UOMINI NUOVI PER
UN MONDO NUOVO

NUMERO 2/3 GIUGNO/SETTEMBRE 2000

EDIZIONE ON LINE

INDICE

Lettera del Presidente

Speciale sul Debito Estero

Appunti di un viaggio in Romania

Notizie

 

Carissimi,

dopo la pausa estiva eccoci di nuovo insieme per raccontarci un po’ come vanno le cose.
Come sapete in Maggio i soci del Comi si sono ritrovati in Assemblea per fare il punto della situazione e riflettere su alcune questioni legate al futuro del volontariato e, in particolare, delle piccole associazioni come la nostra.

Infatti, oltre ad espletare i normali adempimenti associativi, nel corso dell’Assemblea abbiamo discusso, a seguito del piano triennale proposto dalla Focsiv ai suoi membri, del nostro futuro.
Dall’analisi è emerso come le veloci trasformazioni della società moderna stiano coinvolgendo anche il mondo dell’associazionismo e del volontariato internazionale.
Cambiamenti che stanno portando i principali finanziatori (Ministero, UE ecc.) a privilegiare le grosse organizzazioni e le aggregazioni più o meno vaste di varie realtà singole.

Tutto questo, che per certi versi è positivo, presenta dei rischi per le piccole associazioni e per e per l‘azione stesse di solidarietà. Le prime rischiamo di venire schiacciate e quindi di sparire, la seconda di perdere quei di valori che da sempre l’hanno caratterizzata.
Si discute quindi, a livello di Federazione, di come strutturarsi per fronteggiare i nuovi scenari senza perdere le nostre identità e i nostri valori fondanti.

Intanto un meccanismo è già messo in pratica e anche noi del Comi lo stiamo utilizzando. Si tratta dei progetti consortili.
Negli ultimi mesi abbiamo aderito infatti ad alcune iniziative presentate insieme ad altri organismi nel settore dell‘educazione allo sviluppo.
Si tratta di un progetto presentato al Ministero Affari Esteri di sensibilizzazione sulla Etica della Finanza che sarà realizzato nei primi mesi del prossimo anno e di un progetto di "rafforzamento delle capacità" presentato all’Unione Europea che prevede la realizzazione di un corso di formazione per formatori e animatori del territorio da realizzare tra il 2001 e il 2003.

Sempre in quest’ottica abbiamo aderito alla campagna sul Debito Estero che è in pieno svolgimento.
Per questo motivo infatti in questo numero diamo ampio spazio a questo tema in modo da coinvolgere anche tutti voi e farvi sapere in che modo stiamo affrontando la questione del Debito Estero dei paesi poveri.

Stiamo cercando di non rimanere isolati e di lavorare insieme alle altre realtà presenti sul nostro territorio, stando attenti a non perdere di vista i nostri valori di base: la gratuità, il valore della testimonianza diretta del vangelo, l’importanza della comunità e soprattutto, l’attenzione costante ai poveri e ai loro bisogni.

Per fare questo abbiamo però bisogno di rafforzarci, di diventare più numerosi.
Insieme al giornalino troverete un volantino. Quello che vi chiediamo è di rispondere a questo nostro richiamo: diventate soci o, se già lo siete, cercate altri soci!

Se poi volete anche collaborare alle nostre attività, ancora meglio.

Abbiamo bisogno di risorse, le cosa da fare come potete vedere sono tante come tanti sono i bisogni nel mondo ed è necessario lo sforzo di molti per informare di più, sensibilizzare di più, realizzare di più.
Il poco che noi riusciamo a fare è vitale per qualcuno.
Se saremo tanti lo può essere per molti.
Giovanni

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LA "QUESTIONE" DEL DEBITO ESTERO

PERCHE’ PREOCCUPARSI DEL DEBITO ESTERI DEI PAESI POVERI?

Il debito estero dei paesi poveri è causa diretta di un gigantesco meccanismo di ingiustizia che genera povertà ed esclusione sociale su scala planetaria.

Ecco, di seguito, alcune cifre per comprendere questa affermazione in tutta la sua drammaticità.

Il sistema finanziario internazionale ha incassato nel solo 1998 oltre 300 miliardi di dollari per interessi e rate del debito estero. Alcuni economisti hanno valutato che negli ultimi anni, per ogni dollaro di aiuti che vengono destinati alla cooperazione nei paesi del sud del mondo, questi ne versano tre in rimborsi sui prestiti pregressi.
In Zambia, ad esempio, il governo destina oggi il 10% in meno alle spese sanitarie rispetto a dieci anni fa; così pure ha visto ridurre la spesa per l’istruzione primaria.

