura dei volumi.
Tale materiale resiste ai lavaggi, non crea sbavature ed è reversibile.
Qualunque modifica o correzione necessaria va eseguita prima delle operazioni che prevedono l'utilizzo di adesivo che produce un parziale fissaggio del segno.
Grammatura
peso in grammi di un foglio di carta di superficie pari a un metro quadrato.
Caratteristica importante dal punto di vista commerciale e tecnologico.
Influenza direttamente le caratteristiche di resistenza, talune ottiche e quelle connesse con la permeabilità ai fluidi.
Grana
superficie esterna della pelle caratterizzata dalla distribuzione superficiale dei follicoli piliferi.
Greca
particolare seghetto con il quale si eseguono, sul dorso dei fascicoli da rilegare, solchi ove si adagiano le catenelle (v.) di cucitura o i nervi.
Grecaggio
operazione preliminare a un tipo di cucitura mediante la quale si ricavano, con la greca (v.), solchi, canali o intacche, con o senza asportazione di materiale, sul dorso dei fascicoli da rilegare allo scopo di agevolare l'operazione di cucitura. Dopo l'operazione di grecaggio il filo, infatti, passerà agevolmente nei canali già preparati.
Solitamente tale operazione è associata alla cucitura su corde.
In presenza di nervi di cucitura, questi, alloggiati nei solchi prodotti, si dicono nervi in traccia.
Nel restauro conservativo archivistico tale operazione non è consentita.
Grecare
v. grecaggio.
Grumo
addensamento di fibre presenti in carte nelle quali l'impasto fibroso non è uniformemente distribuito. Tale addensamento è riscontrabile anche in una carta risarcita mediante il restauro meccanico (v.) (leaf casting) ed è spesso dovuta a un insufficiente o non corretto uso del separatore di fibre. Questo difetto comporta un ispessimento della carta in corrispondenza del grumo.
Guardia
v. carta di guardia.
Gugliata
lunghezza di filo scelta in base al tipo di cucitura da effettuare.
Laddove siano da cucire un numero limitato di fascicoli è bene utilizzare una sola gugliata. In caso di più fascicoli è necessario ricorrere a più gugliate unite tra loro dal cappio di congiunzione o nodo da legatore (v.), da effettuare in corrispondenza delle catenelle.
Igroespansività
proprietà di un foglio di carta di allungarsi o accorciarsi con il variare dell’umidità relativa dell'ambiente di conservazione.
Le variazioni igroscopiche delle fibre sono sempre accompagnate da fenomeni di rigonfiamento o di restringimento.
L'aumento del volume delle fibre e quindi del foglio é molto forte in direzione radiale, trascurabile in direzione longitudinale.
Igrografo
strumento che registra, fornendo un diagramma, le variazioni di umidità nel tempo.
Igrometro
strumento usato per determinare il grado di umidità dell'aria. Ne esistono di due tipi uno detto " a capello" e l'altro elettrico.
Igroscopicità
proprietà che hanno alcune sostanze e materiali di assorbire il vapore d'acqua.
La carta, la pergamena e il legno sono materiali igroscopici e presentano variazioni dimensionali in seguito all'assorbimento dell'acqua.
Illuminazione
elemento di fondamentale importanza per una corretta conservazione.
Come per quanto detto per l’umidità, un ambiente buio può favorire la formazione di muffe. Un corretto valore per l’illuminazione è di circa 50 lux. E’ inoltre necessario filtrare le radiazioni ai raggi ultravioletti.
Imbarcamento
incurvamento più o meno accentuato delle assi (v.) delle legature.
Imbastitura
cucitura provvisoria che teneva fermi i fascicoli in attesa di una cucitura definitiva.
Nei documenti d'archivio, in particolare negli atti notarili, tale imbastitura è spesso visibile anche dopo la cucitura definitiva. I segni dell’originale imbastitura non devono essere oggetto di alcun intervento di restauro.
Imbrachettatura
operazione mediante la quale si uniscono, con striscia di carta giapponese sottile e a fibre lunghe, le parti di un bifoglio divise in tutto (brachette di congiunzione) o in parte (brachette di rinforzo), onde permettere le operazioni di cucitura.
Si procede all'imbrachettatura anche in caso di foglio singolo da cucire a cavallo del quinterno (v. rinforzo).
Imbrecciatura
v. pergamena.
Imbrunimento
fenomeno che si manifesta sulla carta a causa di processi degradativi, in particolare l'ossidazione provocata dalla esposizione alla luce (radiazioni ultraviolette) che portano alla formazione di prodotti colorati.
Le carte contenenti lignina sono le più soggette a imbrunire per azione della luce.
Il fenomeno può essere anche causato dalla migrazione lungo il foglio e sui fogli contigui della acidità degli inchiostri in particolare di quelli ferro-gallo-tannici.
L'imbrunimento oltre a essere un segnale di reazioni degradative, rende difficile la leggibilità del testo perché riduce il contrasto tra fondo e scrittura (v. ossidazione).
Immersione
termine generico indicante l'immissione totale di un documento in un liquido o soluzione rispondente a una specifica operazione (lavaggio, deacidificazione, distacco, ammorbidimento, etc.).
Tale operazione deve essere sempre preceduta da un attento sondaggio della solubilità degli inchiostri e della resistenza meccanica del pezzo da trattare.
Impasto
v. pasta
Impressione a secco
detta anche a freddo, decorazione delle coperte in cuoio o pergamena eseguita ricorrendo a punzoni metallici, detti comunemente ferri, utilizzati caldi senza ricorso alla foglia d'oro (v. decorazione).
Impuntura
cucitura a punti visibili e uguali eseguita perimetralmente sul recto e sul verso del materiale di copertura delle legature.
Nelle legature di archivio oltre alla funzione ornamentale può tenere insieme due pelli senza l'utilizzazione di alcun adesivo.
Incapsulazione
tecnica di consolidamento, messa a punto dagli Stati Uniti d'America negli anni 70, consistente nel porre documenti fragili tra due fogli di materiale plastico poliestere saldati ai margini con nastro biadesivo.
Tecnica successivamente abbandonata per i numerosi inconvenienti riscontrati nei documenti trattati (traslucidità del poliestere, accrescimento del peso del documento).
Incartonatura
operazione di legatura consistente nell'inserimento dei nervi di cucitura, opportunamente preparati, nei fori e successivamente negli alloggiamenti realizzati sulle assi in legno o in cartone.
La stessa tecnica vale per le anime o ripieni di capitelli.
Incassatura
operazione consistente nel preparare sui piatti, generalmente in legno (talvolta cartone) un'apposita sede per l'alloggiamento di placche decorative di vario materiale. Il vocabolo è utilizzato, talvolta, anche per indicare l'operazione consistente nell'inserimento del volume nella coperta già preparata.
Incasso
uno o più alloggiamenti dei nervi di cucitura predisposti sulle assi lignee delle coperte. Tali alloggiamenti possono avere diverse forme (rettangolare, circolare, a V, triangolare, concava) e disposizione (allineati e/o paralleli).
Se i nervi di cucitura sono in spago, previa sfilacciatura, vanno incollati e bloccati con cunei di legno, se in cuoio vanno incollati e/o inchiodati.
Cunei in legno sono utilizzati per impedire il movimento dei nervi negli alloggiamenti e chiodi, in legno o in metallo, per il fissaggio dei nervi stessi; spesso è utilizzato anche adesivo.
Incastro
v. rattoppo.
Inchiostro
preparato, generalmente liquido, che permette di tracciare, su supporti idonei, segni diversi dal fondo.
L'inchiostro più antico è quello di carbone che consisteva in una mistura di carbone polverizzato e leganti di natura diversa (gomma arabica, albume d'uovo, miele, colla di pesce, olio di lino).
Successivamente il carbone fu sostituito dal nerofumo, una polvere nera più fine, vellutata e leggera, ottenuta bruciando, in presenza di pochissima aria, legni resinosi (abete, pino) o sostanze come la gelatina, la feccia di vino seccata, la pece, i tralci di vite.
Tale inchiostro costituito essenzialmente da carbone, un elemento inerte, non è soggetto ad alterazione chimica e non è pericoloso per il supporto; presenta però due aspetti negativi che certamente ne hanno limitato l’utilizzo:
la possibilità di gorare in presenza di acqua;
di non essere sufficientemente ancorato al supporto e quindi facilmente asportabile per lavaggio o anche per semplice abrasione (v. palinsesto).
Negli interventi di restauro bisogna porre particolare attenzione ai trattamenti acquosi e all’utilizzo di prodotti a base acquosa. Nei casi di estrema solubilità, ricorrere ai trattamenti a secco o alle operazioni di fissaggio.
Nel Medioevo l’inchiostro al nerofumo fu sostituito dall’inchiostro ferrogallotannico nel quale il colore nero era ottenuto per reazione chimica tra il solfato ferroso (vetriolo verde), ottenuto per ossidazione all’aria della pirite (solfuro di ferro), e gli acidi tannico e gallico, estratti da prodotti naturali (noci di galla, corteccia della quercia e del castagno, cupole delle ghiande, scorza del melograno). Il gallotannato ferroso formatosi era di colore bruno; l’inchiostro andava annerendosi nel giro di due settimane per ossidazione all’aria (trasformazione del gallotannato ferroso in ferrico). Il gallotannato ferrico era rappresentato da particelle fini le quali rimanevano in sospensione (v.) nel solvente (acqua, vino, aceto, quest’ultimo anche con funzioni antisettiche). La stabilità della sospensione era perciò molto relativa nel senso che le particelle nere tendevano a riunirsi in aggregati di maggior volume che precipitavano sul fondo del recipiente decolorando l’inchiostro. Per prolungare la stabilità di questa sospensione si ricorse all’aggiunta di un agente addensante (di solito gomma arabica, ma anche gomma adragante, albume d’uovo, gelatina, miele, olio di lino, olio di noce) che, oltretutto, dava viscosità all’inchiostro evitandone lo spandimento e agiva come adesivo facendo aderire le particelle di inchiostro al supporto.
la tendenza a imbrunire nel tempo, con conseguente riduzione della leggibilità del testo, in presenza di un eccesso di solfato ferroso nella composizione di partenza che tende a trasformarsi lentamente in idrossido di ferro (fenomeno simile a quello di formazione della ruggine);
l'acidità che in qualche caso perfora la carta, provoca la migrazione dell’inchiostro verso le zone circostanti con conseguente formazione di aloni bruni attorno alla scrittura e infragilimento della carta sul verso dello stesso foglio e sui fogli adiacenti, producendo un effetto di scrittura marrone in senso inverso come davanti a uno specchio.
L’acidità dell’inchiostro non ha di solito provocato danni alla pergamena perché questa possiede al suo interno una sufficiente riserva alcalina, derivante dal processo di lavorazione della pelle.
Per la neutralizzazione dell’acidità (v. deacidificazione).
Incisione
Nel restauro il termine è usato per indicare il procedimento con il quale si incide la carta giapponese, scelta per il rattoppo di una lacuna o di un taglio con un punteruolo, seguendo il profilo della lacuna, si strappa poi la carta in corrispondenza del tracciato e la si incolla sulle parti da risarcire.
Incollaggio a tamburo
operazione mediante la quale si incollano, solo perimetralmente, le controguardie sui contropiatti.
Con tale termine si indica anche una tecnica di spianamento senza ricorso né a pesi né a presse. Lo spianamento è in questo caso ottenuto dalla trazione fornita da carte giapponesi, poste sopra il documento umido da spianare, collate perimetralmente sul piano di appoggio.
Incunabolo
libro stampato nel XV sec. quando l'arte della stampa era appena nata, quasi ancora "in cuna".
Indicatori del pH
v. cartina al tornasole.
Indorsatura
operazione di legatura tendente a rinforzare, mediante applicazione con adesivo di strisce di vari materiali (tela di canapa, garza, carta, pergamena), il dorso nei volumi cuciti sia su nastro che su nervo.
L'indorsatura annulla anche gli spazi tra i fascicoli rendendo il dorso liscio e uniforme.
In caso di dorso con nervatura vera (nervi a rilievo) l'indorsatura viene effettuata solo in corrispondenza delle caselle ed è detta a pettine.
Durante questa operazione è possibile perfezionare l'andamento circolare o convesso del dorso battendo, con apposito martello stondato, sui fascicoli già cuciti e tenuti saldi tra le ganasce del torchio: in questa fase di lavorazione si può ottenere il morso o spigolo (v.).
L'indorsatura può prevedere l'inserimento di un tubo di carta foderato che ha la funzione di proteggere la pelle del dorso dalle sollecitazioni dell'apertura e chiusura del volume, in tale caso l'indorsatura è detta " a tubo".
Dopo l'indorsatura si procede alla copertura del volume.
Comunemente per l'indorsatura, oggi, si utilizza colla mista, cioè formata da Tylose MH 300 p e Vinavil 59.
Nel passato oltre alla pergamena, alla tela, alla carta era molto comune l'utilizzo di strisce di cuoio, opportunamente scarnite e assottigliate, utilizzando il lato carne rivolto verso il dorso del volume.
Ingiallimento
v. imbrunimento.
Innesto
nel restauro termine comunemente usato per indicare l’operazione di recupero delle coperte in pelle o pergamena consistente nell'inserimento di una pelle o pergamena nuova, opportunamente sgusciata, a risarcimento delle lacune dell'originale (v. sguscio).
In quarto
v. formato.
Inserto
v. rattoppo.
Intacca
fenditura praticata sull'asse per l'inserimento della bindella (v.).
Intaccare
detto del cartone, indica l'operazione con la quale questo viene inciso in profondità senza tagliarlo del tutto dividendolo in due parti.
Integrazione
v. rattoppo.
Interfogliare
interporre tra i documenti da restaurare supporti di sostegno e protezione.
L'interfogliazione prima dei lavaggi è effettuata con carte filtro o fogli di poliestere (reemay), per le operazioni che prevedono l'utilizzo di adesivi, con fogli di carta siliconata o reemay.
Anche operazione di pronto intervento per carte che hanno subito l'azione dell'acqua (allagamenti, alluvioni etc.) consistente nell'interporre tra i documenti fogli di carta assorbente per evitarne il compattamento.
Intonso
detto di un volume le cui carte non sono tagliate in corrispondenza dei margini ma solamente piegate.
Inumidimento
v. wetting.
Invecchiamento accelerato
detto di un supporto, test per il quale è sottoposto per un certo tempo a elevati valori di temperatura e umidità che cercano di simulare il normale trascorrere del tempo.
Alcune caratteristiche, fisiche e chimiche, del supporto vengono controllate prima e dopo l'invecchiamento.
Il test può essere impiegato, ad esempio, per valutare la vita utile di una carta, cioè per verificare se essa sia idonea per documenti destinati alla lunga conservazione oppure per saggiare se un prodotto da utilizzare nel restauro possa dar luogo, nel tempo, a un danno per i documenti da trattare.
Il test non si applica direttamente sui documenti originali ma su campioni simulati costituiti da un semplice intreccio fibroso senza altri elementi aggiunti tranne quelli da esaminare. (v. carta Whatman)
Invecchiamento artificiale
v. invecchiamento accelerato.
Invecchiamento naturale
effetto delle trasformazioni chimiche e fisiche prodotte su un documento dal trascorrere del tempo. Tale inevitabile processo di degrado può essere rallentato da idonei sistemi di conservazione.
Involucri ninfalidi
sorta di capsule all'interno delle quali avviene la metamorfosi dallo stadio larvale a quello adulto degli insetti a metamorfosi completa. Sono costituiti da prodotti della masticazione e da concrezioni escrementizie.
Irrigidimento
detto di un supporto, indica lo stato patologico per il quale esso diventa rigido e allo stesso tempo più fragile. Utilizzato, per esempio, per la pergamena indica uno stato di disidratazione e di infragilimento delle fibre.
Ispessimento
v. grumo.
Labbro
v. falda
Labbro del piatto
superficie corrispondente allo spessore dell'asse o piatto. (v. fig. n. 6)
Lacci
detti anche correggiole, elementi presenti in alcune legature aventi funzione di chiusura del volume onde preservarlo dalla polvere.
I materiali più comunemente usati sono pelle allumata, cuoio, seta o fettuccia.
Nella legatura d'archivio la chiusura è talvolta garantita da una patta, (v.) prolungamento di uno dei due piatti, munita di laccio in pelle allumata che si blocca arrotolandosi intorno a un bottone (v.), anch'esso in pelle allumata posto sul piatto anteriore, o da un altro laccio.
Lacerazione
danno, generalmente di origine meccanica, presente nei documenti, consistente in uno strappo (v.) del supporto originale.
Per il restauro della lacerazione v. sutura.
Lacuna
danno presente sui documenti consistente nella perdita di una o più parti della superficie originale del supporto (v. frammento).
Nel restauro si interviene con l'operazione di rattoppo (v.), consistente nell'inserimento di carta giapponese scelta a seconda dello spessore dell'originale e della metodologia che si intende applicare (v. carta giapponese).
Lamina
striscia, solitamente in metallo, posta nelle legature a protezione dei materiali di copertura lungo i margini dei piatti talvolta rimboccata sui labbri.
Laminazione
detta anche plastificazione, tecnica di consolidamento tendente a fornire rinforzo al documento mediante una foderatura con pellicola di acetato di cellulosa, sul recto e sul verso sotto pressa a caldo.
Il materiale plastico sotto la pressione a caldo penetrando tra le fibre della carta si salda al documento e lo rinforza.
Tale metodologia, messa a punto negli anni trenta, non è più applicata in Italia ma ancora in uso in alcuni paesi.
Lampada di wood (o Fluotest)
apparecchio utilizzato per osservare la fluorescenza (emissione di radiazione elettromagnetica che è causata dal flusso di una qualche forma di energia nel corpo emittente e che cessa di colpo al cessare dell'eccitazione) emessa dagli oggetti quando sono investiti da radiazioni ultraviolette.
I moderni apparecchi lavorano nel campo dell'UV a onde corte (254 micron) e onde lunghe (366 micron).
Può venire utilizzato per rendere visibili scritture sbiadite, nell'esame dei palinsesti, nel restauro di quadri per la determinazione di pitture sovrapposte, in esami di autenticità.
Lancetta
utensile metallico a lama fissa utilizzato in molte operazioni di legatoria.
Larva
stato iniziale del ciclo biologico degli insetti olometaboli, cioè a metamorfosi completa (es. tarlo v.).
Lato carne
parte interna della pelle dell’animale (v. strato reticolare)
Lato pelo
parte esterna della pelle originariamente coperta di peli.
Latte di calce
il termine indica comunemente la miscela di calce e acqua in cui si immerge la pergamena (v.) per l'operazione di sgrassatura durante il processo di manifattura della stessa.
Latte di fico
sostanza lattiginosa bianca che si estrae dai rami del fico, utilizzata nel passato per favorire l'applicazione dei colori nelle miniature.
Lavaggio
operazione di pulizia per via umida, solitamente effettuata con acqua.
L'operazione di lavaggio deve essere sempre preceduta da accurati test di solubilità (v.) di tutti gli inchiostri.
Data l'alta capacità della cellulosa ad assorbire gli elementi inorganici con i quali viene a contatto è bene che l'acqua del lavaggio sia deionizzata.
La penetrazione dell'acqua nella carta, quindi un lavaggio profondo e accurato, è favorita da un preliminare trattamento con soluzione idroalcolica, generalmente 50%.
Per un migliore rendimento è bene procedere al lavaggio utilizzando acqua max. 40°.
L'acqua del lavaggio deve essere cambiata di frequente poiché in essa si potrebbe verificare un'alta concentrazione di acidità.
Ogni documento prima dell'operazione deve essere supportato, solitamente da carte da filtro o meglio da "tessuto non tessuto" (reemay) che lo sostengono permettendo la manipolazione senza rischio di strappi (v. interfogliare).
Un accurato lavaggio rende il supporto elastico e flessibile.
Il lavaggio può essere effettuato per immersione o per tamponamento quando lo sporco da rimuovere è circoscritto a un'area limitata.
Spesso si ricorre a un lavaggio, detto "a pelo d'acqua" per documenti fragili e con inchiostri relativamente stabili. Tale operazione è meno traumatica di una totale immersione.
Leaf-casting
termine anglosassone utilizzato per definire il restauro meccanico (v.).
Leather dressing
termine anglosassone entrato nell'uso comune del restauro per indicare le operazioni e le sostanze, solitamente grasse, utilizzate per i trattamenti di recupero del cuoio (pulitura, ammorbidimento, ingrassaggio etc.).
Per tali operazioni la ricerca di prodotti idonei è ancora in fase di studio e necessita di ulteriori sperimentazioni.
La pulitura del cuoio può essere ottenuta anche con un trattamento con soluzione idroalcolica o di metilcellulosa, solo in caso di coperte molto sporche e gravemente disidratate, non altrimenti trattabili a secco.
Legacci
v. lacci.
Legante
prodotto utilizzato per disperdere i pigmenti colorati con funzione di tenere saldamente unite tra loro le particelle di pigmento (proprietà coesiva) e di farle altrettanto saldamente aderire alla superficie del supporto (proprietà adesiva).
Al momento dell’applicazione deve trovarsi allo stato fluido per formare con i pigmenti in polvere un impasto stabile, omogeneo e stendibile con una opportuna viscosità.
Si usa indicare con il termine “tempera” la dispersione dei pigmenti in polvere nel legante e con il termine “temperare” l’azione di dispersione allo scopo di ottenere un impasto colorato facilmente stendibile in forma di stesura pittorica sui supporti.
Nel passato erano di solito impiegati vari prodotti naturali.
Nella pittura medioevale e rinascimentale su tavola si faceva uso essenzialmente del rosso d’uovo diluito in acqua. Per i manoscritti miniati erano adoperate colle animali (di pesce, di pergamena), bianco d’uovo e gomme vegetali (gomma arabica, gomma adragante) da soli o in miscela. Nella tarda pittura su tavola e nella pittura su tela a partire dalla fine del Rinascimento vennero utilizzati gli oli siccativi (olio di semi di lino, di noce, di papavero) iniziando con tecniche miste di oli emulsionati con uovo, colle, caseina, latte.
Attualmente sono ancora in uso gli oli siccativi, ma vengono impiegati anche polimeri di sintesi in emulsione acquosa.
Legatura
elemento di un volume costituito da più componenti in materiali diversi con funzione di protezione e ornamento dei fascicoli cuciti.
Si distingue in diversi tipi a seconda delle metodologie di esecuzione, delle caratteristiche intrinseche e delle aree di provenienza. Qui di seguito alcuni esempi di legature:
legatura a busta: caratterizzata da un risvolto, solitamente prolungamento del piatto posteriore fornito di laccio di chiusura e di bottone, fissato, sul piatto anteriore (v. patta). (v. fig. n. 9)
legatura a cartella: detta anche incartonata, caratterizzata da una coperta (piatti e dorso) allestita separatamente al volume e ad esso unita.
legatura ad assi scoperte: legatura frequente negli archivi, caratterizzata da assi e dorso a nudo cioè senza rivestimento.
legatura aldina: elegante legatura del '500 utilizzata da A. Manuzio, in particolare per le riedizioni a stampa dei classici; caratterizzata dall'impiego di marocchino, piatti in cartone con lineari decorazioni perimetrali e placca al centro del quadrante.
legatura alla greca: caratterizzata da coperta in pelle , dorso liscio (privo di nervi) staccato, capitello molto spesso e sporgente talvolta doppio incollato direttamente al dorso del volume cucito a catenella.
legatura all'americana: detta anche a taglio incollato o a gomma o a colla; caratteristica legatura moderna, effettuata incollando fogli singoli lungo il dorso. Talvolta può essere rinforzata da fili di stoppa (cascame del lino o della canapa) incollati anch'essi sul dorso.
legatura a placchetta o Placca: caratterizzata da un medaglione centrale, piastra sottile di metallo scolpita a bassorilievo con nastri intrecciati o lettere incise poste al centro dei piatti (v. incassatura).
legatura bodoniana: caratterizzata da semplice coperta in cartone pesto rivestito di carta monocolore, a dorso piatto senza nervi e senza taglio dei margini, usata da G. B. Bodoni. L'ancoraggio della compagine delle carte alla coperta è ottenuto incollando le controguardie.
legatura d'archivio: caratterizzata da coperta in pergamena floscia o semifloscia (piatti non rinforzati da cartoni o da un solo cartone leggero), capitello tronco (non inserito nei piatti), priva di adesivo in tutte le sue parti, cucitura su nervo di cuoio spaccato, corregge in cuoio con disegni a losanghe in pelle allumata, lacci di chiusura. (v. fig. n. 10). I documenti più rappresentativi di tale legatura sono gli atti notarili.
legatura in brochure: detta anche legatura rustica:caratterizzata da coperta in carta o in leggero cartone con il solo dorso incollato senza nervi con i fascicoli tenuti insieme da catenelle.
legatura incartonata: caratterizzata dall'inserimento dei nervi di cucitura nei cartoni che formano i quadranti della coperta. Questa legatura è eseguita direttamente sulla compagine rilegata delle carte. I piatti possono essere a vista o rivestiti di vario materiale.
legatura incatenata: detta di preziosa legatura alla quale veniva applicata una catena che la teneva ancorata al pluteo per evitare che fosse soggetta a furti. Solitamente tale legatura era molto pesante e di notevoli dimensioni.
legatura in mezza pelle (pergamena - tela): caratterizzata dal dorso e generalmente 1/3, 1/5, 1/7 della larghezza del piatto, in pelle o in pergamena o in tela. Frequentemente tale legatura presenta anche gli angoli o punte in pelle o in pergamena o in tela e i piatti in carta.
legatura monastica:legatura italiana eseguita nell'ambito della cultura monastica del Medio Evo. (v. fig. n. 11). Oggi il termine indica tutte le legature in cuoio su assi. Caratterizzata da assi lignee e dorso rivestiti in pelle, spesso sbalzata, con nervi di cucitura a rilievo, solitamente di notevoli dimensioni.
L'anima del capitello è incartonata, previa sfilacciatura, negli appositi alloggiamenti predisposti sulle assi, così come i nervi di cucitura.
Spesso tale legatura è fornita di borchie, fermagli, cantonali e lamine.
La cucitura, detta "alla cappuccina”, è su nervo, singolo o doppio, di materiale vegetale.
Lepisma saccharina
meglio noto con il nome di pesciolino d'argento, insetto infestante il materiale bibliografico e archivistico.
Vive in ambiente umido, si procura il cibo di notte.
Predilige l'amido, la pasta di pura cellulosa e le colle di origine animale.
Procura sulla carta piccole erosioni con contorni irregolari.
Lesina
utensile costituito da una punta dritta o curva supportata da un manico, utilizzato nelle operazioni di legatoria. (v. fig. n. 18)
Lignina
polimero di natura aromatica a struttura tridimensionale.
È uno dei costituenti principali di molti tessuti vegetali e del legno in particolare.
È incorporata nella parete delle fibre dove è strettamente associata alla cellulosa; cementa tra loro le fibre stesse conferendo rigidità.
Una carta contenente lignina, ad esempio la carta per quotidiani, è di cattiva qualità e poco durevole: la lignina infatti tende a degradarsi per effetto della luce, dell'umidità e del calore dando luogo a un gran numero di composti differenti tra cui alcuni cromofori (sostanze colorate) che causano ingiallimento del foglio di carta.
Per la sua completa eliminazione si ricorre a trattamenti chimici e termici, con l'ottenimento della pasta chimica di cellulosa seguiti da un trattamento di sbianca.
Linguetta
stretta striscia di pergamena che ancora un sigillo (v.) pendente al documento.
Liofilizzazione
metodo impiegato per l'asciugatura di documenti congelati; tutta l'acqua contenuta nel documento passa direttamente dallo stato solido a quello di vapore.
I documenti così trattati subiscono una forte disidratazione e necessitano di un certo tempo prima di riacquistare la loro flessibilità. Particolari attenzioni e cautele devono essere adottate in caso di trattamento su cuoi degradati e sulle pergamene.
Lip
abbreviazione che indica il livello delle informazioni potenzialmente deducibili da un documento. Con il lip si individuano informazioni di natura diversa legate al manufatto; tale livello è massimo al momento della manifattura del documento e decresce via via con il passare del tempo, per cause accidentali e per gli interventi di restauro che, comunque, producono un'alterazione dello stato originale. Un restauro può definirsi corretto se mantiene il lip al valore posseduto dal manufatto prima dell'intervento o non lo altera di molto.
Loose guard
operazione per la quale due brachette di carta da restauro sono cucite solidali al primo e ultimo quinterno, dopo la cucitura le alette esterne di entrambe le brachette sono incollate ai fogli di guardia adiacenti.
Questa operazione, oltre a garantire una maggiore saldezza del primo e ultimo fascicolo alle carte di guardia, ha anche la funzione di nascondere la cucitura.
Losanga
disegno geometrico romboidale presente sulle legature d'archivio, con corregge (v.) sui piatti; oltre alla funzione decorativa contribuisce all'ancoraggio dei nervi del volume cucito, alla coperta.
Luogo di conservazione
spazio fisico in cui i documenti sono conservati.
Luxmetro
strumento utilizzato per la misurazione dei valori dell'illuminamento.
L'unità di misura dell'illuminamento è il lux cioè l'illuminamento dovuto a un flusso uniforme di un lumen ripartito su 1 m2 di superficie.
Macchia
traccia circoscritta di materiale estraneo incorporato nei supporti e visibile sulla superficie, di natura (muffe, colla o altro) e colore diversi dal resto. Per le operazioni di rimozione delle macchie v. smacchiamento.
Macerazione
v. cuoio
Maculatura
traccia lasciata sul supporto da macchie (v.) di natura e colore diversi
Nel restauro è possibile alleggerire tale segno di impurità ricorrendo alle operazioni di smacchiamento (v.) e sbiancamento (v.).
Mandorla
motivo ornamentale solitamente impresso al centro dei piatti delle legature.
Manifattura
insieme delle lavorazioni necessarie a trasformare una materia prima in manufatto. I materiali impiegati nel restauro subiscono generalmente trattamenti manuali, come ad esempio la pergamena, la carta, la pelle.
Manoscritto
termine che indica qualunque documento scritto a mano. Più generalmente viene definito manoscritto ogni opera risalente a prima dell'invenzione della stampa.
Marca
v. filigrana
Margine
detto anche bordo, indica la superficie perimetrale allo specchio di rigatura; a seconda del lato che si vuole definire prende il nome di margine esterno (o anteriore), margine di testa (o superiore), margine di piede (o inferiore), margine interno (o posteriore).
Il termine di "margine riportato" indica una striscia di carta o pergamena aggiunta a uno dei margini per uniformare le dimensioni di una carta alle altre.
Marmoratura
tecnica di decorazione per carte utilizzate per risguardie o per complemento delle legature in mezza pelle o mezza pergamena.
Solitamente venivano preparate dal legatore, oggi sono prodotte industrialmente.
Nel passato era frequente la marmoratura anche dei tagli dei volumi e delle pelli di rivestimento.
Marocchino
tipo di cuoio finissimo e morbido, leggermente rugoso, ottenuto dalla pelle di capra o montone conciata con galla o sommacco e variamente colorata, più frequentemente di rosso.
Solitamente utilizzato per le coperte di volumi orientali, frequentemente decorate in oro.
Martello
utensile costituito da un blocco di ferro di foggia varia, con manico solitamente in legno. Nelle operazioni di legatoria è utilizzato un martello detto a penna piatta (v. fig. n. 12) per formare lo spigolo.
Mazzo
v. busta.
Mazzuolo
arnese di legno del legatore che permette, tra l'altro, l'arrotondamento del dorso dei volumi. (v. fig. n. 13)
Mediazione grafica
termine generico per indicare qualsiasi tratto tracciato su un supporto scrittorio con qualunque sostanza.
(v. inchiostro, acquarello, tempera, carboncino etc.).
Membranaceo
attributo, sinonimo di pergamenaceo, utilizzato per definire materiali in pergamena.