Si può ben concludere che il debito estero è causa diretta di crisi sociale in molte parti del mondo, porta a guerre civili, migrazioni di massa ed all’espandersi di economia illegale (commercio di droga, ecc. )

 

BREVE STORIA DI UNA PIAGA DA RISANARE
Il problema del debito estero è iniziato nel 1973 quando, a causa della famosa crisi del petrolio, si ebbero due effetti: da un lato l’aumento dell’inflazione e dall’altra consistenti disponibilità finanziarie ( i petrodollari ).
Questi due effetti assommati resero conveniente una quantità consistente di prestiti, ma non si considerò la non sostenibilità – a lungo – di un livello d’indebitamento eccessivo rispetto al prodotto interno lordo. Inoltre ( e questo va detto anche per spiegare la drammatica situazione in molti paesi africani oggi ), questo tipo di debito spingeva a privilegiare la destinazione di tali somme all’acquisto di beni di consumo ed alla realizzazione di "cattedrali nel deserto" piuttosto che ad un investimento avveduto in infrastrutture ed attività produttive capaci di generare ricchezza aggiuntiva. Per beni di consumo s’intende purtroppo anche le armi, scelta fatta da chi è al potere, e questo rispondeva alle esigenze dei mercati europei di smaltire le proprie eccedenze.

Il risultato è che oggi l’Africa produce meno cibo per il consumo interno di quanto ne producesse nel 1970!

E’ pur vero che in alcuni casi il denaro preso in prestito è stato usato dalle classi elitarie invece di essere investito per migliorare il tenore di vita del popolo, oppure è finito addirittura in banche svizzere. Ma anche se questo non fosse avvenuto, comunque, a conti fatti non si sarebbe potuto evitare la catastrofe1

Bisogna, infatti, tenere presente che nel 1979 scoppiò una nuova e più grossa crisi petrolifera che ebbe una ripercussione anche sul sistema produttivo dei paesi più ricchi.

Altri due fenomeni si aggiunsero a questo!

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna intervenendo con il loro sistema neoliberista causarono un generale innalzatassi di interesse. Per i paesi indebitati, i tassi salirono dal 5% iniziale al 30%; l’altro fenomeno fu l’improvvisa impennata del valore del dollaro da 500 – 600 lire negli anni 70 a 2200 lire nel 1982. Oggi il debito supera i 2300 miliardi di dollari, un mento de

ammontare tale da distruggere le già fragili economie dei paesi in questione. Sino ad oggi si sono tentati "programmi di aggiustamento strutturale" da parte del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, ma non hanno funzionato!

 

E’ possibile fare qualcosa ?

Tenendo presente che l’obiettivo non è la cancellazione del debito, ma della povertà nella quale si trovano 1400 milioni di persone nel mondo, dobbiamo mirare a:

- la cancellazione totale del debito per i 41 paesi più poveri, attraverso informazione a largo e peso di opinione nei confronti dei vari governi;

- una riduzione del debito negli altri paesi mettendo in moto dinamiche di investimenti e scambi;

- insieme alla Conferenza Episcopale Italiana, contribuire ad iniziative che creino possibilità di acquistare, da parte di soggetti terzi, quote di debito per convertirle in opportunità di nuovi investimenti per lo sviluppo.

Quale tempo più opportuno per rimboccarsi le maniche di quello del Giubileo?

(Liberamente tratto dal discorso di Luca Iahier al Convegno "Fondazione Toniolo" - Verona 25/09/99 )

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UNA RISPOSTA CONCRETA

Debitori di chi?
Con questo titolo, la Federazione degli Organismi Cristiani di Volontariato Internazionale (F.O.C.S.I.V.), alla quale appartiene la nostra Associazione, lancia una campagna per la remissione del debito estero nei paesi più poveri.

Per la realizzazione di tale campagna, la F.O.C.S.I.V. si impegna, con la sua esperienza nel campo educativo a sostegno dell’azione intrapresa dalla Chiesa Italiana, a realizzare dei progetti nella scuola ( età 11 – 14 anni ) attraverso: n.6 schede didattiche appropriate, un video di circa 20 minuti realizzato dal punto di vista dei ragazzi stessi, quindi con un messaggio giovane ed, infine, un cd/rom come contenitore di tutte le informazioni necessarie sull’argomento di cui l’insegnante che si fa carico di tale progetto nella scuola potrà utilmente avvalersi.