Mending
termine anglosassone entrato nell'uso comune del restauro per indicare le operazioni di risarcimento o rattoppo (v.) dei documenti.
Merletto
decorazione delle legature di lusso incisa a rotella sull'unghiatura e talvolta anche sul labbro del piatto.
Metilcellulosa
polvere fibrosa di peso molecolare indefinito, di colore bianco grigiastro.
È solubile in acqua rigonfiandosi e dando luogo a una soluzione colloidale viscosa a reazione neutra.
Una soluzione acquosa si prepara disperdendo la metilcellulosa in acqua sotto agitazione.
La soluzione così preparata è stabile a temperatura ambiente; se si scalda a 60°-70°C la sua viscosità aumenta e gelifica.
La solubilità dipende anche dal grado di sostituzione dei gruppi ossidrilici; esistono in commercio prodotti ad alta e bassa sostituzione.
È solubile inoltre in acetato di etile, benzene, toluene, xilene, acetato di butile, acetone, metanolo, butanolo, tetracloruro di carbonio, acido acetico glaciale; è insolubile in etanolo, etere etilico e cloroformio.
Ha spiccate proprietà collanti e mantiene bene l'adesione anche dopo esposizione a bassa e alta temperatura.
Si impiega con disperdente, ispessente, emulsionante, collante e legante; entra nella preparazione di diverse colle e serve per l'incollaggio nell'industria cartaria.
Nel restauro si preferisce impiegare il prodotto puro; ad esempio la metilcellulosa ad alta sostituzione viene con successo impiegata nel fissaggio di pellicole pittoriche preparando una soluzione allo 0,5% in peso/volume disciolta in metanolo/cloruro di metilene 20/80 in volume.
La solubilità di tale adesivo in acqua o nei due solventi suindicati rende il fissaggio, e comunque un qualsiasi incollaggio, reversibile.
Migrazione
detto di inchiostri che si sono trasferiti verso le zone circostanti o dal recto al verso di una carta o su carte adiacenti per azione della loro acidità o per effetto di trattamenti a umido.
Miniatura
prodotto dell'arte di dipingere in piccole dimensioni, particolarmente su pergamena, avorio, cartoncino.
La parola deriva dal latino "minium", il colore rosso usato nel Medio Evo per tracciare le grandi lettere iniziali e i titoli dei manoscritti.
Le miniature, generalmente usate come ornamento del codice manoscritto, talvolta sono vere e proprie opere pittoriche.
I codici miniati, solitamente in pergamena, sono tra le più alte testimonianze della civiltà artistica del Medio Evo e del Rinascimento.
Tecnicamente si può considerare una pittura a tempera costituita da un pigmento colorato (v. pigmento) disperso in un legante (v. legante) che ha la funzione di tenere saldamente assieme le particelle del pigmento e di farle altrettanto saldamente aderire alla superficie del supporto. Nella maggior parte dei casi il supporto è pergamena, di solito bifogli cuciti tra loro a formare un codice.
I danni, ai quali le miniature sono particolarmente soggette, possono essere così classificati:
- polverizzazione del colore e conseguente trasferimento alle pagine adiacenti per perdita di coesione tra le particelle del pigmento provocata dalla disgregazione del legante, dovuta alla degradazione nel tempo e da azioni abrasive di varia origine;
- fessurazione dello strato pittorico e distacco in scaglie per perdita di adesione del pigmento al supporto. Tale fenomeno è provocato dalle escursioni termoigrometriche dell’ambiente di conservazione, infatti, la pellicola pittorica è adesa su un materiale, la pergamena, fortemente igroscopico che subisce notevoli escursioni dimensionali, che la pellicola pittorica non riesce a seguire al variare delle condizioni termoigrometriche ambientali; oltretutto il supporto non è bloccato nei suoi movimenti come avviene per la tela dei dipinti fissata su telaio.
Una consultazione frequente e poco accorta favorisce l’estendersi del danno. Le decorazioni miniate tendono infatti a distaccarsi preferenzialmente nella zona di maggior flessione che viene a crearsi all’atto del voltare pagina.
I danni descritti richiedono interventi di restauro atti a recuperare la condizione originaria ossia ripristinare la coesione tra le particelle del pigmento (impiego di fissativi) e l’adesione delle stesse al supporto (impiego di adesivi).
Nella pratica un unico prodotto può andar bene nei due casi. Oggi è in uso l’impiego della metilcellulosa ad alta sostituzione, dell’alcol polivinilico, del Klucel G e, raramente, del Paraloid B72.
Mola
disco di pietra arenaria che si fa girare a guisa di ruota per affilare bisturi, lame, lancette, coltelli e scarnitoi.
Montaggio in passe partout
operazione con la quale si pratica una finestra su un foglio di cartone durevole alla conservazione perché funga da cornice a un documento.
Mordente
sostanza capace di fissarsi alla fibra, sia animale che vegetale, e di insolubilizzare successivamente un colorante solubile in acqua, facendolo aderire tenacemente alla fibra stessa permettendo così la sua tintura.
Si impiega nel caso in cui il colorante non abbia presa sulle fibre. In tal caso la tintura avviene in due fasi: la prima fase, detta mordenzatura, consiste nella preparazione della fibra con un mordente; la seconda, la vera tintura, è la fissazione del colore sulla fibra già mordenzata. Come mordenti sono utilizzati sali di alluminio, ferro, cromo, stagno e più raramente rame, nichel e piombo. Col processo di mordenzatura si fissano alcuni atomi metallici sulla fibra; il colorante, pur non avendo affinità con la fibra, si fissa su di essa tramite tali atomi metallici, formando sistemi complessi del tipo colorante-metallo-fibra.
La grande maggioranza dei coloranti naturali utilizzati nell’antichità avevano bisogno per tingere dell’ausilio del mordente.
Nella legatoria questa sostanza è utilizzata nella tintura dei materiali di rivestimento.
Morso
detto anche spigolo, scalino, realizzato al momento dell'indorsatura, che compensa il dislivello tra l'asse del piatto e il dorso. (v. fig. n. 7)
Per ottenere il morso o spigolo v. battidorso e martello.
La profondità del morso deve corrispondere allo spessore del piatto. Lo spazio che si forma tra lo spigolo del cartone e il morso si dice giuoco o canale (v.).
Muffe
nome generico usato per indicare funghi appartenenti a varie famiglie che, in particolari condizioni, possono svilupparsi sui supporti organici.
Mussola
Tessuto di cotone utilizzato solitamente nella operazione di indorsatura. Talvolta, rinforzata con carta giapponese, è posta come schermo nella cucitura per evitare che l’adesivo, utilizzato sul dorso della coperta in pelle, passi sul dorso delle carte.
Mutilo
detto di un volume incompleto perché mancante di una o più parti essenziali.
Nastro
v. lacci.
Il termine cucitura su nastro individua il nervo di cucitura utilizzato nelle legature moderne, solitamente fettuccia (v.).
Nastro adesivo
materiale generalmente formato da due componenti: un supporto cartaceo o plastico o telato e un adesivo capace di legarsi, mediante pressione, ad altri supporti.
Il comportamento dei nastri adesivi cambia a secondo della loro composizione come cambiano i solventi adatti alla rimozione.
I nastri più antichi erano, generalmente, costituiti da gomme plastiche che si degradavano per ossidazione procurando ingiallimento e residui appiccicosi sui supporti. Spesso tali adesivi sono penetrati così profondamente nelle fibre del supporto che, se anche possibile rimuovere la componente esterna del nastro adesivo, è impossibile rimuovere l'adesivo penetrato nella carta.
Sono causa di notevoli danni per i documenti d'archivio, in particolare per quelli di grande formato e per i registri sui quali nel passato vennero posti nel tentativo di fermare tagli o lacerazioni o perdita di frammenti.
Per la rimozione dei nastri adesivi i solventi (v.) più comunemente usati sono: acetone, toluene, xilolo, cloroformio, alcol etilico etc. È indispensabile sempre saggiare gli inchiostri che potrebbero, durante la rimozione dei nastri, venire a contatto con i solventi.
Nervatura
termine raro indicante il rialzo sporgente sul dorso del volume formato dai nervi di cucitura. (v. fig. n. 7)
Le nervature possono essere vere o false cioè non formate dall'anima di cucitura ma da spessori posticci all'interno della coperta; in questo caso si chiamano "falsi nervi".
Quando la sporgenza sul dorso è costituita da un nervo doppio la nervatura si dice doppia.
I nervi rialzati o veri possono essere evidenziati con operazioni di staffilatura (v.) del volume o con pinze tiranervi.
Nervo
dicesi nervo o anima o supporto di cucitura quel materiale, cuoio, pelle, spago, fettucce etc., intorno al quale viene fatto passare il filo per cucire tra loro i fascicoli.
I nervi di cuoio o spago variano in struttura (nervi singoli o doppi), in numero (da un minimo di due a tanti quanti ne richiede l'altezza del dorso), in larghezza e spessore.
I nervi sono elementi che concorrono all'ancoraggio (v.) della compagine dei fascicoli alla coperta quando sono passanti, inseriti o incassati. Possono anche essere tronchi.
I nervi doppi possono essere costituiti da una striscia di pelle tagliata longitudinalmente al centro, da una striscia tagliata e arrotolata, da due strisce tagliate e arrotolate o accostate o da due spaghi accostati.
Nervo in traccia
v. grecaggio.
Nicchia
v. doratura.
Noce di galla
escrescenza di varia forma e grandezza che si forma su alcune parti di piante (foglie, giovani rami, gemme) in seguito alla puntura che taluni insetti effettuano allo scopo di depositare le loro uova. La pianta reagisce sviluppando tutto intorno un tessuto legnoso, a forma più o meno tondeggiante, dove le uova si schiudono e si compiono le metamorfosi. Contiene acido tannico e gallico in quantità variabili in funzione della zona di provenienza e dell’epoca di raccolta. Utilizzata nella preparazione degli inchiostri ferrogallotannici.
Nodo da legatore
detto anche cappio di congiunzione, giuntura dei fili di cucitura solitamente posta all'interno della piega dei fascicoli.
Il numero è indice del numero delle gugliate di cucitura. Oggi si tende a eseguire le giunture all'esterno, in corrispondenza delle catenelle.
Nodosità
ispessimento circoscritto della pelle o della pergamena, solitamente dovuto a ferite cicatrizzate.
Nottolino
attrezzo che serve per bloccare i nervi di cucitura al di sotto del piano del telaio. Comunemente i legatori utilizzano vari sistemi per ottenere tale bloccaggio quali nodi sul nervo, chiodi, zeppe in legno etc.
Numerazione
v. cartulazione.
Occhiellatrice
attrezzatura, solitamente utilizzata in cartotecnica, per ottenere fori rinforzati da occhielli metallici ove passano i lacci di chiusura dei faldoni.
Olio di mandorle
sostanza liquida ottenuta spremendo mandorle, utilizzata per fare aderire al materiale di copertura delle legature la foglia d'oro.
L'olio di mandorle, poiché non lascia untuosità e aloni, non modifica, l'aspetto ottico della pelle.
Olio di piede di bue
sostanza liquida ricavata dalla tritatura e bollitura in acqua delle zampe dei bovini. Utilizzata come lubrificante di cuoi e pelli. Nel restauro è presente in molte creme per ingrassaggio delle coperte in pelle.
Ombelico
detto anche perno, cilindro solitamente ligneo, intorno al quale venivano arrotolate pergamene in volumen. All'estremità dell'ombelico sono talvolta presenti due pomelli.
Nel restauro dei documenti di grande formato un ombelico in legno, costituito da due aste semicircolari fissate ai lati minori su un apposito prolungamento in carta giapponese, è posto, in caso di arrotolamento e conservazione in verticale, a protezione dei margini.
Ondulazione
detto di un supporto indica l'incurvamento della superficie per azione dell'umidità o del calore.
Opacità
proprietà della carta di non lasciarsi attraversare dalla luce.
Tale proprietà è fondamentale nelle carte da scrivere o da stampa, perché permette la lettura del testo senza l'interferenza dello scritto presente sul verso dello stesso foglio o dei fogli adiacenti o sottostanti nel caso di volumi rilegati.
Aumentano l'opacità di una carta le materie incorporate nella pasta, la riducono la raffinazione e l'impregnazione con olio, paraffina e simili.
Operazioni a secco
serie di trattamenti effettuati sui documenti che non prevedono l'utilizzo di solventi o soluzioni.
Fanno parte di tale categoria: la numerazione, la spolveratura, la sgommatura o pulizia a secco, la velatura a caldo.
Operazioni a umido
dette anche trattamenti per via umida, serie di trattamenti effettuati sui documenti che prevedono l'utilizzo di solventi o soluzioni acquose o di altra natura. Fanno parte di tale categoria: la prova di solubilità degli inchiostri, la misurazione del pH, lo wetting, il lavaggio, la deacidificazione, lo smacchiamento, la ricollatura, il rattoppo, la velatura a umido. Tali operazioni possono comportare il rischio di solubilizzare gli inchiostri presenti sul documento (v. fissaggio).
Operazioni preliminari
serie di esami e analisi miranti alla conoscenza dello stato di conservazione di un documento al fine di programmarne le operazioni di restauro.
Oro in foglia
oro zecchino battuto a mano ridotto in sottilissime lamine utilizzato per decorare i volumi (dorso, piatti, taglio) mediante impressioni a secco o a caldo. I supporti vanno opportunamente trattati prima di ricevere la decorazione (v. doratura).
Oro in polvere
oro ridotto in polvere tale da poter essere applicato con pennello su una superficie opportunamente preparata.
Ossidazione
processo chimico per il quale la specie chimica che si ossida perde elettroni mentre, contemporaneamente, un'altra specie chimica, che si riduce, ne acquista.
Per tale motivo il termine corretto è ossidoriduzione. Nella cellulosa provoca la frammentazione delle catene polimeriche e l'introduzione, nei punti di rottura, di gruppi carbossili a carattere acido. Nel restauro sostanze impiegate per alcune operazioni come lo sbiancamento e smacchiamento sono ossidanti (ipoclorito di sodio, acqua ossigenata), per questo l'uso va limitato e, subito dopo il trattamento, vanno eliminate mediante lavaggi.
Ossido di etilene
v. disinfezione.
Ossidoriduzione
v. ossidazione.
Pacco
v. busta.
Pagina
una delle due facce di un foglio. Nelle carte, solitamente, dicesi recto la pagina dispari e verso quella pari.
Paletta
strumento del legatore costituito da una matrice metallica semicircolare e da un manico che, mediante pressione, lascia un'impronta sul materiale di copertura.
Palinsesto
documento in pergamena sul quale è stata raschiata la scrittura originale con la pomice e sovrapposta nuovamente un'altra.
Paper-splitting
termine anglosassone utilizzato per definire la tecnica di sfaldamento della carta che permette di dividere esattamente un foglio in due parti nel senso dello spessore. Nel restauro permette l'apposizione di un supporto di rinforzo all'interno del documento degradato senza compromettere la leggibilità del testo. Tale tecnica, nota da più di 150 anni, non viene praticata in Italia.
Papiro
materiale scrittorio in foglio ottenuto dal fusto di una pianta acquatica opportunamente lavorata.
Parametri ambientali
v. temperatura e umidità relativa.
Pareggiare
operazione tendente a livellare le carte prima delle operazioni di cucitura; solitamente le carte sono pareggiate in testa.
Pasta
detta anche impasto o polpa, indica un insieme di fibre di varia natura raffinate e sbiancate in sospensione acquosa utilizzato per la preparazione del foglio di carta. Un impasto fibroso di cellulosa viene usato anche nel restauro meccanico (v.).
Patta
prolungamento del piatto posteriore o anteriore, generalmente presente nelle legature a busta. Detto anche risvolto o ribalta, tale prolungamento, coprendo il taglio anteriore, ripiega sul piatto opposto per un terzo o per metà dello stesso. La patta è spesso corredata di lacci di chiusura e/o bottone. (v. fig. n. 9)
Pelle
tessuto di rivestimento degli animali che, a seconda dei trattamenti ai quali è sottoposto, si trasforma in pergamena (v.) o in cuoio (v.).
Pelle allumata
pelle di animale conciata all'allume di rocca che la rende bianca, morbida ma poco resistente all'acqua e alle eventuali successive colorazioni.
Pellicola di pergamena
materiale costituito dall'epidermide della pergamena e ottenuto per delaminazione dello stessa mediante incisione con bisturi e strappo.
Nel restauro è utilizzata per le operazioni di saldatura dei tagli e sutura degli strappi su pergamena.
La pellicola è adesa al supporto da restaurare con adesivo misto Tylose MH 300 p. addizionato di una minima percentuale di Vinavil 59.
Pennello
utensile costituito da un mazzetto di peli animali fissati all'estremità di un'asticciola o di un manico. Può essere piatto o tondo, di notevoli dimensioni (pennellesse) e anche di pochissimi peli. Si sceglie in base agli interventi da eseguire sia nel restauro che in legatoria.
Perforazione
termine generalmente usato per indicare il degrado operato sui documenti cartacei dall'azione dell'acidità degli inchiostri.
Pergamena
supporto scrittorio, usato anticamente, ricavato dal derma di una pelle di vari animali (pecora, capra, vitello). Esaminata in sezione la pelle risulta costituita da tre strati: epidermide o epiderma, derma e ipoderma; gli spessori variano a seconda dell'animale e a seconda delle parti del corpo da cui proviene la pelle.
L'epidermide è la parte più esterna costituita a sua volta da uno strato corneo, da uno lucido e da uno granuloso.
Il derma, lo strato intermedio, è quello da cui si ottiene la pergamena ed è costituito da fibre di collagene (v.) intrecciate. Il derma è costituito a sua volta da uno strato esterno detto strato papillare o fiore (v.) e da uno più interno detto strato reticolare (v.) o carniccio. La lavorazione della pergamena prevede l'asportazione del vello, dell'epidermide e dell'ipoderma per utilizzare il derma.
La pelle utilizzata per ottenere una pergamena non subisce trattamento di concia.
Anticamente, come testimoniano testi romani e greci, per le operazioni di depilazione si usavano infusi vegetali, sterco e farina.
La lavorazione della pergamena comprende i seguenti trattamenti:
- scuoiatura;
- essiccamento mediante esposizione al sole;
- salatura, consistente nella conservazione sotto sale delle pelli;
- rinverdimento, consistente nell'immersione in acqua delle pelli essiccate al sole e sotto sale; tale operazione elimina il sale e reidrata la pelle, oltre a pulirla;
- prima calcinazione, operazione tendente a eliminare il pelo. Le pelli vengono immerse in una soluzione satura di idrossido di calcio che indebolisce l'epidermide, favorendone il distacco dal derma.
- depilazione, operazione che permette l'eliminazione dei peli, si effettua manualmente con l'ausilio di un coltello a mezza luna;
- seconda calcinazione, per l'eliminazione dell'ipoderma successivamente le pelli vengono immerse ancora in un bagno di calce;
- lavaggio in acqua. Una certa quantità di idrossido rimane sulla pergamena sotto forma di carbonato di calcio che costituisce una riserva alcalina che la proteggerà da eventuali insorgenze di acidità.
- montaggio su telaio, operazione nella quale le pelli vengono poste in tensione (imbrecciate) con l'ausilio di sassolini fissati con spaghi al telaio;
- scarnitura, operazione nella quale il derma viene liberato dell'ipoderma;
- secondo lavaggio;
- essiccamento, le pergamene ancora montate su telaio, vengono poste ad asciugare;
- lisciatura, trattamento con pomice per rendere la pergamena liscia,
Dopo l'operazione di calcinazione, qualora la pelle sia sottoposta all'operazione di purga, diviene cuoio (v.). Il restauro del materiale membranaceo deve essere eseguito solo in casi di reale necessità: i risarcimenti devono essere in doppia carta giapponese e adesivo Tylose MH 300 p, le suture con pellicola di pergamena.
Il restauro nel passato era eseguito con pergamene. Controlli diacronici di materiale restaurato hanno evidenziato, però, problemi di trazione e rigetto, per questo si è optato per il restauro con carta giapponese. Il restauro di pergamene utilizzate come coperte deve essere, invece, eseguito con pergamene di recente manifattura e colla mista di Tylose MH 300 p e Vinavil 59 in piccola percentuale. È sconsigliata la velatura su tale materiale. Nel recupero di coperte le trazioni tra la pergamena originale e quella di recente manifattura sono meno frequenti in quanto il materiale è ancorato ai piatti, supportato e tenuto in tensione.
pH
indice che esprime il carattere acido, neutro o basico di una soluzione acquosa. Tale indice varia da 0 a 14, un valore pari a 7 indica neutralità, l'acidità è maggiore quanto minore è il valore, un valore maggiore di 7 indica alcalinità tanto maggiore quanto maggiore è il valore. È improprio parlare di pH della carta perché la carta è un materiale solido e l'acqua che essa contiene è sotto forma tale che non si presta alla misurazione. Per questo motivo in base alla sua definizione il pH della carta è misurabile solo mettendo in contatto, per un certo tempo la carta e l'acqua in modo che in quest'ultima si sciolgano le sostanze contenute nella prima che danno reazione acida o alcalina.
Per la determinazione del pH si possono seguire due procedimenti:
- per estrazione, (prova distruttiva) che avviene mediante macerazione della carta in acqua e misurazione del pH della soluzione ottenuta.
- per contatto, (prova non distruttiva) ottenuta ponendo una goccia d'acqua bidistillata sul supporto e misurandone il pH dopo un certo tempo.
Lo strumento per queste due misurazioni è il piaccametro (v.). Altro metodo più grossolano, per individuare la presenza di acidità quando questa sia piuttosto pronunciata, ricorre all'utilizzazione di cartine indicatori universali sensibili (v. cartina al tornasole) che, poste a contatto con un liquido acquoso, assumono colore diverso a seconda del grado di acidità.
Generalmente tendono a una colorazione rossa a contatto con liquidi molto acidi, verde con liquidi neutri e azzurra con liquidi alcalini. Tra queste estreme colorazioni ne esistono di intermedie contraddistinte da numeri relativi a una scala cromatica. Questi numeri indicano il valore del pH.
Piaccametro
strumento per la rilevazione del grado di acidità di supporti. Prima di ogni misurazione è bene tarare lo strumento. La misurazione ottenuta indica il pH (v.). Per la rilevazione del pH di supporti cartacei documentari è solitamente usato un piaccametro con elettrodo combinato piatto che grazie a questa caratteristica può essere appoggiato su superfici piane.
Piatto
uno degli elementi rigidi che concorrono alla formazione della coperta. (v. fig. n. 7) Possono essere in cartone o, anticamente in più strati di carte o pergamena o legno (v. asse).
Piclaggio
trattamento preliminare della concia al cromo che rende la pelle acida. Con questo trattamento la pelle viene portata a valori molto bassi di pH (pH 2,5 o meno) in modo che i sali minerali della concia possano meglio reagire con le fibre di collagene.
Piede
termine usato in varie accezioni quali: unità di misura per le pelli e pergamene corrispondente a un quadrato avente un lato di cm 30, 48; anche parte inferiore del volume e della pagina e di tutte le sue componenti quali capitello di piede, taglio di piede etc.
Piega
detta anche plica o fondello, indica la parte interna del volume corrispondente alla cucitura dei fascicoli. Nei documenti in pergamena è detta plica la parte inferiore ripiegata e bloccata dalle cordicelle dei sigilli pendenti.
Pieghetta
v. stecca d'osso.
Pietra ad acqua
accessorio necessario per affilare utensili forniti di lama come bisturi, lancette e altro. Il tipo a olio è utilizzato per affilare scarnitoi (v.).
Pigmento
polvere fine, colorata, di natura prevalentemente inorganica, insolubile nel mezzo disperdente (v. legante) col quale forma un impasto più o meno denso con potere coprente. E’ insolubile in acqua, nei leganti e nella maggior parte dei solventi. E’ di origine naturale minerale (ad es. il lapislazzuli, l’azzurrite, la malachite, le ocre, le terre), artificiale (ad es. la biacca, il blu oltremare artificiale che ricalca approssimativamente la composizione chimica del lapislazzuli, il minio) o sintetica cioè ottenuto per reazione chimica da altri composti (ad es. il verdigris ottenuto anticamente per corrosione di lamine di rame con l’aceto). Alcuni pigmenti come ad es. il cinabro e l’orpimento sono presenti in natura allo stato minerale, ma sono stati anche prodotti artificialmente.
Pinza tiranervi
utensile, usato dal legatore per fare aderire ed evidenziare sul dorso in pelle la presenza di nervature, costituito da due ganasce d'acciaio unite da una cerniera. (v. fig. n. 14)
Pirografia
motivo ornamentale ottenuto con una punta metallica rovente sul materiale (cartone, asse, pelle) di copertura delle legature.
Placca
matrice unica o composta da più fregi utilizzata per impressione sulle coperte.
Placchetta
sottile piastrina di metallo con la quale la bindella (v.) è inchiodata al piatto.
Plastificazione
v. laminazione.
Plica
v. piega.
Pluteo
tipico leggio in legno delle biblioteche medievali e rinascimentali usato anche come sostegno per la conservazione e consultazione di codici preziosi (v. legatura incatenata).
Polimero
macromolecola che contiene fino a centinaia di migliaia di atomi, formata da un gran numero di unità più semplici (monomeri), chimicamente simili, unite insieme in modo regolare.
I polimeri possono dividersi in:
- naturali cioè che si trovano in natura sia nel regno vegetale (es. amido, cellulosa, gomma) che animale (lana, seta, collagene) o in ambedue contemporaneamente (es. proteine);
- artificiali che si ottengono elaborando le sostanze naturali ( es. rayon viscosa, acetato di cellulosa);
- sintetici che derivano da sintesi di laboratorio di composti più semplici (es. politene, nylon, polivinilcloruro).
Polpa
v. pasta.
Polverizzazione
sfarinamento in frazioni minime di un materiale. Per il materiale scrittorio, tale fenomeno è dovuto a diverse cause sia interne che esterne (v. degrado).
Pomello
v. ombelico.
Pomice
roccia effusiva a pasta vitrea utilizzata nella lavorazione della pergamena per l'operazione di lisciatura o pomiciatura.
Pressa
attrezzatura utilizzata nel restauro per spianare i documenti. Può essere di due tipi:
- manuale o a colpo costituita da piani in ghisa e da una ruota azionata manualmente collegata a una vite senza fine (v. fig. n. 15. Di vari formati, le più usate sono quelle con luce utile di cm. 50x70 e 70x100;
- oleodinamica costituita da due o più piani, azionati elettricamente e funzionanti mediante olio in pressione. I valori di pressione sono controllabili rapportando a essi la pressione del circuito di comando regolata da un pressostato. I piani di tali presse possono essere riscaldabili per permettere l'utilizzazione di adesivi termofusibili (v. velatura).
È vietato l'uso della pressa in caso di restauro di incisioni. miniature e altri documenti con rilievi che potrebbero essere attenuati o cancellati snaturando l'originale.
Prevenzione
termine generico che indica una serie di precauzioni e cautele tendenti a evitare il degrado sia di natura chimica, fisica e biologica dei beni culturali. Consiste nel controllo delle condizioni ambientali dei locali di conservazione, in periodici trattamenti di spolveratura, nella scelta di metodologie e prodotti idonei da utilizzare nel restauro in caso di documenti già danneggiati.
Si può dunque agire su fattori esterni di deterioramento, sia su fattori interni incorporando materiali e prodotti protettivi, come i trattamenti di deacidificazione. Appare oggi sconsigliabile l'uso di sostanze protettive da utilizzare nei trattamenti di restauro quali antiparassitari, fungicidi et similia in quanto sembrano non rispondere appieno a molti requisiti quali la bassa tossicità, la compatibilità con la collatura, l'inalterabilità, la reversibilità.
Protesi
Aggiunta di un pezzo mancante di una delle componenti del volume (es. protesi o prolungamento di un nervo di cucitura).
Protettivo
termine generico detto di sostanza che, applicata sulla superficie di un supporto, protegge dai diversi agenti ambientali.
Prove meccaniche
prove a cui si sottopongono i campioni di vari materiali da utilizzare nel campo della conservazione per valutare determinate proprietà quali: grammatura, spessore, resistenza alla trazione, resistenza allo scoppio, rigidità, doppia piega.
Psicrometro
strumento che misura l'umidità dell'aria mediante l'utilizzo di 2 termometri uno dei quali ha il bulbo costantemente mantenuto bagnato da una garza imbevuta di acqua distillata.
Psocide
detto anche pulce del libro, piccolo insetto attero o alato, vive in materiali secchi come ad esempio nella carta antica dove si nutre di leggere tracce di muffe.
Pulce del libro
v. psocide.
Pulizia a secco
serie di operazioni tendenti a eliminare elementi estranei sulla superficie del documento da trattare (sporcizia, incrostazioni, deiezioni di insetti, polvere etc.) mediante una leggera abrasione.
Gli strumenti da utilizzare vanno dagli aghi, ai bisturi, alle pennellesse o anche a emissioni regolabili d'aria. Possono essere usati anche polveri di gomma o sacchetti di cotone contenenti polvere di gomma. L'uso di adeguati sistemi o prodotti va vagliato caso per caso a seconda dello stato di conservazione del pezzo (es. evitare abrasioni su carte poco collate quindi, feltrose e porose, poiché si causerebbe il sollevamento delle fibre superficiali; su carte molto fragili per non lacerarle, su xilografie i cui rilievi possono risentire della pressione necessaria per rimuovere le impurità).
La polvere di gomma va direttamente utilizzata sul documento da pulire spargendola con leggero movimento rotatorio. Poco adatta la gomma pane in quanto le sostanze grasse in essa contenute possono lasciare aloni e patinature.
Ha dato buoni risultati la spugna di daino pressato (Wishab).
Punta
rivestimento triangolare degli angoli esterni di una coperta in mezza pelle o pergamena o tela o altro materiale, applicato quale rinforzo degli stessi. Qualora il rivestimento non sia visibile, ma nascosto dal materiale di copertura, è detta punta cieca.
Puntale
estremità della bindella, generalmente metallico, foggiato per inserirsi nell'apposito foro del tenone.
Dicesi puntale anche il cono metallico posto a rinforzo dell'estremità dei lacci di chiusura di volumi o di filze. (v. fig. n. 2)
Punteruolo
arnese utilizzato dal legatore per effettuare fori su cartoni, pelle, o altri materiali. (v. fig. n. 18)
Nel restauro può essere utilizzato per le operazioni di incisione (v.).
Punto
tratto di filo tra i fori di entrata e di uscita. A seconda della tecnica esecutiva della cucitura prende vari nomi (es.: punto avanti, punto a catenella, punto indietro, punto a smerlo etc.).
Punto pieno
cucitura su nervi nella quale il filo aggancia il fascicolo, da una catenella all'altra abbracciando i nervi, per tutta la sua lunghezza.
Mezzo punto
detto anche punto alternato. Cucitura su nervi nella quale il filo fuoriuscendo da un lato di un nervo rientra nel fascicolo successivo e, ancorato questo, riabbraccia il precedente.
Questo tipo di cucitura non sempre garantisce un'adeguata solidità del volume.
Punto semplice
cucitura in cui il filo esce su un lato del nervo e rientra abbracciandolo.
Punto intrecciato
cucitura in cui il filo, dopo essere uscito su un lato del nervo, accavalla il tratto di filo del fascicolo precedente e rientra all'altro lato del nervo.
Punto semplice su doppio nervo
tra i più frequenti tipi di cucitura dei documenti d'archivio. Il filo esce tra i due nervi (accostati o tagliati), gira intorno a un nervo, passa dietro a entrambi e rientra dal medesimo foro di uscita. In presenza di nervature vere lo spazio tra i punti di cucitura va compensato.
Punzone
arnese utilizzato a caldo nelle operazioni di doratura, per imprimere fregi o segni sul materiale di rivestimento delle legature.
Purga
v. cuoio.