Saranno a disposizione anche dei volantini della CEI e della FOCSIV per una divulgazione più a largo.

La nostra Associazione si è già impegnata in una dozzina di scuole, dislocata a Roma ed al sud, certa che anche altre persone leggendo queste pagine vorranno inserirsi in questa attività sia come insegnanti che come genitori di alcuni che si trovano nella fascia di età dagli 11 ai 14 anni, e che conoscano un preside, direttore didattico o insegnante favorevole ad impegnarsi in questa programmazione.

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Una dichiarazione interessante

"Fino a qualche anno addietro, l’obiettivo fondamentale era quello di creare, anche attraverso la globalizzazione, una nuova ricchezza. C’è stata una svolta: è venuta improvvisamente all’attenzione generale anche la distribuzione della ricchezza.

Dall’anno scorso, sicuramente anche in previsione dell’anno giubilare, vi è una dichiarazione d’impegno e di grande attenzione su questo problema da parte dei leaders dei maggiori paesi, a cominciare dal Presidente degli U.S.A.

Il governo Italiano si è mosso al riguardo nella riunione che abbiamo avuto Domenica a Washington con l’International and Monetary Financial Communiteè l'O.d.G. , era la congiuntura mondiale, il debito dei paesi poveri e la cosiddetta architettura finanziaria internazionale".

La globalizzazione ed il libero commercio creano ricchezza, ma alcuni paesi più deboli che vi partecipano talora traggono vantaggi solo minimi perché hanno una struttura economica, civile e politica che impedisce loro di trarre vantaggio da questo nuovo sistema di rapporti internazionali. Si tratta di mettere questi paesi, anche attraverso la cancellazione di debiti che hanno contratto nel passato, in condizione di trarre beneficio dalla globalizzazione. E’ una questione etica, di valori umani, ma anche, se vogliamo, politica, perché non c’è interesse a che alcune centinaia di milioni di persone che vivono in paesi molto ricchi siano circondate da una massa enorme di popolazioni che vivono in stato di miseria. E’ un fatto umanitario, etico, ma in fondo forse è anche utilitaristico".

Dichiarazione del Governatore della Banca d’Italia A. Fazio - Trasmessa da RAI 1 – 21 aprile 2000

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APPUNTI DI UN VIAGGIO IN ROMANIA

All’arrivo all’aeroporto di Bucarest sono accolta con una rosa e un baciamano che, Daniele ci dirà poi, è d’uso comune in segno di rispetto e di onore.

Il viaggio in macchina verso Bodesti dura sei ore: lungo l’ampia strada, un rettilineo, sfilano campi verdeggianti di granturco, fabbriche arrugginite in disuso, cittadine popolose, villaggi dalle case tradizionali, con i tetti fortemente spioventi di legno o di lamiere zincate, circondate da giardini variopinti per i fiori di ogni specie (rose, viole, violacciocche, dalie, garofani, gladioli e begonie).

Presso le case, sui cigli della strada, ovunque numerosi sono i ragazzi e i bambini che, a piccoli gruppi, sostano, giocano, camminano.

L’impressione più immediata di chi osserva è quella dell'ampiezza degli spazi, delle strade cittadine e di quelle provinciali, dei campi e delle colline erbose in cui, a larghi intervalli, si addensano le case dei villaggi: l’impressione sarà confermata anche nelle gite successive, al Lago Rosso, incuneato tra i monti, agli antichi monasteri sparsi tra le montagne fitte di boschi di abeti e di faggi, al lago di Neamt, disteso per più di quaranta chilometri tra monti e colline.

Arriviamo a Bodesti a sera inoltrata: l’accoglienza è calda da parte di Viv, la signora inglese responsabile della casa–famiglia, vero angelo del focolare a cui nulla sfugge, e di John, il presidente della Fondazione, sempre sorridente e gentile.

L’indomani e’ la visita della Fondazione: l’alloggio che ci ospita, che comprende anche le camere dei ragazzi e del personale, la cucina, il refettorio, le aule e il laboratorio sono arredati con semplicità ma con cura, vi si respira un’aria familiare: nel secondo e nel terzo capannone i lavori sono in corso, negli altri sono ancora un’idea.

La lunga strada che conduce alla Fondazione, fiancheggiata da case, e’ sterrata, densamente frequentata non solo dagli abitanti del villaggio, le donne anziane siedono a conversare su panchine addossate alle case, i bambini vi giocano, oche e galline razzolano ai cigli, ma anche da carri a trazione animale, da automobili e camion che innalzano al passaggio grandi polveroni, inghiottendo ogni cosa.