Putrescenza
detto di materiali che in particolari condizioni termoigrometriche tendono a decomporsi.
Quadrante
v. asse.
Quaterno
gruppo di quattro fogli sciolti o legati tra loro pari a sedici pagine.
Quinterno
gruppo di cinque fogli piegati, sciolti o legati tra loro, pari a venti pagine.
Rammendo alla piega
operazione di rattoppo (v.) di piccole lacune presenti lungo la piega del dorso dei bifogli, laddove non é necessario procedere all'operazione di imbrachettatura (v. rinforzo). Solitamente si effettua lungo le piegature con carta velo giapponese in caso di lacune con carta di spessore uguale all'originale velo giapponese e adesivo Tylose MH 300 p.
Rastrelliera
attrezzatura per l'asciugatura in piano a temperatura ambiente dei documenti trattati a umido.
Oggi, comune è l'uso di quelle a piani reclinabili plastificati poste su ruote.
Rattoppo
riparazione di una carta, di una pergamena o di una pelle strappata, lacerata o lacunosa mediante apposizione di materiale idoneo, carta giapponese, pergamena o pelle e adesivo.
Nel restauro archivistico non è ammessa alcuna riproduzione imitativa del tratto scrittorio o dei segni decorativi sulla toppa ricostruita. La carta giapponese per il restauro di materiale cartaceo e membranaceo, scelta in base allo spessore dell'originale, apposta sulla lacuna, viene scarnita, mediante bisturi o altro utensile fornito di lama, lungo i margini della stessa; successivamente si appone adesivo lungo il perimetro della lacuna risarcita (v. carta giapponese). Le tecniche per l'esecuzione di questa operazione sono essenzialmente due: rattoppo per sovrapposizione, sopra descritto, e per incastro. Quest'ultimo prevede di segnare il profilo della lacuna da risarcire con un punteruolo, strappare la carta giapponese in corrispondenza del profilo tracciato, sovrapporre tale sagoma sulla lacuna incollando accuratamente lungo il perimetro le fibre lunghe marginali della carta giapponese con adesivo e far aderire con stecca d'osso. Il risultato di tale tecnica può migliorare se sul recto del documento sia posto un velo di carta giapponese che sostenga e uniformi il restauro. Il rattoppo può essere singolo o doppio: nel primo caso si ottiene mediante apposizione di una sola carta giapponese e velo, nel secondo caso mediante la tecnica a sandwich (v.). Nel rattoppo le vergelle della carta giapponese devono essere orientate in maniera tale da seguire il verso delle vergelle della carta originale da restaurare.
Recto
faccia o pagina di una carta, opposta al verso (v.).
Recupero
termine generico che indica una serie di cautele e interventi miranti alla salvaguardia dei documenti e alla loro futura conservazione e fruizione.
Detto di legature si intende il restauro delle coperte originali e il loro reinserimento sul volume.
Reemay
v. tessuto-non-tessuto.
Refe
v. filo
Registro
insieme di carte legate e ricoperte, predisposte per la successiva compilazione.
Reintegrazione
v. rattoppo.
Resina
prodotto di origine naturale o sintetica dotato di notevoli proprietà plastiche. Nel restauro archivistico resine sintetiche vengono utilizzate nella riproduzione di sigilli.
Resistenza alla doppia piega
prova meccanica tendente a misurare la resistenza alla piegatura di un campione di carta.
Resistenza alla lacerazione
prova meccanica tendente a misurare la forza necessaria a lacerare un campione di carta.
Resistenza alla rigidità
prova meccanica tendente a misurare la capacità di flettersi di un campione di carta.
Resistenza allo scoppio
prova meccanica tendente ad accertare la capacità di resistenza di un campione di carta a una pressione omogenea e crescente.
Resistenza alla trazione
prova meccanica effettuata mediante dinamometro con la quale si stabilisce il punto di rottura di un campione di carta sottoposto a trazioni crescenti.
Restauro conservativo
serie di operazioni miranti al recupero, ai fini della conservazione dei documenti deteriorati, sia migliorandone le caratteristiche meccaniche, sia bloccando, per quanto è possibile, i processi di degrado chimico‑fisico e biologico in atto. Tali interventi mirano a restituire al documento le funzioni d'uso e a garantire quanto più a lungo la trasmissibilità.
Restauro della legatura
insieme di operazioni tendenti al recupero di tutti gli elementi costituenti la legatura originale. Può prevedere il recupero senza smontaggio del volume, quando tutti gli elementi che lo compongono debbono essere solo rinforzati poiché ancora in grado di svolgere la loro funzione protettiva, in questo caso si tratterà di intervenire su determinate aree ancora solidali al volume, oppure il recupero solo di alcune parti della originaria legatura reinserita su una nuova.
Restauro manuale
si intendono con tale termine tutte quelle operazioni eseguite manualmente utilizzando solo piccoli arnesi (bisturi, lancetta, stecca d'osso, pennello etc.).
Restauro meccanico
serie di operazioni eseguite utilizzando un'apparecchiatura costituita da una macchina ponitrice di fibre di cellulosa che consente di risarcire le lacune, suturare le lacerazioni, ricostruire i margini. (v. fig. n. 16) Sostituisce alcune fasi del tradizionale restauro manuale, agendo esclusivamente nelle zone mancanti del documento reintegrandole. Tra le fibre di cellulosa depositate nelle parti mancanti e quelle del documento originale, lungo i margini della lacuna e delle lacerazioni, si instaurano gli stessi legami chimici presenti all'atto della fabbricazione della carta. Per ottenere una corretta reintegrazione l'impasto deve essere costituito, in opportune proporzioni, da fibre lunghe e da fibre raffinate. Le fibre lunghe e scarsamente raffinate aumentano la resistenza del supporto alle lacerazioni, quelle raffinate, cioè sfibrillate, permettono la formazione dei legami interfibra rendendo il foglio compatto e resistente alla trazione. Il restauro meccanico, detto anche leaf-casting, è preceduto da una serie di operazioni preliminari, alcune comuni al restauro manuale (numerazione delle carte, prova della solubilità degli inchiostri e dell'acidità, scucitura, spolveratura, lavaggi), altre proprie del restauro meccanico (scelta della pasta e preparazione dell'impasto fibroso).
Successivamente al restauro meccanico si può procedere, a seconda della necessità della carta, alla collatura o alla velatura. Il procedimento è totalmente reversibile in acqua. Oltre alla macchina ponitrice di fibre fa parte del kit anche uno spappolatore e un miscelatore di fibre.
Restauro parziale
detto anche piccolo restauro, si intendono con tale termine tutte quelle operazioni di recupero realizzate senza ricorrere alla scucitura del volume. Tale intervento, da preferire, ove possibile, allo smontaggio totale, riduce al minimo il rischio di perdita di testimonianze originali.
Si interviene, solitamente, su carte con danni di origine meccanica o su parti compromesse di legature (il dorso, ricostruzione di un nervo di cucitura, applicazione di una brachetta etc.). Il restauro parziale di una parte di una legatura avverrà inserendo i nuovi materiali sotto gli originali avendo cura di assottigliarne i margini di sovrapposizione onde evitare ispessimenti, in caso di pelle o pergamena tale operazione è comunemente detta" sguscio" (v.).
Reversibilità
detto di un prodotto per il restauro si intende la possibilità di rimuoverlo dal documento, in maniera pressoché totale, senza alcun danno per il supporto e/o per gli inchiostri. La rimozione si rende necessaria nel caso in cui il prodotto venga utilizzato in una fase intermedia del processo di restauro (fissaggio pigmenti seguito da trattamenti acquosi, velatura temporanea con Primal AC 33 etc.), oppure perché ricerche successive hanno portato all'individuazione di un prodotto più idoneo.
Detto di un intervento di restauro si intende la possibilità di riportare il documento allo status anteriore all'intervento stesso.
Rialzo
v. nervatura.
Ribalta
v. patta o risvolto.
Ribattino
detto anche rivetto, piccolo segmento metallico utilizzato per tenere solidali parti che vanno unite; ha la caratteristica di poter essere schiacciato e ribattuto alle due estremità. Nel restauro delle legature archivistiche è detto ribattino un chiodo, generalmente d'ottone, utilizzato per unire alle assi cantonali, fermagli, lamine etc. Tale chiodo, troncato in punta, viene ribattuto a formare una sorta di testa.
Ribattitura
Parte del materiale di copertura eccedente i tagli dei piatti, scarnita, ripiegata e fissata all'interno dei contropiatti. (v. fig. n. 6) I sistemi di fissaggio delle ribattiture variano a seconda del tipo di legatura:
- con colla nelle legature in pelle;
- con punti passanti e ribattuti all'interno dei piatti nelle legature semirigide;
- a incastro nelle legature flosce;
- semplicemente ripiegate in alcune legature d'archivio.
Riccio
dispositivo di aggancio presente sulla graffa (v.) o sulla contrograffa (v.), rappresentato da una incurvatura "a riccio" del metallo. (v. fig. n. 8)
Ricollatura
v. collatura.
Ricomposizione
operazione successiva al restauro consistente nel rimettere insieme i fascicoli secondo la sequenza originale in vista delle operazioni di rilegatura.
Rifacimento
termine generalmente usato nelle legature che prevedono un allestimento ex novo delle coperte mancanti o delle parti delle stesse (corregge, fermagli, lacci etc.). In questo caso il rifacimento deve essere scrupolosamente fedele alla tipologia della legatura mancante, deducibile, ove possibile, dai segni presenti o dalle legature degli atti della stessa serie archivistica.
Rifilatura
detta anche raffilatura, operazione di restauro consistente nel togliere e pareggiare il velo o la carta giapponese eccedenti i margini di una carta.
Tale operazione si effettua con forbici avendo la massima cura di non incidere i margini originali della carta restaurata. Nella legatoria moderna per rifilatura si intende l'operazione tendente a pareggiare i tagli di testa, di piede e la gola del volume con taglierina elettrica o manuale rendendoli lisci, compatti e uniformi.
Rigatura
antica operazione di preparazione di fogli membranacei prima della loro compilazione da parte dello scriba, consistente nel delimitare lo spazio assegnato alla scrittura o per segnare le righe a pagina piena o colonna. Per ottenere una rigatura regolare lo scrittore segnava prima con uno strumento a punta una serie di forellini che servissero da guida (v. foratura). Due e quattro forellini erano incisi in alto e in basso per eseguire le righe verticali altri erano incisi per eseguire le righe orizzontali sulle quali poggiare la scrittura. La rigatura veniva tracciata a secco perciò era sufficiente rigare il foglio solo da una parte perché i segni fossero visibili anche sull'altra. I diversi sistemi di rigatura permettono di riconoscere gli usi di particolari scuole e la loro cronologia.
Nel secolo XI si cominciò a usare la rigatura a piombo cioè a matita. Nel secolo XIV quella a inchiostro. Nel restauro è necessario porre la massima cautela nelle operazioni di spianamento, onde evitare lo schiacciamento e la conseguente cancellazione della rigatura. È bene perciò utilizzare una leggera pressione e condizionare il documento tra fogli di gommapiuma.
Rigonfiamento
effetto per il quale un materiale si dilata e si ispessisce a causa di un eccessivo assorbimento di umidità o di liquidi.
Rilegatura
termine con il quale, generalmente, si indica l'insieme delle operazioni che si effettuano per rilegare un volume, documenti già cuciti tra loro, e forniti di una coperta di rivestimento parzialmente recuperata o totalmente ricostruita.
Rimbocco
parte debordante intorno ai piatti del materiale di copertura delle legature.
Il rimbocco della cuffia è la parte debordante il dorso del volume (v. ribattitura).
Rinforzo
detto anche rinforzo alla piega, è quella sottile striscia di pergamena o carta posta in corrispondenza dell'intera lunghezza del dorso del bifoglio per migliorarne la resistenza alla cucitura.
Spesso è posta solo in corrispondenza del primo o dell'ultimo fascicolo, all'interno o all'esterno del bifoglio.
In alcuni volumi antichi tale rinforzo, costituito da frammenti estrapolati da volumi precedenti, è posto solo in corrispondenza del passaggio del filo.
Rinsaldo
v. collatura.
Rinverdimento
operazione della manifattura della pelle, ottenuta mediante immersione della stessa in acqua, possibilmente corrente, per un tempo variabile determinato dalla razza, specie, etc. al fine di prepararla alle successive lavorazioni (v. pergamena).
Ripartizione del dorso
operazione di legatura tendente a individuare, sul dorso, la corretta posizione dei nervi di cucitura e delle catenelle.
Ripieno
v. anima.
Risarcimento
v. rattoppo.
Riserva alcalina
deposito alcalino presente all’interno della carta e della pergamena che ha la funzione di proteggerle da future insorgenze di acidità da qualunque fonte esse derivino.
Nella carta viene aggiunta con la deacidificazione e il prodotto chimico che la costituisce dipende dal deacidificante impiegato. Nella pergamena è presente sotto forma di carbonato di calcio, derivante dalla fase di calcinazione nel processo di lavorazione della pelle (v. pergamena).
Risguardia
foglio di carta o pergamena posto all'interno dei piatti per nascondere i rimbocchi o i punti di fissaggio dei nervi da una parte e per proteggere i fogli di apertura e di chiusura del volume dall'altra (v. carta di guardia).
Risvolto
v. patta.
Ritocco
atto dell'intervenire con disegni e colori sulle lacune risarcite. Nel restauro archivistico è vietata ogni forma di ritocco.
Rivetto
v. ribattino.
Roditore
mammifero che arreca notevoli danni alla documentazione archivistica.
Negli archivi è presente laddove l'ambiente di conservazione non è isolato dall'esterno.
Degrada il materiale archivistico non a scopo alimentare.
Rotella
detta anche rotino, indica una matrice, generalmente metallica, recante un motivo ornamentale inciso sullo spessore del bordo. Usata dal legatore per effettuare impressioni a secco o con oro su vari materiali di copertura.
Rotolo
insieme di fogli, solitamente in pergamena, cuciti e/o incollati tra loro lungo i margini corti e arrotolati (volumen) talvolta intorno a una bacchetta o ombelico.(v.)
Rubrica
indice alfabetico delle registrazioni degli atti. Nei volumi antichi tale indice, intimamente legato al protocollo, è allegato spesso al protocollo stesso mediante cucitura o sciolto, inserito dopo le carte di guardia. La rubrica frequentemente presenta le segnature (numeriche o alfabetiche) in rosso. Nel restauro all'atto della legatura la rubrica, se fornita di propria coperta, viene condizionata come in originale altrimenti viene cucita al volume.
Sagoma
v. fenestratura.
Saldatura
operazione di restauro tendente a riunire, mediante apposizione di adesivo e fibre di carta giapponese e velina, i lembi di un taglio netto. Qualora il taglio sia sfrangiato l'operazione eseguita, con qualche variante metodologica, si chiama sutura (v.).
Sandwich
sistema di rattoppo (v.) eseguito con doppia carta giapponese una posta al di sotto e una al di sopra della lacuna da risarcire. Tale tecnica di rattoppo comporta che la carta giapponese scelta sia di spessore pari alla metà dell'originale da risarcire, l’operazione di scarnitura sarà doppia, una sul recto e una sul verso del documento da restaurare.
Sbaffatura
detta anche sbavatura, indica segni o freghi dovuti a deviazioni del tratto regolare del colore o dell'inchiostro.
Sbalzo
tipo di decorazione in rilievo impressa su un supporto, solitamente pelle, agendo con ferri opportuni sul verso.
Sbavatura
v. sbaffatura.
Sbiadimento
v. scolorimento.
Sbiancamento
operazione di restauro tendente a decolorare una macchia o un imbrunimento del supporto, formatisi a causa dell'alterazione chimica dei costituenti il supporto stesso provocata da cause di varia natura (ad es. conservazione in ambienti a elevata umidità con conseguente attacco microbiologico, esposizione alla luce).