Incontriamo uno dei ragazzi, Luciano, timido e gentile: gli altri li conosceremo via via; una presenza discreta, ognuno con una personalità ben distinta che traspare dai piccoli gesti, dalle parole, dalla modalità di approccio. Sono appena tornati da una soggiorno di una settimana presso un campeggio, negli occhi di Gheorghe, il più comunicativo, è ancora la nostalgia; a metà settimana una pausa negli impieghi quotidiani è un bagno al lago: l’atmosfera è più distesa, le occasioni di scambiare due parole, in italiano, inglese, rumeno, e perché no, in spagnolo, francese, greco, si moltiplicano, Gheorghe è un poliglotta, gli altri cominciano ad avvicinarsi, a ridere e scherzare insieme. Il più grande e grosso, Bogodan, partirà domenica per andare a visitare suo fratello, ospite di un orfanotrofio nella vicina città di Roman: è incredibile che il ragazzone che è ora sia lo stesso dalla faccia smunta che guarda da una foto scattata l’anno scorso all’arrivo presso la scuola.

All’ufficio protezione dei minori ci accoglie una giovane donna dagli occhi chiari e dall’eloquio pacato che ci offre un caffè. Il progetto in corso di ideazione, di cui chiede con interesse informazioni, le richiama alla mente un altro progetto, ideato allo stesso scopo e mai inoltrato a Bruxelles perché ritenuto poco redditizio; ma la differenza, aggiunge temendo di essere stata troppo scoraggiante, e’ che i promotori avevano elaborato ogni cosa tramite computer, semplici contatti virtuali, mentre noi eravamo là presenti a renderci conto della realtà locale e a collaborare con Daniele e gli altri soci fondatori.

I dati che ci fornisce sono allarmanti: 1026 orfani nella provincia di Neamt, di cui 418 in età prescolare (0-3 anni); gli orfanotrofi di Piatra Neamt che ospitano minori, 157 sono di sesso maschile, 296 di sesso femminile (nell’altro orfanotrofio della provincia, a popolazione mista, sono 233 ospiti). Colpisce il numero di orfani negli ultimi tre anni, anche se il fenomeno ha registrato una leggera flessione a causa di un maggiore controllo delle nascite (prima della rivoluzione ogni forma di contraccezione era vietata). Preoccupa soprattutto il destino dei minori di sesso femminile; se le opportunità di inserimento nella vita sociale sono limitate, diventano pressoché nulle per le ragazze. La signora del distretto provinciale ci informa dei tentativi falliti di avviare progetti che riguardavano minori di sesso femminile.

Una visita all’orfanotrofio maschile di Piatra Neamt ci apre uno squarcio su una realtà complessa e difficile. L’edificio monumentale risale al 1926; a prima vista l’impressione e’ buona ma, a uno sguardo più ravvicinato, esso rivela i segni del degrado nei gradini sbrecciati su cui sostano adolescenti in assoluta inerzia, alcuni con lo sguardo perso nel vuoto. Ma e' soprattutto l'interno, con i lunghi corridoi e le stanze dai soffitti troppo alti, penso ai rigidissimi inverni di queste parti, il raro e dimesso decoro, a dare un senso di desolazione. Il giovane direttore è gentile nell’accoglierci e rispondere alle nostre domande; all’inizio l’espressione è dura, secca, man mano si ammorbidisce soprattutto quando, dopo aver esposto le difficoltà, ci racconta dei fatti concreti realizzati che, nella povertà dei mezzi, cercano di rispondere alle esigenze dei minori ospitati: dal tentativo di ricreare un ambiente più familiare, dividendo le ampie camerate in due stanze più piccole e confortevoli rivestite di legno, all’apertura all’esterno, attraverso la partecipazione alle attività della cittadinanza, alle facilitazioni garantite ai familiari affinché incrementino le visite ai piccoli ospiti.

E’ con orgoglio che, sorridendo, ci mostra i murales che i bambini hanno realizzato come decorazione in una delle stanze e assicura che, nei lavori di ristrutturazione in corso, essi saranno preservati.