Lo sbiancante è la sostanza chimica che opera lo sbiancamento agendo chimicamente tramite una reazione di ossido-riduzione. Il prodotto sbiancante può creare problemi ai supporti e agli inchiostri (specialmente quelli ferrogallotannici), per cui si consiglia di impiegarlo solo in casi di estrema necessità. In linea di massima quanto maggiore è l'efficacia sbiancante di un prodotto, tanto è maggiore la sua pericolosità. I prodotti più noti sono solitamente il permanganato di potassio, l'ipoclorito di sodio, l'ipoclorito di calcio, il clorito di sodio, la cloramina T, l'acqua ossigenata. Nella tabella stilata nel 1984 congiuntamente tra l'Istituto centrale per la Patologia del Libro e il Centro di Fotoriproduzione Legatoria e Restauro degli archivi di Stato si precisa che lo sbiancamento può essere effettuato solo in casi eccezionali in cui sia pregiudicata la leggibilità del testo e solo per i testi a stampa. I prodotti consigliati sono l'ipoclorito di calcio e l'acqua ossigenata, meno energici degli altri precedentemente citati, ma meno pericolosi per il supporto e l'inchiostro.
Scaglia
scheggia, frammento, che tende a dividersi dal materiale originale e/o dal supporto.
Scaldaferro
piccola attrezzatura utilizzata per riscaldare i ferri da doratura.
Scalfo
parte concava della pelle adiacente alle articolazioni dell'animale; in questa zona la pelle si presenta più sottile e porosa. Nel restauro di una pergamena non si deve intervenire sullo scalfo se non per suturare eventuali lacerazioni passibili di ulteriori danni.
Scarnitoio
coltello costituito da una lama di varie forme e da una impugnatura, usato per le operazioni di scarnitura della pelle (v.). Indispensabile nell’operazione dell’innesto (v.) per il recupero di legature in pelle.
Scarnitrice
attrezzatura a motore che consente una omogenea scarnitura della pelle, solitamente per le ribattiture, utilizzata principalmente in legatoria moderna. In commercio si trova anche il tipo da tavolo.
Scarnitura
operazione di restauro tendente ad asportare, sfibrandola mediante bisturi o altro utensile fornito di lama, l'eccesso di carta giapponese intorno ai margini della lacuna risarcita. (v. fig. n. 17) Successivamente all'operazione di scarnitura le fibre, sfrangiate, vengono fatte aderire all'originale con pennello imbibito di adesivo e steccate (v. steccatura).
È detta scarnitura o sguscio (v.) anche l'operazione di preparazione della pelle originale prima di un innesto con pelle moderna.
Scarnitura della pelle
operazione preliminare della legatura, consistente nell'assottigliare all'interno con apposito utensile (v. scarnitoio), gli angoli, il perimetro e il dorso della futura coperta. l'angolazione dello scarnitoio deve essere sempre parallela alla pelle da scarnire onde evitare tagli.
Scatola
contenitore allestito in materiale rigido, cartone, legno etc., fornito di coperchio, chiuso da tutti i lati, atto a conservare anche documenti sciolti, in piano.
Scheda di restauro
documento di identificazione del pezzo e strumento di lavoro, registra e documenta le segnature archivistiche, lo stato di conservazione del pezzo, le analisi degli inchiostri e le operazioni, i materiali, le metodologie impiegate, definendo prodotti ed esatte percentuali d'impiego.
Estremamente utile anche per verifiche diacroniche dei procedimenti adottati.
Schedatura
operazione preliminare al restauro consistente nel registrare su apposita scheda (v.) oltre ai dati di identificazione del pezzo da recuperare e lo stato di conservazione delle sue componenti, anche gli interventi da adottare.
Scolorimento
effetto della attenuazione, dovuta a diverse cause, dell'intensità del colore. Nel restauro tale effetto può essere provocato da inidonei o incauti trattamenti a umido.
Scompaginato
v. squinternato.
Scomparto
parte del dorso compresa tra i nervi di cucitura. Dopo il rivestimento tale parte prende il nome di casella (v.).
Screpolatura
detta anche crepa, effetto del formarsi di piccole e numerose fenditure superficiali.
Nei supporti scrittori tale effetto è frequentemente causato da repentine variazioni termoigrometriche.
Screziare
operazione indicante una tecnica di decorazione simile a quella a spruzzo (v.).
Segnacolo
v. segnalibro.
Segnalibro
detto anche segnacolo, uno o più nastri di colore diverso applicati al dorso o mobili, di lunghezza pari a una volta e mezza la lunghezza del volume, sporgenti al di sotto dello stesso. (v. fig. n. 7)
Segnatura
sistema di cifre e/o lettere usato per identificare ogni unità archivistica o bibliografica in rapporto alla sua collocazione.
Le segnature riportate su etichette incollate sui volumi o direttamente scritte sul materiale di copertura delle legature vanno, nel restauro, sempre recuperate e reinserite sul volume.
Sfaldamento
effetto per il quale un materiale si può dividere in falde nel senso dello spessore (v. sfaldatura).
Sfaldatura
detta anche paper splitting, operazione tendente a sfaldare, dividendola in due facciate, una carta. Dopo tale separazione, un velo è posto tra le due facciate come rinforzo interno della struttura del supporto. Tale metodo di rinforzo, ideato nel 1848 dal restauratore inglese Baldwin, è stato ulteriormente studiato e oggi meccanizzato a Lipsia; non è applicato in Italia.
Sfilacciatoio
utensile del legatore per assottigliare i trefoli dello spago (v. sfilacciatura. (v. fig. n. 18)
Sfilacciatura
operazione di legatura eseguita con uno sfilacciatoio (v.) per assottigliare i trefoli dello spago, nervo di cucitura e ripieno dei capitelli, all'atto dell'incartonatura del volume o del suo inserimento in cartella.
L'operazione, in entrambi i casi, agevola la penetrazione dei nervi nelle assi ed evita rilievi sulla coperta e sulle controguardie.
Sfioratura
Operazione con la quale il fiore della pelle viene asportato raschiando. Un cuoio sfiorato può essere consolidato con un trattamento di Klucel G (sciolto in alcol al 6%) o con Tylose MH 300 p.
Sfragistica
scienza che studia i sigilli.
Sfrangiatura
tecnica manuale, mediante la quale, si ottengono su carte da restauro filamenti atti a un migliore aggancio di queste con l'originale e a evitare antiestetici tagli netti. La sfrangiatura è solitamente eseguita per la preparazione di brachette.
Sgommatura
operazione di pulizia a secco, tendente a rimuovere dai supporti con gomma (v.) morbida, tamponi di gomma, pelle scamosciata o polvere di gomma, impurità e sporco resistente.
Tale operazione può essere effettuata su supporti in discreto stato di conservazione tali, comunque, da sopportare l'azione meccanica dello sfregamento.
Particolarmente indicate per essere sottoposte a tale trattamento sono le mappe e i documenti di una certa grammatura.
Sguardie
v. risguardia.
Sguscio
termine generalmente usato per indicare l'operazione di restauro tendente ad assottigliare i margini di una pelle o pergamena nuova da porre sotto la pelle o pergamena originale nel recupero di una coperta (v. restauro parziale).
Entrambe vanno scarnite con un utensile fornito di lama che opera con angolazione parallela al supporto da trattare.
Sigillo
elemento fisico che caratterizza i documenti pubblici, recante impresse figure e/o legende, con funzione di autenticazione del testo documentario (v. bulla). Il sigillo può essere di diversa materia (cera, oro, argento, piombo) e può avere un diverso sistema di applicazione. Può essere sia pendente, legato al documento da un cordoncino o fili intrecciati di seta e di canapa fatti passare attraverso il lembo inferiore del foglio ripiegato (v. plica) o da una linguetta in pergamena, oppure può essere impresso, incassato e aderente cioè applicato direttamente al documento. In questi ultimi casi può presentare un controsigillo impresso sul verso. Nel restauro gli interventi devono essere i meno invasivi possibili; i risarcimenti di parti mancanti vanno limitati ai soli casi di rischio per la futura conservazione del pezzo.
I sigilli pendenti sono spesso forniti di una piccola teca (v.) in legno o metallo atta a proteggerli da urti e traumi.
Sigillografia
v. sfragistica.
Similcuoio
detto anche similpelle o cuoio artificiale. Il termine indica una serie di materiali di recente manifattura, costituiti da un supporto plastico sul quale è impresso un disegno simile alla grana del cuoio.
Similoro
v. doratura.
Smacchiamento
operazione di restauro con la quale si cerca di togliere o alleggerire una macchia provocata da una sostanza che accidentalmente è venuta a contatto con il supporto e non, come nel caso dello sbiancamento, provocata da un'alterazione chimica del supporto stesso (ad es. macchie fungine).
La macchia può essere solida (catrame, cera, grasso, fango, grafite, adesivi, escrementi di insetti) o liquida (caffè, tè, vino, latte, inchiostro, olio, sangue) e può essere assorbita dal supporto completamente o in parte.
Lo smacchiante è la sostanza chimica che agendo fisicamente, cioè operando una solubilizzazione (motivo per cui è spesso denominato solvente) della sostanza costituente la macchia, la rimuove. Si ha, in pratica, un trasferimento di materia dal supporto al solvente.
Anche se un prodotto smacchiante è meno dannoso di uno sbiancante nei confronti del supporto, l'operazione è giustificata solo nel caso in cui la permanenza della macchia costituisca un rischio serio per la futura conservazione del manufatto o impedisca la leggibilità di parti di scrittura; oppure, nel caso di opere d'arte su carta o cartoncino, danneggi l'equilibrio e l'estetica del pezzo.
E' conveniente effettuare l'operazione di smacchiamento su tavola sotto vuoto (v.) che consente di operare in modo più spinto e circoscritto alle sole zone macchiate.
Prima del trattamento smacchiante occorre eseguire il test di solubilità per inchiostri e colori.I principali prodotti smacchianti sono: l'aceto, l'acetone, l'acqua ragia, l'a
lcol etilico, l'ammoniaca, il borace, l'etere etilico, il latte, il succo di limone, la trementina, il tricloroetilene (trielina) etc. Alcuni di questi prodotti sono solventi organici tossici e/o infiammabili per cui nel loro utilizzo vanno prese le precauzioni del caso.
Smacchiante
solvente che agisce sulla macchia operando una solubilizzazione della sostanza che l'ha prodotta. La scelta dello smacchiamento richiede la conoscenza della natura chimica della macchia, in quanto gli smacchianti agiscono in maniera piuttosto selettiva. Un solvente specifico per una certa macchia può però solubilizzarla con difficoltà se la macchia è di vecchia data in quanto la sostanza che la costituisce si può essere trasformata in una struttura chimica più impenetrabile oppure può essere penetrata in profondità all'interno delle fibre di cellulosa.
I solventi più comunemente usati nel restauro sono di natura organica e ossidanti, acetone, alcol etilico, benzina, tricloroetilene, triclorometano, etere etilico etc.
Tutti i solventi vanno comunque usati con estrema cautela previo controllo sistematico della solubilità degli inchiostri.
Smontaggio
operazione tendente a separare i fascicoli dalla legatura e i vari elementi che la compongono onde procedere alle operazioni di recupero e restauro (v. scucitura). La più corretta tecnica di smontaggio sta nel tagliare i fili di cucitura all'interno delle carte di guardia e staccare, poi, le controguardie incollate ai piatti.
Quest'ultima operazione si esegue, ove possibile, a secco o tamponando con soluzioni adeguate a solubilizzare gli adesivi usati cercando di non danneggiare eccessivamente i supporti sottostanti (cartoni, carte o assi lignee etc.).
Smussatura
v. stondatura.
Smusso
asportazione arrotondata o netta di una parte dell'angolo, spigolo o taglio dell'asse. (v. bisello).
Snodo
v. canale.
Soatto
tipo di pelle bianca allumata usata spesso in strisce come nervo di cucitura in volumi in pergamena o come bindelle.
Soffietto
striscia di carta o di pergamena piegata a ventaglio che si inserisce, quale protezione, tra le pieghe dei fascicoli e il dorso.
Solco
Segno tracciato su un supporto; sinonimo anche di canale (v.).
Sollevamento
v. distacco.
Solubilità
proprietà di alcuni corpi di mescolarsi con un liquido formando un tutto omogeneo (v. test di solubilità).
Soluzione
sistema omogeneo di due o più sostanze mescolate assieme. Un sistema viene detto omogeneo quando in ogni sua parte sono costanti composizione, caratteristiche fisiche e chimiche (ad es. una miscela di acqua e zucchero ben mescolati è dolce, incolore, ha lo stesso rapporto di acqua e zucchero in ogni suo punto) e non è più possibile distinguere una sostanza dall’altra neppure con il microscopio elettronico né separarle con alcun mezzo meccanico (filtrazione, centrifugazione).
Si indica con il nome di solvente il componente della soluzione che si presenta nella stessa fase di questa e si indica con il nome di soluto l’altro. Se solvente e soluto hanno lo stesso stato di aggregazione (solido, liquido o gassoso) si indica come solvente la specie presente in maggior quantità, soluto l’altra.
In una soluzione il soluto è allo stato molecolare o ionico; le molecole o gli ioni sono costituiti da 1 a 1000 atomi. Il diametro medio di una singola particella di soluto è inferiore a 10-7 cm (< 10 A).
La concentrazione indica la quantità di soluto disciolta in una determinata quantità di solvente. La quantità massima di una sostanza che può venire disciolta in un solvente viene detta solubilità della sostanza stessa.
Un soluto solido disciolto nella quantità massima possibile in un solvente liquido dà luogo a una soluzione satura, l’ulteriore aggiunta di soluto porta alla presenza del cosiddetto “corpo di fondo” costituito da soluto non disciolto.
Nel restauro le soluzioni più comunemente impiegate sono costituite da:
- solido disciolto in un liquido (ad es. le soluzioni deacidificanti idrossido di calcio in acqua, acetato di calcio in alcol metilico);
- >miscele liquido/liquido (ad es. acqua e alcol etilico).
Soluzione colloidale
uno stadio intermedio tra la soluzione e la sospensione.
Le soluzioni colloidali vengono solitamente classificate in base agli stati di aggregazione delle fasi componenti:
- i sol (o soli) che sono formati per dispersione di un solido in un liquido in cui il liquido è il mezzo disperdente (o fase continua) e il solido (colloide) la fase dispersa (o fase discontinua) (ad es. gelatina, amido, albumina in acqua). Si definisce flocculazione o coagulazione il fenomeno dell’aumento delle dimensioni delle particelle colloidali con conseguente intorbidamento e formazione, in qualche caso, di precipitato. Tale fenomeno può essere provocato da vari fattori: aggiunta di elettroliti, azione del calore, radiazioni, ultrasuoni (ad es. l’albumina coagula per azione dell’alcol, il latte coagula per azione degli acidi minerali e organici cioè si determina la precipitazione della caseina che trascina con sé i globuli di grasso). Se il colloide, coagulando, trascina con sé tutto o in gran parte il liquido in cui è disperso si parla di gelatinizzazione o formazione di gel (o geli). Il passaggio da sol a gel può essere reversibile o irreversibile. Esempi di colloidi reversibili sono talune colle, tra cui la gelatina; quest’ultima, infatti, trattata con acqua sotto moderato riscaldamento dà luogo a un sol, si trasforma in gel per raffreddamento e lenta evaporazione ritornando allo stato iniziale di sol per aggiunta di acqua e riscaldamento blando.
- le emulsioni sono formate per dispersione di un liquido in un mezzo anch’esso liquido (ad es. i globuli di grasso sono dispersi in emulsione nel latte, acqua e olio tra loro immiscibili danno luogo a una emulsione);
- gli aerosol sono ottenuti disperdendo un solido o un liquido in un gas (ad es. i fumi e le nebbie).
Gran parte degli adesivi sintetici impiegati nel restauro sono un esempio di soluzioni colloidali ossia una dispersione, solitamente acquosa, di polimeri sintetici allo stato di:
- sol ottenuto per dispersione di polimeri già pronti all’uso (ad es. la metilcellulosa ad alta sostituzione in acqua o l’alcol polivinilico in acqua e alcol etilico);
- emulsione ottenuta tramite un processo nel quale il monomero è emulsionato in fase acquosa per poi essere sottoposto a polimerizzazione, cioè unione dei vari monomeri, (ad es. il Primal AC33 che è una emulsione acquosa di un polimero acrilico).