La visita a un’azienda italo-rumena che produce mobili in legno e’ un’esperienza istruttiva. Le attività si svolgono in due larghi ambienti, al piano terra e al primo piano di un capannone industriale. Nel primo, in cui si fabbricano i vari pezzi, il rumore e’ assordante; e’ impossibile scambiare una parola per il giovane personale impiegato, ognuno impegnato a manovrare macchine che tagliano, segano, bucano, alcune sembrano pericolose. Già sulla scala, prima di entrare nella seconda sala, siamo colpiti dall’odore acre delle vernici; all’interno l’aria è irrespirabile. E’ qui che i pezzi sono inchiodati, incollati e lucidati per formare piccoli mobili; il personale impiegato è esclusivamente femminile, nessuna indossa maschere di protezione, dalle finestre filtra solo luce, la ragazza addetta alla lucidatura ha il viso gonfio e arrossato.

Penso ai campi verdeggianti di granturco sulle colline intorno alla città, ai lavori della terra o dell’allevamento, faticosi si’ e poco redditizi, ma non disumani. L’oggetto che ci viene regalato, dopo quello che ho visto, ha ora per me un prezzo speciale: quello dei timpani rotti e dei polmoni avvelenati.

Daniele crede molto nel progetto e, sebbene siano tante le cose da fare e le incertezze, è contento dei piccoli risultati raggiunti, li ritiene confortanti. Pensa al futuro.

Nel congedarci da lui è il piacere di averlo conosciuto e il desiderio di tornare da lui, dai ragazzi e da Viv e da tutte le persone gentili che abbiamo conosciuto….magari con un nuovo progetto, questa volta destinato alle ragazze.

Lorella D.M.

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NOTIZIE

La F.O.C.S.I.V. ha organizzato un seminario internazionale di studio a Roma, il 17 giugno scorso, su "etica, finanza e sviluppo" presso l’Università Gregoriana.

Ecco qualche breve flash colto dall’intervento di Mons. Martin (Segretario del Pontificio Consiglio di Giustizia e Pace ):

" Tutti gli economisti sono d’accordo che degli errori sono stati fatti, su quali essi siano, però, non tutti sono d’accordo".
" C’è bisogno di sussidiarietà, più che di aiuto nel terzo mondo e di maggiori infrastrutture sociali".

Dalla dottrina sociale della Chiesa emerge che:
" Dio ha creato l’umanità come famiglia; ne consegue che non si aiuta l’altro per paura, ma perché siamo contenti che il fratello cresca"

 Inoltre:
"L’impegno dei paesi dell’occidente a favore del terzo mondo, secondo quanto stabilito, dovrebbe corrispondere al 7% di tassazione: tale somma corrisponderebbe a 16.000 miliardi per l’Italia. Per diversi motivi, si è poi convenuto di scendere al 50% di questa cifra, cioè 8.000 miliardi; ma, attualmente la somma è di soli 800 miliardi!! "
(Sergio Marelli Direttore della FOCSIV e moderatore del seminario)


Nel mese di Agosto Rolando Polzelli accompagnato da Lorella De Matteis, ha realizzato una missione di studio in Romania, rispondendo ad una richiesta pervenutaci da una fondazione locale che si occupa della formazione professionale di ragazzi orfani.

Il viaggio è stata un’occasione per conoscere questa nuova realtà e per raccogliere gli elementi necessari alla stesura del progetto che sarà presentato al fine di ottenere il finanziamento necessario.

Lorella ha scritto, solo per voi che leggete Uomini Nuovi, le impressioni su questo viaggio e ci aiuta a conoscere i grandi bisogni di questo paese.


Due nuove campagne di informazione e di educazione allo sviluppo sono in programma per i prossimi mesi.

Campagna nazionale sull'etica della finanza
E’ un progetto consortile finanziato dal MAE di cui anche il COMI fa parte e che ha l’obiettivo di avviare un processo formativo all’interno del mondo degli educatori, degli studenti, delle associazioni, che faccia scaturire comportamenti responsabili nei confronti dell’etica dell’economia, dopo averne conosciuto gli attuali meccanismi internazionali.

Campagna per l’introduzione di una tassazione delle speculazioni finanziarie a breve termine (internazionalmente conosciuta come "Currency Transaction Tax – CTT" ed a molti nota come la Tobin Tax).
E’ un azione di lobbyng con l’obiettivo di mettere in piedi un meccanismo che significherebbe da una parte scoraggiare la speculazione a breve termine sui flussi di capitale, che determinati da pochi speculatori sono in grado di mettere in ginocchio l'economia di intere aree del pianeta. Dall'altra si potrebbe assicurare un flusso costante di finanziamenti per sostenere iniziative di vero sviluppo e cambiamento.

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