Solvente
sostanza allo stato liquido. Parlando di soluzioni vere e proprie (v.) o di soluzioni colloidali (v.) si indica col nome di solvente il componente della soluzione che si presenta nella stessa fase di questa o quello presente in maggior quantità se tutti i componenti la soluzione hanno lo stesso stato di aggregazione.
In relazione al loro comportamento in vicinanza di corpi elettrizzati è possibile classificare i solventi in due grandi classi: polari e non polari.
Un solvente si dice polare quando risente della presenza di un campo elettrico (ad es. acqua, alcol etilico, acetone). Nella molecola di un solvente polare è presente uno squilibrio elettrico dovuto a una asimmetrica distribuzione delle cariche elettroniche, in altre parole la molecola presenta una parte positiva e una negativa. Tra le molecole polari si possono manifestare interazioni di natura elettrostatica tra le loro parti positive e negative.
Un solvente si dice non polare quando non risente della presenza di un campo elettrico (ad es. benzene, esano). Per le molecole non polari esistono solo deboli forze che le tengono vicine.
Per quel che riguarda la solubilità si può affermare che la solubilizzazione avviene tanto più facilmente quanto maggiore è la somiglianza di struttura e di carattere chimico tra solvente e soluto. In generale si può affermare che:
- composti polari (ad es. i sali) sono facilmente solubili in solventi polari (ad es. l’acqua) e che solventi polari si mescolano bene tra loro (ad es. acqua e alcol);
- composti non polari (ad es. grassi) sono facilmente solubili in solventi non polari (ad es. benzina) e che solventi non polari si mescolano bene tra loro (ad es. benzene ed esano, olio e benzina);
- composti polari non si sciolgono bene in solventi non polari e viceversa e che solventi polari e non polari non si mescolano bene tra loro (ad es. acqua e benzina, acqua e olio). Nel campo del restauro un solvente si usa per:
- pulizia dai contaminanti (ad es. lavaggio, smacchiamento);
- preparazione di soluzioni vere e proprie o colloidali (ad es. preparazione di soluzioni deacidificanti o soluzioni colloidali di adesivi);
- eliminazione di sostanze o materiali indesiderati o intermedi nel processo di restauro (ad es. eliminazione di velatura temporanea, nastri adesivi, colle).
Nella scelta di un solvente vanno considerate varie proprietà, tra le quali: tipo e purezza chimica, solubilità, velocità di evaporazione, densità, proprietà ottiche, tossicità e infiammabilità.
Soppannatura
v. garzatura.
Sopraccucitura
detta anche ornamentale, cucitura eseguita su una precedente, solitamente con fili di diverso colore, con funzione puramente estetica, generalmente usata per confezionare capitelli.
Sopracoperta
Leggera coperta di vario materiale posta a protezione della originale.
Sopraggitto
tipo di cucitura per carte singole o fascicoli consistente nel passaggio del filo sul dorso che abbraccia le carte in un'unica soluzione, può essere semplice o doppio.
Il sopraggitto presenta inconvenienti per la conservazione, in quanto le carte tendono a lacerarsi in corrispondenza del filo di cucitura.
Sospensione
sistema eterogeneo costituito da particelle di solido disperse in un liquido (di solito acqua) grandi abbastanza da essere visibili al microscopio ottico e, per le dimensioni maggiori, anche a occhio nudo. Le fasi componenti il sistema sono separabili per semplice filtrazione (ad es. limatura di ferro in acqua, sospensione di fibre di cellulosa in acqua per il restauro meccanico).
Spaccato
prodotto della tecnica di lavorazione della pelle che viene sezionata in due per ottenere un materiale più sottile.
Talvolta lo spaccato è usato per i tasselli sul dorso nelle legature archivistiche.
Spago
filato di varie fibre tessili ritorto e intrecciato utilizzato talvolta come nervo di cucitura.
Spandimento
detto di un inchiostro indica l'allargarsi del tratto sul supporto senza permeare all'interno.
Spappolatore
v. restauro meccanico.
Spatola
arnese metallico, con o senza manico, utilizzato per stuccare e lisciare sostanze riempitive pastose (es. stuccature dei fori sulle assi lignee).
Specchio
termine usato per definire:
- la faccia esterna del piatto;
- striscia di tela o pelle o altro materiale posti a rinforzo all'interno della cerniera del volume;
- le parti adiacenti alla spina dorsale di una pelle.
Spessimetro
detto anche micrometro, è uno strumento che serve a determinare lo spessore di un supporto. (v. fig. n. 19)
È costituito da un'asta mobile in direzione verticale recante un tasto di pressione che poggia su una piastra fissa.
All'asta è collegato un indice che si muove lungo una scala graduata di un quadrante circolare sul quale si legge la distanza del tasto di pressione dalla piastra fissa cioè lo spessore del supporto interposto.
Spessore della carta.
Distanza tra due superfici che delimitano il foglio di carta o di cartone. Lo spessore varia notevolmente al variare dell'umidità relativa dell'ambiente; per questo motivo la misurazione va eseguita su carte condizionate. Lo spessore influenza alcune proprietà della carta in particolare la opacità e la rigidità che aumentano al suo aumentare. La sua misura si rileva per mezzo di uno strumento detto micrometro (v. spessimetro). Nel restauro è indispensabile conoscere lo spessore di un supporto per scegliere la carta giapponese idonea al risarcimento delle lacune. Quando lo spessore all'interno di una stessa carta è diverso in più parti si ricorrerà alla media tra i valori rilevati.
Spianamento
operazione, solitamente effettuata dopo trattamenti a umido, tendente a rendere il supporto privo di ondulazioni e arricciamenti. È bene che questa operazione sia effettuata con cautela onde evitare dilatazioni dei documenti e schiacciamento degli eventuali rilievi.
Lo spianamento può avvenire sotto peso o sotto pressa ma sempre a valori minimi di pressione.
Spigolo
v. morso e arrotondamento.
Spina di pesce
tipo di cucitura, caratteristica di molti capitelli bizantini, eseguita su doppio nervo.
Spinatura
segno o lacerazione sulla pelle dell'animale in seguito a ferite da cespugli spinosi. Spesso tali lacerazioni, nei documenti antichi, erano suturate mediante cucitura con filo.
Nel restauro conservativo, se tale sutura è integra e funzionale, deve essere conservata.
Split
tecnica di preparazione dei quadranti formati da cartoni di diversa grammatura; quello esterno più pesante, quello interno, incollato sul verso dell'altro, più leggero. I due cartoni sono incollati su tutta la superficie tranne la parte in corrispondenza delle anime di cucitura. Queste ultime sono inserite e incollate appunto nello "split" (fessura) che deve avere una profondità di circa 4 cm.
Spolveratura
operazione manuale di pulitura a secco tendente a rimuovere dalle carte, mediante morbide pennellesse, polvere o altra impurità.
In fase di restauro avviene dopo la scucitura in modo da eseguire una scrupolosa rimozione della polvere anche in corrispondenza della piega delle singole carte.
Spolveratura di massa
o di serie, operazione meccanica periodica e sistematica da effettuare come prevenzione al degrado dei documenti.
Nella polvere possono essere presenti anche spore fungine e batteri la cui crescita arreca grave danno ai supporti. La spolveratura di massa è solitamente effettuata da apparecchiature apposite, costituite, generalmente, da una sezione soffiante e una aspirante.
L'operazione è possibile solo in presenza di volumi in discreto stato di conservazione.
Spolvero
inconveniente che procura il distacco di particelle dalla superficie di una carta.
Spora
organismo monocellulare che vive in quiescenza metabolica. Può essere originata sia da una cellula batterica sia fungina. Sopravvive in uno stato di inattività anche per anni perché in questo stato è resistente al calore, all'essiccamento, alle radiazioni e agli agenti chimici.
Spruzzo
tecnica di decorazione per pelli, carta o tagli del volume che dà un effetto di piccole macchie alonate diffuse disomogeneamente.
Squadernato
v. squinternato.
Squinternato
termine utilizzato per definire un volume che ha perduto la cucitura e i cui fascicoli risultano scomposti.
Stabilità
detta di un prodotto, è la capacità di mantenere inalterate nel tempo le sue proprietà chimico-fisiche. Caratteristica dei prodotti utilizzati nel restauro. Detto di un supporto è la capacità di mantenere inalterate le sue proprietà chimico-fisiche finché sia conservato in condizioni idonee e non venga manipolato.
Stabilizzare
operazione tendente a proteggere, mediante varie sostanze, un documento affinché divenga più resistente e meno attaccabile dagli agenti di degrado.
Staffa
v. dorsetto.
Staffilatura
operazione di legatoria utilizzata per evidenziare i nervi rialzati; si esegue legando il volume ben stretto con spago in modo che i nervi di cucitura risultino più marcati e visibili. (v. fig. n. 20)
Stampa
termine che indica il trasferimento di una quantità di inchiostro da una matrice a un supporto. Tale termine è utilizzato anche per indicare una tecnica decorativa priva di doratura su materiale di rivestimento (generalmente pelle) delle legature.
Stecca d'osso
detta anche pieghetta, utensile in osso, oggi anche in plastica, utilizzato nel restauro per esercitare una pressione localizzata sui punti voluti del documento in varie fasi del restauro (v. steccatura).
Steccatura
operazione di restauro consistente nella pressione manuale, esercitata con stecca d'osso, su un documento. La steccatura avviene in varie fasi di lavorazione:
- a documento asciutto dopo i lavaggi, per facilitare lo spianamento sotto peso;
- lungo i margini scarniti di carta giapponese imbibiti di adesivo per migliorare l'adesione delle fibre all'originale;
- nelle suture;
- nelle stuccature.
Stemma
ferro per dorare che si imprime nel centro della coperta.
Stenditoio
locale adibito ad accogliere documenti che necessitano di asciugatura (v.). Nel passato tale locale era fornito di fili tesi da una parte all'altra posti paralleli che servivano per sostenere le carte bagnate. Oggi l'operazione di asciugatura si effettua su rastrelliere (v.).
Sterilizzazione
operazione tendente a distruggere microrganismi presenti sui documenti mediante interventi di carattere fisico o chimico.
Stingimento
effetto per il quale la tinta subisce un'attenuazione di intensità.
Stiramento
v. tiraggio.
Stondatura
detta anche smussatura, operazione tendente a stondare gli angoli vivi dei piatti.
Strappo
lacerazione provocata da un'azione meccanica ottenuta senza l'uso di strumenti da taglio. Per il risarcimento dello strappo v. sutura.
Strato papillare
anche detto fiore, parte superiore del derma (lo strato intermedio della pelle). E’ formato da fibre di collagene sottili e compatte e contiene i follicoli dei peli la cui distribuzione dà un’impronta caratteristica chiamata grana.
Strato reticolare
anche detto carniccio, parte inferiore del derma. E’ più spesso dello strato papillare ed è costituito da fibre di collagene più grosse e maggiormente spaziate.
Nelle legature con ribattiture incollate ai piatti, il carniccio è la parte parzialmente assottigliata con scarniture per evitare nette differenze di livelli; nelle legature archivistiche il carniccio, in corrispondenza delle ribattiture non incollate, non si scarnisce.
Stringhe
v. lacci.
Struttura fascicolare
v. fascicolazione.
Stuccatura
operazione di restauro tendente a colmare, mediante apposizione di impasto di fibre di carta giapponese e adesivo, piccoli fori presenti sul documento.
Al di sotto del foro da stuccare deve essere posto come supporto una velina o velo giapponese. A operazione ultimata è bene livellare la pasta con leggera pressione operata con stecca d'osso.
Succhiello
utensile metallico a corpo elicoidale atto a praticare fori.
Succo d'aglio
sostanza liquida ottenuta spremendo aglio, utilizzata per far meglio aderire al materiale di copertura delle legature la foglia d'oro. Utilizzato nel passato, misto ad altri componenti come la biacca di piombo, anche per preparare il fondo per accogliere le miniature.
Supporto di cucitura
termine generico per indicare le varie strutture portanti della cucitura, cioè nervi, corde, cordoni, fettucce etc.
Supporto scrittorio
termine generico con il quale si indica ogni materiale sul quale è stato segnato un testo o atto a riceverlo.
Sutura
operazione di restauro tendente a riunire i labbri di una lacerazione mediante apposizione di fibre imbibite di adesivo poste trasversalmente al taglio senza soluzione di continuità.
L'operazione va eseguita sia sul verso che sul recto del documento qualora si tratti di supporti di notevole grammatura quali disegni o mappe. Nei supporti membranacei l'operazione avviene utilizzando pellicola estratta da una pergamena di nuova manifattura, adesa con tylose MH 300 p addizionato da una piccola percentuale di Vinavil 59.
T.a.c.
Tomografia assiale computerizzata utilizzata nella conservazione come tecnica diagnostica per esaminare la struttura interna del manufatto senza smontarlo.
Tagliacartoni
attrezzatura a cesoia adatta a tagliare una vasta gamma di materiali quali: carta, cartone, tela, gomma, cuoio, pergamena etc. (v. fig. n. 21) Oggi, in commercio, ne esistono di elettriche che consentono anche i mezzi tagli utili nel confezionamento di contenitori destinati alla conservazione di documenti.
Taglierina
attrezzatura utilizzata per la rifilatura delle carte moderne prima delle operazioni di legatura. (v. fig. n. 22)
Taglio
anteriore è detta la parte del volume opposta al dorso, con lo stesso termine si indica la parte superiore (taglio di testa) e l'inferiore (taglio di piede). (v. fig. n. 6)
Il taglio superiore deve essere particolarmente compatto per evitare le infiltrazioni di polvere. A scopo protettivo, oltre che estetico, i tagli sono talvolta trattati con foglie d'oro o dipinti o goffrati (v. goffratura). Il taglio di piede è protetto, dallo sfregamento sullo scaffale di deposito, dall'unghiatura (v.). Nelle carte antiche è spesso intonso cioè non rifilato e tale deve rimanere dopo le operazioni di restauro (v. barba). A seconda delle tecniche decorative o protettive i tagli possono essere impressi, incisi, marmorizzati, decorati, goffrati, rustici, stampati, grezzi, spruzzati, etc..
Tallone
v. brachetta
Tamponamento
nel restauro, tecnica alternativa all'immersione effettuata imbibendo, con adeguate e idonee soluzioni, cotone e passandolo sul supporto da trattare senza operare sfregamenti. Tale tecnica è utilizzata generalmente in presenza di inchiostri parzialmente solubili, in presenza di documenti parzialmente deteriorati al punto da non sopportare un'immersione, o in presenza di documenti di grande formato.
Tampone di gomma
sacchetto in morbida tela contenente polvere di gomma. Nel restauro utilizzato nelle operazioni di sgommatura o comunque di pulitura a secco (v. sgommatura, pulizia a secco).
Tannino
sostanza molto diffusa in natura nel regno vegetale (noci di galla, scorza del melograno, corteccia della quercia e del castagno, cupola delle ghiande, vinaccioli, frutti esotici).
I vari tannini naturali presentano tra loro differenze notevoli, per quanto la loro struttura chimica sia, in genere, poco nota essendo molto difficilmente isolabili dalle altre sostanze presenti. Il tannino nell'acqua dà soluzioni colloidali (v.) e con i sali ferrici fornisce precipitati colorati. Per quest’ultimo motivo ha trovato impiego per la preparazione degli inchiostri ferrogallotannici (v. inchiostro).
E’ stato utilizzato anche come ravvivante di scritture sbiadite; ha però l’inconveniente di imbrunire col tempo per cui in alcuni casi ha completamente nascosto la scrittura.
Oggi viene impiegato per la concia al vegetale della pelle per ottenere il cuoio in quanto si può combinare con le sue proteine rendendola imputrescibile e resistente all’acqua, per mordenzare i tessuti (cioè per trattenere sulle fibre da tingere un colorante basico) e per colorare la carta.
Tarlo del legno.
Coleottero anobide infestante il legno. La larva scava tortuose gallerie e da adulto, per sfarfallare, rovescia all'esterno mucchietti di rosura. Uno degli agenti infestanti più comunemente diffuso nei locali di deposito degli archivi su tutto il territorio nazionale.
Tarma o tignola
Insetto dell'ordine dei lepidotteri, famiglia dei tineidi, la cui larva si nutre di sostanze organiche (vegetali e animali).
Tasca
scomparto predisposto sul contropiatto atto a contenere allegati o parti originali sostituite perché non più funzionali.
Tassello
pezzo di pelle, generalmente posto sul dorso, che nelle legature d'archivio ha la funzione di proteggere il materiale di copertura dall'attrito dei punti di ancoraggio dei fascicoli alla coperta. Internamente in corrispondenza dei punti di ancoraggio (v. fig. n. 10) veniva posto, nel passato, un tassello ovale, a protezione della piega, per evitare i danni dovuti al tiraggio dei nervi.
Tavola sotto vuoto
detta anche "aspirante" o "vacuum table”. Attrezzatura che agisce creando sotto il documento il vuoto. L'utilizzazione prima di tale apparecchiatura è nello smacchiamento dei documenti poiché l'aspirazione della pompa, sottostante al documento, non fa spandere, impedendo la creazione di gore, la goccia di solvente utilizzata. Applicata con buoni risultati in altre operazioni di restauro: collatura, rattoppo, velatura con tecnica a tamburo, specie per materiali forniti di sigillo o impressioni a secco. Impiegata anche per la preparazione di veli collati (velatura indiretta) con Tylose MH 300 p su fogli di tessuto non tessuto e posti ad asciugare a temperatura ambiente. Questi veli precollati sono poi utilizzati per velare le carte restaurate con la tecnica del leaf casting nel momento in cui sono ancora bagnate e con la pasta di cellulosa già depositata.
La tavola è costituita da:
- piano con lamiera forata, che funziona da finestra di aspirazione,
- pompa "da vuoto",
- quadro elettrico di regolazione e comando,
- condotto di scarico sottostante con rubinetto e contenitore di raccolta dei liquidi di scarico.
Tavolo luminoso
tavolo inclinabile bilanciato a contrappeso fornito di luce interna tale da permettere le operazioni in trasparenza quali la scarnitura, steccatura e sutura, e il costante controllo dell'originale.
Teca
scatola di protezione, generalmente in legno o in metallo, talvolta recante gli stemmi del titolare del sigillo, con funzione, dal basso Medioevo, di protezione dello stesso. Talvolta la sigillatura si operava direttamente nella teca, imprimendo su cera opportunamente predisposta l'impressione del sigillo. Nel restauro le teche originali sono conservate e sottoposte, ove possibile, a sole operazioni di pulizia e di saldatura se rotte. Il restauro conservativo del sigillo si opera senza asportarlo dalla teca originaria, onde evitare di manometterne l'integrità e l'eventuale ancoraggio alla pergamena.
Tela
tessuto di lino, cotone o canapa utilizzato in pieno (pienatela) o associato ad altro materiale (mezzatela) come rivestimento in alcuni tipi di legatura moderna.
Telaio
strumento, presente dal XII sec., solitamente in legno duro, utilizzato per la cucitura dei fascicoli, che permette un andamento perfettamente retto dei nervi di cucitura. Formato da una tavola con due montanti incassati su cui è posta una traversa piatta che tiene tesi i nervi di cucitura. (v. fig. n. 23)
Tempera
pigmento colorato stemperato in sostanze diverse quali colla di gelatina o caseina, gomma, lattice di fico, cera sciolta, essenze. Nel passato, tempera indicava, quasi esclusivamente, la mescolanza dei colori con il tuorlo d'uovo. Nel restauro, particolari cautele vanno poste nei trattamenti acquosi da effettuare dove sia strettamente necessario e per tamponamento.
Temperatura
proprietà della materia che misura lo stato termico di un corpo e che esprime l'attitudine del corpo stesso a scambiare calore con altri corpi o con l'ambiente in cui è immerso. Per misurare il valore della temperatura di un corpo, esso viene posto a contatto con un termometro fino al raggiungimento dell'equilibrio termico fra i due; l'indicazione fornita dal termometro rappresenta appunto il valore della temperatura. I termometri di uso più comune sono quelli basati sulla variazione di volume di un gas, di un liquido o di un solido al variare della temperatura (termometro ad alcol, termometro a mercurio). La scala termometrica più utilizzata è la scala centigrada che divide in cento parti uguali l'intervallo di temperatura compreso fra la temperatura di congelamento (0°C) e di ebollizione (100°C) dell'acqua a pressione atmosferica. Ciascuna divisione della scala corrisponde a un grado centigrado. Per prevenire la degradazione chimica, fisica e biologica di libri e documenti in carta e pergamena è necessario che la temperatura dell'ambiente di conservazione sia compresa tra 18 e 20°C.
Tenone
elemento metallico emergente, generalmente in ottone, cilindrico o a forma di tronco di cono rovesciato su base parallelepipeda che serve per ancorare le bindelle ai piatti e a fermare, con un gancio o puntale, il fermaglio di chiusura del volume. (v. fig. n. 2)
Termite
insetto della famiglia degli isotteri che vive in colonie numerose divise in caste. Il nutrimento di questi insetti è rappresentato da materiali di origine vegetale; pur essendo insetti polifagi, si nutrono essenzialmente di cellulosa che traggono dal legno o da manufatti quali carta, cartone, tela etc.
Sono stati riscontrati prevalentemente nei depositi di archivi localizzati nelle zone costiere.
Termocauterio
spatola termostatica elettronica utilizzata nel restauro per piccoli interventi conservativi su volumi che non necessitano di smontaggio. Oggi viene impiegato per le suture di tagli o lacerazioni con velo precollato con Paraloid B 72.
Termoigrografo
strumento costituito da un igrometro e da un termometro che permette la registrazione, fornendo un diagramma, contemporanea e cronologica dell'andamento della temperatura e dell'umidità.
Termometro
strumento utilizzato per la misurazione della temperatura. Si hanno termometri a dilatazione, costituiti da 2 lamine saldate che si deformano al variare della temperatura, e termometri elettrici che utilizzano le variazioni di resistenza elettrica.
Ternione
gruppo di tre bifogli sciolti o legati tra loro pari a 6 carte, cioè a 12 pagine.
Terno
v. ternione.
Tessuto-non-tessuto
materiale costituito da intreccio di fibre, utilizzato in molte operazioni di restauro per le sue caratteristiche antiaderenti e come sostegno.
Testa
parte superiore del volume o della pagina.
Test di solubilità
esame preliminare alle operazioni di restauro, tendente ad accertare il grado di solubilità di tutti gli inchiostri presenti sul documento ai prodotti (solventi o soluzioni) che si intendono utilizzare. A tale scopo si immerge nel liquido da utilizzare un tubetto di vetro capillare o contagocce a punta sottile, si deposita una piccola goccia di tale liquido sugli inchiostri e/o sui colori da saggiare, lasciandola per qualche secondo; infine si asciuga tamponando con carta da filtro. Se il colore ha lasciato qualche impronta o traccia sulla carta da filtro, significa che esso è solubile nel liquido provato e quindi il prodotto va scartato.
In caso contrario il pigmento sembra poter sopportare il trattamento che dovrà comunque essere effettuato sempre con estrema cautela e sotto costante osservazione.
Timbro
marchio di gomma o di metallo che, inchiostrato, serve a imprimere bolli su carta. Utilizzato nelle biblioteche e negli archivi per provare la proprietà dei pezzi. L’inchiostro, solitamente utilizzato, comporta particolari difficoltà per i trattamenti a umido nelle operazioni di restauro.
Tiraggio
detto anche stiramento, operazione del restauro di una pergamena ondulata e contratta, consistente nel distenderla su un telaio in legno, artigianalmente allestito, lungo il cui perimetro sono stati posti dei chiodi sui quali verranno agganciati elastici che, mediante pinzette rivestite, sono solidali alla pergamena da stirare. In tal modo sarà possibile effettuare una tensione graduale e progressiva solo sulle parti volute della pergamena facendo effettuare agli elastici un numero variabile di giri intorno ai chiodi.
L'operazione prevede che il documento sia inumidito preventivamente con soluzione idroalcolica e sia lasciato in tensione sino a completa asciugatura a temperatura ambiente.
Toppa
v. rattoppo.
Torchietto
piccola attrezzatura. in legno, da tavolo usata in legatura per bloccare, tra due longheroni, il volume rilegato onde effettuare le operazioni di doratura. (v. fig. n. 24) Tale attrezzatura può essere utilizzata anche per l'esecuzione dei capitelli.
Torchio
attrezzatura solitamente in legno fornito di tre ganasce, una madre vite e un volano. Utilizzato per tenere saldo il volume, per pressarlo e per alcune lavorazioni sul dorso.
Fornito di lama veniva utilizzato per la rifilatura dei tagli del volume.
Torcoletto
v. torchietto.
Tracciare
v. grecaggio.
Trasparentizzazione
termine usato nel restauro per indicare il danno irreversibile di un supporto che perdendo la sua opacità diviene trasparente e permeabile alla luce.
Può essere dovuta alla impregnazione casuale con sostanze grasse o a interventi incauti di restauro (es. pergamene trattate con soluzione idroalcolica e sottoposte a eccessiva pressione).
Tubo
rotolo di carta o tela posto tra la piega dei fascicoli e il dorso della coperta. Il dorso così preparato si dice dorso a tubo.
Umidificazione
operazione utilizzata nel restauro, in alternativa all'immersione, per distaccare supporti adesi o per ammorbidire pergamene e pelli, irrigiditi o contratti, restituendo loro elasticità e flessibilità.
Oggi si utilizzano celle di umidificazione a ultrasuoni che nebulizzano acqua senza procurare condensa (v. cella di umidificazione).
Umidità assoluta
Quantità di vapore d'acqua (in grammi) contenuta in 1 metro cubo di aria secca.
Umidità relativa
Rapporto tra l'umidità assoluta (quantità di vapore d'acqua realmente presente in un determinato volume di aria secca a una determinata temperatura) e l'umidità di saturazione (massima quantità di vapore d'acqua che lo stesso volume di aria, alla medesima temperatura, può contenere). L'umidità relativa è espressa in percentuale con la seguente relazione: umidità relativa = (umidità assoluta/umidità di saturazione) x 100. In un ambiente chiuso (umidità assoluta costante) abbassando la temperatura, l'umidità relativa aumenta poiché diminuisce l'umidità di saturazione e viceversa aumentando la temperatura. Si chiama temperatura di rugiada la temperatura per la quale l'umidità assoluta è uguale a quella di saturazione, ovvero l'umidità relativa è pari al 100%. Rappresenta la temperatura alla quale il vapore d'acqua, in eccesso rispetto alla saturazione, inizia a condensare quando l'aria viene raffreddata a pressione costante.
I valori ottimali per una idonea conservazione dei libri e dei documenti in carta e pergamena sono compresi tra il 40 e il 65%.
Unghia
v. unghiatura.
Unghiatura
sporgenza, detta anche cassa o unghia, determinata dalla differenza di dimensioni tra il formato delle carte e quello dei piatti della legatura con funzione di protezione dei tagli. (v. fig. n. 6)
Unghino
smussatura degli angoli dei piatti in corrispondenza del dorso eseguita per permettere al legatore un'agevole rimbocco della pelle di rivestimento e una più facile apertura del volume. (v. fig. n. 25)
Vacchetta
pelle di vacca conciata, solitamente utilizzata per i nervi di cucitura singoli o spaccati nelle legature d'archivio.
Vasca termostatica
attrezzatura fornita di un dispositivo atto a mantenere costante, sui valori desiderati (solitamente max 40°), la temperatura dell'acqua dei lavaggi. È realizzata in diverse dimensioni e in materiale inattaccabile dagli acidi.
Velatura
detta anche velinatura, operazione di consolidamento e rinforzo di un supporto consistente nel foderarlo con uno strato sottile e trasparente di un materiale di sostegno applicato con un adesivo in soluzione acquosa; questa operazione è detta velatura a umido. La velatura può essere parziale, applicata limitatamente alle zone fragili della carta, o totale, applicata su un'intera facciata, e doppia, cioè su entrambe le facciate della carta.
L'adesivo oggi comunemente usato è il Tylose MH 300 p. Qualora il supporto necessiti di un ulteriore consolidamento si interviene con la velatura quando tutte le operazioni di risarcimento sono già avvenute, cioè reintegrazione delle lacune, suture dei tagli e delle lacerazioni, stuccatura dei fori.
Le metodologie di applicazione possono essere diverse. La più corrente vede l'applicazione del velo giapponese sul supporto già collato, passaggio di pennello umido per la fuoriuscita di eventuali bolle d'aria e la perfetta adesione dei due supporti. Altra metodologia consiste nell'adagiare sul documento asciutto il velo e su questo passare un pennello imbibito di adesivo. Qualora il supporto presenti inchiostri solubili in acqua o sia estremamente fragile si ricorre alla velatura a caldo o a secco nella quale un velo, precollato con Paraloid B 72, resina acrilica polimerica termofusibile viene fatto aderire al documento ponendolo sotto pressa a 70 atm. e a 70°C per 60 secondi.
La velatura sui supporti membranacei può essere applicata solo ove sia strettamente indispensabile e mai a caldo. Qualora il supporto presenti frammenti che rischiano di perdersi si può procedere all'operazione di velatura temporanea.
Si precolla una sottile carta giapponese (velo) nel seguente modo: si stende su un vetro pulito una soluzione di Primal AC 33 in acqua al 35/40% in modo omogeneo; su tale vetro si fa aderire la carta giapponese che, una volta imbibita, viene fatta asciugare a temperatura ambiente.
Il velo precollato asciutto si fa aderire sul documento da velare con un batuffolo di cotone imbibito di alcol etilico. Il velo applicato è reversibile in alcol etilico o acetone. Per la velatura indiretta v. tavola sottovuoto.
Velo di seta
v. crepeline.
Velo Giapponese
v. carta giapponese.
Venatura
segno naturale di altro colore con andamento serpeggiante presente nel legno.
Vergella
v. cascio.
Verghetta
bacchetta di legno che, nella forma flessibile, legata parallelamente ad altre forma le vergelle.
Verso
detto anche volta, facciata opposta al recto (v.).
Vescica
membrana sottilissima ottenuta dalla vescica di animali opportunamente trattata, utilizzata nel passato per la velatura della pergamena o per la sutura dei tagli. Oggi la vescica è stata sostituita dalla pellicola (v.) sgusciata da pergamena di nuova manifattura.
Viraggio
detto degli inchiostri, è il mutamento del colore a seguito di reazione chimica dovuta a trattamenti non idonei.
Volta
v. verso.
Volume
oggi comunemente si intende un insieme di carte rilegate. Il termine prende origine dal rotolo di papiro detto volumen, perché si avvolgeva; aprire il rotolo si diceva "explicare" da cui l'espressione "liber explicit" posta alla fine del testo. Per facilitare l'avvolgimento, si fissava alla fine e all'inizio una strisciolina di pergamena con l'index o titolus. La forma a rotolo fu d'uso comune fino al sec. IV, rara nel medio evo per uso librario, è rimasta, fino ai tempi moderni, per documenti pubblici e privati in pergamena o in carta.
Nei documenti membranacei il rotolo è formato, di regola, da un solo pezzo di convenienti dimensioni, in alcuni casi si cucivano insieme o si incollavano più pezzi. Nel restauro di tali documenti membranacei si cerca di non scucire le cuciture originali ma di riprenderle quando risultino sfilacciate o rotte.
Wetting
termine anglosassone entrato nell'uso comune del restauro per indicare le operazioni di inumidimento, con varie soluzioni, del materiale da trattare senza ricorrere all'immersione.
Wood
v. lampada.
Xilofago
detto di animale che si nutre di legno.
Zigrino
pelle di mulo, asino o cavallo, avente una concia particolare. Presenta una grana a rilievo molto fitta.
Zompetto
cavalletto utilizzato come sostegno della pergamena durante il trattamento di raschiatura con coltello curvo per eliminare le “nervosità”.